Umberto di Holdenaccio | Recensione
Pubblicato il 9 Aprile 2019 alle 11:00
Bao Publishing ci racconta una storia futuristica, ma con una critica sociale evidente…
Umberto è un abitante del pianeta Urano, pianeta che la Terra sfrutta per le sue risorse energetiche, mentre allo stesso tempo ne demonizza gli abitanti, cercando di trattarli come “migranti clandestini”. Un gruppo di resistenza vuole rendere pubbliche le malefatte del capo della Urangas, la gigantesca azienda multiversale che de facto controlla i due pianeti, e manda Umberto sulla Terra con un prezioso dischetto di informazioni che potrebbero costare la leadership al perfido dottor Bonucci; ma la prima cosa che Umberto fa quando arriva sulla Terra è purtroppo perdere il dischetto, dando inizio ad una avventura che coinvolgerà anche altri…
La prima cosa evidentissima della storia è la sua critica sociale, che si basa da un lato sulle vicende della Urangas, una multinazionale (ma anche multiplanetaria) con tendenze che guardano al profitto e ad una politica accentratrice e quasi totalitaria; dall’altro su una morale sociale universale ed ecologista.
Dal primo punto di vista, alcune caratteristiche della Urangas richiamano il nostro “ventennio” purtroppo più famoso, come per esempio i suoi documentari che portano il logo dell’aquila con sotto la scritta gas (un felice gioco con il logo originale del nostro Istituto Luce – anche se in originale Luce era l’acronimo de L’Unione Cinematografica Educativa); per non parlare della scena sulla scrivania del dott. Bonucci (l’autore è uno juventino/milanista deluso? Il dubbio è lecito), che gioca con un globo, richiamando non troppo sottilmente il film Il grande dittatore del 1940 di Charlie Chaplin. Viceversa, il gruppo di resistenza del Mur richiama un po’ i movimenti rivoluzionari sudamericani.
La storia scorre bene ed il lettore non sarà certo annoiato, non tanto dall’originalità della trama, che in effetti non presenta incastri narrativi che non possano essere intuiti già da un lettore attento, quanto da tanti piccoli rimandi alla nostra realtà sociale e politica, che certo rendono la storia comunque godibile alla lettura.
Tra i personaggi, il protagonista è un eroe piuttosto distratto, che in effetti tutto è tranne che un eroe come lo siamo abituati ad immaginare; il dott. Bonucci sembra la copia di Maurizio Costanzo (ha persino gli stessi occhiali!), ma si dimostra abbastanza monodimensionale come antagonista, anche quando fa il bonario, fingendosi amico dei suoi prigionieri. In effetti nessun personaggio spicca davvero (le guardie della Urangas sono veramente inutili macchiette), ma in effetti in questo fumetto è il messaggio ad essere importante più che le azioni in sé e non è da escludere che in un certo senso una delle ispirazioni della storia possa implicitamente essere anche Taranto, una delle città che hanno segnato la vita dell’autore (già creatore di Quaderni Tarantini). Resta il dubbio se questo sia sufficiente a giustificare l’acquisto del volume, dato che questo tipo di critiche si trovano anche in opere (e non occorre scomodare il solito V per Vendetta) che hanno saputo creare storie più articolate.
Dal punto di vista stilistico, si vede l’abilità come illustratore di Antonio Rossetti (il nome all’anagrafe di Holdenaccio), visibile soprattutto nell’originalità dei cartelli pubblicitari (ne vedete alcuni in alto) che accompagnano il lettore lungo l’avventura e che strappano spesso un sorriso. Il tratto è invece essenziale e questo si vede soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi uraniani, i quali sono piuttosto stilizzati e perdono la scena, compreso il protagonista, con i terrestri, dotati di colori più sgargianti.
Il fumetto è acquistabile anche online.