Incubi di Michele Penco | Recensione
Pubblicato il 26 Aprile 2019 alle 18:00
Un volume composto da racconti a fumetti che omaggiano Lovecraft, e che si caratterizzano per disegni sopraffini.
L’eredita di H.P. Lovecraft si trasmette, quasi contaminandosi, generazione dopo generazione. Le sfortune che lo scrittore ha vissuto in vita, subito dopo la sua morte si sono trasformate in celebrazioni, esaltazione di una mitologia orrorifica nata da una mente creativa prolifica e disturbante.
Lovecraft ha ispirato i grandi maestri dell’horror, in letteratura come al cinema, da Stephen King a John Carpenter. Ed anche in Italia sono in molti a tributargli onori ed ispirazioni. L’ultima opera che è frutto dell’ispirazione lovecraftiana è intitolata Incubi: a realizzarla è stato Michele Penco, fumettista emergente, allievo di Gipi, che ha creato una sinergia tra tematiche lovecraftiane e ambientazioni puramente italiane.
Incubi è una raccolta di piccole storie a fumetti: si va da Autoritratto, che racconta di un pittore contaminato e trasformato egli stesso in un’opera d’arte, a La Città sull’Oceano, storia nella quale il visitatore di un piccolo paese si ritrova ad essere inseguito da mostri provenienti dal mare.
Ognuno dei racconti utilizza una voce narrante, quella del protagonista, rifacendosi alla tecnica del racconto in prima persona spesso utilizzata dallo stesso Lovecraft. Ma oltre alle tecniche narrative, anche le suggestioni, le immagini e le visioni dei protagonisti sono le stesse che si ritroverebbero anche in una storia del maestro di Providence. Penco utilizza le vignette e la narrazione per immagini in maniera così sapiente da rendere quasi superflue le didascalie ed i baloon.
La capacità narrativa del fumettista autore di Incubi è notevole, e capace di suggestionare e creare immagini angoscianti, rendendo così vivida l’esperienza di lettura, a tal punto da riuscire a traslare lo stesso media fumetto. La capacità di saper raccontare per immagini di Penco sarebbe quasi più associabile a quella del media televisivo o cinematografico. Le immagini che scorrono sulla pagina diventano infatti frammenti di una pellicola che scorre nella mente del lettore, creando sensazioni vivide.
Inoltre, la tecnica di disegno di Penco è caratterizzata da un tratteggio a matita che riesce ad essere molto espressivo ed evocativo. L’attenzione e la cura dei dettagli di ogni singola vignetta è capace di creare immagini potentissime, soprattutto quando vengono messi al centro i paesaggi, e le scene in cui sono i campi larghi a farla da padrone. I disegni di Penco andrebbero prima fruiti all’interno della narrazione, e poi osservati, ammirati come delle piccole opere d’arte capaci di evocare sensazioni pure.
La Nicola Pesce Editore è una casa editrice sempre cara al genere horror (da poco abbiamo proposto l’ottima trasposizione fumettistica di Nosferatu), e che sa puntare gli autori di talento. Michele Penco è un autore del quale si parla da qualche tempo, e che nel 2012 ha esposto le tavole delle sue opere al BilBolBul di Bologna.
Incubi è sicuramente un biglietto da visita importante per Penco, il quale ha dimostrato di saper lavorare bene con le suggestioni e gli ambienti oscuri. Un fumettista del genere è ideale da vedere a lavoro su progetti autoriali, ma anche su serie e progetti acclamati e popolari (un’esperienza su Dylan Dog non sarebbe affatto male).
Per tutti gli amanti di Lovecraft, dell’horror, e del fumetto d’autore, Incubi è il volume ideale per rimanere conquistati dalle capacità di un autore, frutto di una scuola fumettistica italiana che non smette mai di rigenerarsi (vivendo anche di grandi contaminazioni).