I Fratelli Sisters di Jacques Audiard | Recensione
Pubblicato il 12 Aprile 2019 alle 20:00
Il film con Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed arriverà in Italia dal prossimo 2 maggio.
Dopo il passaggio alla scorsa Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, arriva finalmente in Italia il nuovo, splendido film di Jacques Audiard: I Fratelli Sister rappresenta non solo la prima incursione dell’acclamato regista francese nel genere western, ma anche il primo tentativo di cimentarsi nella commedia, qui evidentemente declinata barra ispirata alla filmografia tarantiniana.
Eternamente ma elegantemente in bilico funambolico fra uno humor nero sagace e una profonda e fenomenica analisi caratteriale, il film di Audiard riprende con sensibilità umanista i codici e le convenzioni del genere per riflettere sulle storture e gli abissi del mondo moderno e della natura umana, indorando l’amara pillola con atmosfere leggere, spesso divertenti, a limite del grottesco ma sempre incredibilmente vere.
E’ il 1851 e Charlie ed Eli Sisters (Joaquin Phoenix e John C. Reilly) sono due fratelli e assassini, cresciuti in un mondo selvaggio e ostile. Nel corso della loro carriera hanno ripetutamente sporcato le proprie mani di sangue, sia di altri criminali della loro brutta razza sia di vittime innocenti. L’unica vita che conoscono è quella dei fuorilegge: il più giovane, con un grave problema di alcolismo, si è messo in testa di voler prendere le redini del duo; l’altro, da sempre più introspettivo, nel cassetto nasconde il sogno di una vita normale.
Durante il loro viaggio, che li porterà sulle montagne dell’Oregon, nella città di Mayfield e nella California della febbre dell’oro i due fratelli dovranno non solo soddisfare le richieste di un pericoloso gangster, che li ha pagati per rintracciare e uccidere Hermann Warm (Riz Ahmed), a sua volta protetto dal detective privato John Morris (Joaquin Phoenix), ma soprattutto trovare finalmente quell’equilibrio familiare che stanno cercando da sempre e magari cercare di capire cosa è rimasto della loro umanità.
Tra le pieghe di uno spettacolo cinematograficamente suggestivo e capace, a livello superficiale, di intrattenere qualsiasi tipo di pubblico, dal cinefilo incallito allo spettatore generalista, passando ovviamente per i fan degli illustri membri del cast, Audiard allestisce una dialettica esistenzialista incentrata sulle piccole essenzialità della vita, sui piaceri che ci si nega inconsapevolmente e che è sempre un piacere (ri)scoprire.
Come molti altri classici della filmografia western, I Fratelli Sisters è una storia di paziente ricerca, di lunghi viaggi attraverso paesaggi ampiamente radicati nell’immaginario, di minacce conosciute e sconosciute, di sparatorie e sangue. Eppure c’è un ingrediente in più che favorisce la peculiarità di un’opera già ampiamente originale nel racconto, vale a dire lo sguardo di curiosità col quale il cineasta francese, culturalmente molto distante da questo tipo di cinema hollywoodiano, si approccia al genere che sta esplorando: tutto sembra così nuovo ne I Fratelli Sisters, così inedito, cosa che per un western targato 2018 (la distribuzione italiane come sempre ha i suoi propri tempi) è molto rara.
Idiosincratico e magnetico, con una bella citazione a I Due Volti Della Vendetta di e con Marlon Brando, il film offre uno spettacolo unico e un modo di guardare innovativo al genere di riferimento, che la colonna sonora di Alexandre Desplat impreziosisce attraverso ogni singola nota..