Poison City Collection Box di Tetsuya Tsutsui | Recensione
Pubblicato il 12 Aprile 2019 alle 11:00
A fine Marzo abbiamo avuto l’occasione di intervistare il maestro Tetsuya Tsutsui, in occasione della presentazione di Poison City. Oggi vi presentiamo un’analisi di quest’opera, edita da J-Pop.
Il sensei è stato in Italia ospite della fiera Be Comics! di Padova e, per quest’occasione, J-Pop ha deciso di dedicare al mangaka un’intera collana, la “Tsutsui Collection”, riproponendo tutti i suoi titoli in una nuova edizione: dalla sua prima opera, “Duds Hunt”, al frenetico “Reset”, passando per i violenti e crudi “Prophecy” e “Manhole”, arrivando al finora inedito, “Poison City”.
Tsutsui dopo il rifiuto da parte di una casa editrice per la pubblicazione della sua prima opera Duds Hunt, inizia fin da subito a cercare un canale diverso dove poter mostrare le proprie capacità; per questo motivo decide di dare in pasto la propria opera al mondo del web. Qui troverà fortuna grazie alla casa editrice Square Enix che lo noterà e deciderà di pubblicare i suoi manga.
Le opere del mangaka sono principalmente dei thriller ambientati in un Giappone moderno e tormentato, quasi in opposizione all’immagine vivacemente tranquilla che ci fornisce il grande immaginario dei manga. La tematica che predilige è infatti la distopia, legata ad argomenti come la tecnologia e la censura. Il suo lavoro può essere definito “di anticipazione” perché tratta di distopie molto vicine a noi temporalmente. Poison City è infatti ambientato poco prima delle Olimpiadi in Giappone del 2020.
In un cupo Giappone contemporaneo, a poco tempo di distanza dalle Olimpiadi di Tokyo 2020, il governo mette in funzione un oppressivo sistema di censura che rende difficile e rischioso per un qualsiasi autore capire quali elementi possono essere adeguati oppure risultare ambigui. Con queste premesse, il protagonista della storia, Mikio Hibino, inizia la sua carriera, affrontando diversi ostacoli per riuscire a pubblicare il suo Dark Walker, che fin dal primo episodio risulterà definito come Libro Nocivo e quindi ritirato dal mercato e completamente censurato.
Quella che ci troviamo di fronte è una trama insolita nel panorama manga italiano, una storia esagerata per stessa ammissione dell’autore ma che trova diverse conferme nell’attualità ma anche nell’esperienza dell’autore stesso. Infatti, il manga Manhole è stato ritirato dal mercato nella prefettura di Nagasaki.
Il tema centrale è dunque particolarmente importante per l’autore e non troppo lontano dalla realtà. L’utilizzo della soluzione del manga nel manga è inoltre un altro punto di forza dell’opera. Questo espediente riesce davvero a mostrare le difficoltà che un autore può incontrare in un contesto controllato come quello presentato nei volumi. Anche i momenti più esagerati (accusa di pornografia minorile di fronte alla rappresentazione di un putto) riescono in qualche modo a presentare un sfumatura di possibilità: una cosa così assurda e ridicola sembra possa accadere davvero in un futuro non troppo prossimo.
La vicenda è narrata inoltre con un tratto molto deciso e uno stile estremamente “normale”, il che non ha un’accezione negativa ma anzi aiuta a presentare le situazioni ed i personaggi immersi in una vera realtà. Quando invece vengono rappresentate le scene del manga nel manga, Tsutsui si concede dei guizzi artistici più esteticamente d’impatto, perfettamente adatti al setting dell’opera del protagonista (una sorta di apocalisse zombie).