Il vizio della speranza: dietro e dentro il Vizio | Recensione Home Video

Pubblicato il 4 Aprile 2019 alle 20:00

Un’opera che trova la sua forza nella semplicità, così come il documentario nei contenuti extra che la racconta.

“Anche la speranza è un vizio che nessuno riesce mai a togliersi completamente”

Il percorso creativo e narrativo di Edoardo De Angelis continua quasi naturalmente dopo Indivisibili con Il vizio della speranza, “sequel ideale” nato da un passo di Giorgio Scerbanenco molto amato dal regista partenopeo. Lì il film si chiudeva con due ragazze libere e la macchina da presa che dal particolare andava sempre più in largo, lontano, qui al contrario dall’alto si avvicina a una bambina di bianco vestita salvata da un uomo su una barca. Una scena magica secondo il produttore Pierpaolo Verga, come racconta nel documentario Dentro il vizio, uno speciale di ben 45 minuti che impreziosisce il DVD del film edito da Warner Bros. Home Entertainment. De Angelis va avanti ma resta a Castel Volturno, perché “è un microcosmo ricco e variegato, unico in tutto il mondo”. Ci si possono trovare realtà così diverse e complementari, come quella raccontata nel film. Il poetico menu animato porta alla visione del film e dei contenuti speciali presenti, oltre al doc. troviamo il trailer.

Lungo il fiume scorre il tempo di Maria, il cappuccio sulla testa e il passo risoluto. Un’esistenza trascorsa un giorno alla volta, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. È proprio a questa donna che la speranza un giorno tornerà a far visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Perché restare umani è da sempre la più grande delle rivoluzioni.

Come racconta il produttore Pierpaolo Verga, questo film rispetto a Indivisibili parte con la più difficile delle premesse di set, le cosidette “tre B”: bestie, bambini e barche. Ognuno degli attori riflette sul proprio ruolo nel film e sul set, come nel caso della protagonista Pina Turco, moglie nella realtà di De Angelis e per questo quella con cui era più severo e da cui pretendeva più di tutti. Maria è sempre vestita, addirittura a strati, anche mentre fa sesso, elemento rappresentativo del personaggio, così come il trucco emaciato, una ragazza “a cui è stato donata un minimo di stabilità più che essersela costruita”, come la definisce la stessa attrice.

Cristina Donadio ancor più che in Gomorra La Serie si è messa in gioco anche con il proprio corpo per interpretare la madre di Maria, una donna completamente apatica e in balia degli eventi, per ciò che la vita le ha tolto. Marina Confalone che interpreta Zì Marì la “madame ingioiellata” viene lodata per la sua interpretazione autentica da De Angelis, mentre Massimiliano Rossi e il suo Carlo Pengue rappresentano il barlume di speranza che il titolo del film vorrebbe frenare sul nascere. Anche se il messaggio finale sembra essere positivo verso la speranza, nonostante sia “un vizio che non riusciamo a toglierci” come essere umani.

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