Justice League vs The Fatal Five | Recensione

Pubblicato il 4 Aprile 2019 alle 15:00

Tantissima azione nel 34° lungometraggio animato targato DC e Warner Bros. Animation che paga un pesante dazio alla mitica Justice League Unlimited.

Dopo la mezza delusione rappresentata dal dittico The Death of Superman – ottima trasposizione del leggendario arco narrativo della morte di Superman – e Reign of Superman – deludentissimo adattamento dell’altrettanto leggendario arco narrativo del ritorno di Superman – per il loro 34° film animato Warner Bros. Animation e DC escono dall’attuale continuity del DCAMU, quello partito nel 2013 con Justice League: The Flashpoint Paradox, confezionando Justice League vs The Fatal Five.

Nel 31°secolo Tharok, Mano e Persuader – tre dei cinque membri dei Fatal Five – assaltano il quartier generale della Legione dei Super-Eroi per rubare una Sfera Temporale e nel tentativo di fermarli Star Boy viene catapultato insieme a loro nel passato. Al suo arrivo nel presente Star Boy – aka Thomas Kallor – viene rinchiuso ad Arkham visti anche i suoi disturbi curati nel futuro ma evidentissimi ai giorni nostri, passeranno 10 mesi prima che Superman e Mr Terrific capiranno che la Sfera contiene dei passeggeri.

Al primo assalto dei tre dei Fatal Five, risponderanno Wonder Woman, Miss Martian, la nuova Lanterna Verde Jessica Cruz e lo stesso Star Boy. Per capire le intenzioni dei tre bizzarri criminali Batman suggerisce un collegamento telepatico che rivela la precedente battaglia fra la Legione e i Fatal Five che ha portano alla prigionia di Validus e della Emerald Empress… nel presente.

Il perché poi i tre criminali siano sulle tracce di Jessica è ben presto evidente ma la follia della Emerald Empress andrà ben oltre la più fervida immaginazione dei nostri eroi mettendo a durissima prova persino Superman e necessitando dell’intervento di Star Boy.

Justice League vs The Fatal Five è un film solidissimo che paga dazio, non solo in termini di character design, alla seminale Justice League Unlimited e al Timmverse cercando di mediare istanze più moderne con il classico approccio di quella fortunata serie e riuscendovi per gran parte del lungometraggio pur adottando qualche soluzione decisamente dettata da scelte di “marketing” ben precise.

Già dalle primissime battute il film si configura come un episodio di JLU: una grande minaccia con villain credibili, un plot ben strutturato che non lesina in termini di approfondimento dei personaggi soprattutto di quelli “secondari” – in questo caso Jessica Cruz – e un nucleo di Leaguers dall’ottima alchimia che si getta a capofitto nell’azione.

Il cocktail è pressoché perfetto e sceneggiatori e regista non devono far altro che giocare di esperienza concedendo ampio spazio all’azione e a momenti epici in cui la qualità dell’animazione è sorprendentemente altissima e sicuramente sopra la media rispetto alle ultime produzioni DC/Warner Bros. Animation.

Tuttavia il film non è perfetto: a metà visione il plot si attorciglia un po’ su sé stesso prendendosi qualche minuto di troppo per ingranare verso il finale e soprattutto Jessica Cruz perde un po’ di mordente, e con lei tutto il film, quando viene posta al centro assoluto dell’azione. Il personaggio ha decisamente potenziale, e la DC fa bene a puntarvici, ma forse questa forma non era la migliore per presentarla al “grande pubblico”. Discorso simile si potrebbe fare per il personaggio di Miss Martian, francamente inutile e petulante side-kick di Batman, che di fatto è solo propedeutica a sondare la mente di Star Boy ad inizio film.

In definitiva luci e qualche ombra per questo Justice League vs The Fatal Five che è tanto un tuffo nostalgico in quello che forse è il momento più alto dell’animazione targata DC quanto un prodotto fresco e attuale recuperando proprio da JLU quel carattere ecumenico – è impossibile resistere alla tentazione di approfondire i villain apparsi nella pellicola o la Legione o Mr Terrific –  che troppo spesso è mancato negli ultimi anni alla DC in più di un frangente.

Menzione d’onore va fatta sicuramente al character design ispirato a quello del grande Bruce Timm: sempre elegante, moderno, sobrio mai eccessivo eppure potente e pratico.

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