Doom Patrol 1×10 – Hair Patrol | Recensione

Pubblicato il 20 Aprile 2019 alle 15:00

Non sottovalutate mai il potere della barba.

Nell’episodio della scorsa settimana di Doom Patrol – la nostra recensione QUI – avevamo fatto un incredibile viaggio all’interno della mente di Crazy Jane scoprendone anche le origini segrete. Purtroppo però gli sforzi di Cliff, colui il quale grazie allo Spirito Negativo era stato catapultato nella mente della ragazza, non erano serviti a molto: Jane si era sì risvegliata ma incredibilmente “scossa”.

La Doom Patrol intanto era sempre orfana di Chief e la sua ricerca si era arenata bruscamente. Da qui riprende l’episodio di questa settimana intitolato Hair Patrol i cui avvenimenti si svolgono parallelamente a quelli visti la settimana scorsa.

Il Bureau of Normalcy – incontrato nell’ottavo episodio – si mette anche lui sulle tracce di Caulder attivando il suo agente Ernest Franklin, nome in codice Beard Hunter. A dispetto della sua buffa apparenza il Beard Hunter, i cui poteri sono facilmente intuibili ma disgustosamente imprevedibili, riesce ad intrufolarsi nella Doom Manor recuperando gli “indizi” necessari per proseguire la sua caccia a Chief.

Intanto riviviamo anche alcune sequenze in prolessi ambientate nel 1914 durante una esplorazione di Caulder nello Yukon. Lì Chief verrà in contatto con incredibile creatura e assisteremo alla nascita proprio del Bureau.

Con il Bureau sulle tracce di Chief per la Doom Patrol bisognerà rimboccarsi le maniche proprio mentre fa la sua ricomparsa Mr Nobody che ci ha fatto rivivere i ricordi di Caulder per un motivo ben preciso… la creatura incontrata nello Yukon.

Doom Patrol si concede un episodio di passaggi in attesa della conclusione di questa prima stagione riordinando alcuni tasselli sparsi lungo gli ultimi episodi cercando di renderli organici e soprattutto cercando di dare una reale concretezza alla contrapposizione fra Chief e Mr Nobody.

Hair Patrol viaggia spedito sull’inerzia della rivisitazione di uno dei villain più bizzarri del gruppo ovvero Beard Hunter che mitigano le lunghe sequenze in prolessi apparentemente staccate dall’arco narrativo principale e che trovano ragion d’essere solo nei minuti finali.

Showrunner e sceneggiatori fanno quindi confluire il villain principale con l’elemento, interessantissimo, del Bureau of Normalcy mentre introducono – solo per i più attenti fan del gruppo – un personaggio che potrebbe essere fondamentale nella risoluzione delle trame.

L’attenzione è tutta per Chief – con l’ottima interpretazione di Timothy Dalton – mentre l’episodio soffre un po’ in termini registici della formula utilizzata con il ritmo delle sequenze in prolessi spezzato da quelle nel presente, sequenze a dirla tutta meramente riempitive nella seconda metà dell’episodio.

E’ interessante infine notare come finalmente si sia cercato di dare concretezza al conflitto fra Chief e Mr Nobody e nello specifico mostrando finalmente il villain non più saldamente in controllo della realtà e delle vicende ma spinta dalla brama di ottenere quel qualcosa che Caulder invece sembra proteggere a costo della vita. Una digressione che vogliamo rendere il plot leggermente più diretto ma che non dovrebbe assolutamente inficiare il tono bizzarro della serie così come visto e apprezzato finora.

Con una scacchiera così composta, Doom Patrol sembra pronta al suo gran finale che merita senz’altro una leggera accelerata in termini di ritmo e azione.

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