Chäos; HEAd: Blue Complex – Recensione
Pubblicato il 3 Aprile 2012 alle 10:13
Studenti con poteri speciali in lotta contro misteriosa organizzazione. Ennesima riduzione fumettistica/spin-off di un noto videogioco (e conseguente serie tv), una bella storia incomprensibile per lettori incauti e impreparati…
Chäos; HEAd – Blue Complex
Autori: Nagako Sakaki (disegni), nitroplus X 5pb (storia).
Casa editrice: GP Publishing.
Provenienza: Giappone.
Genere: Shonen (azione, fantascienza, sovrannaturale).
Prezzo: 5,90 Euro.
Note: 175 pag., b/n, brossurato con sovracopertina.
Manga decisamente ostico questo Caos; HEAd – Blue Complex, non del tutto per colpa sua da un certo punto di vista, ma certo storia e personaggi viaggiano convinti sui binari dell’assurdo (e anche un po’ della banalità e della puerilità) quasi senza rendersene conto; in breve, a Tokyo avvengono macabri e misteriosi omicidi (e suicidi) rituali, che inducono i mezzi di informazione a parlare di “pazzia della New Generation”.
Una strana e solitaria ragazza, Sena Aoi, armata della sua spada magica chiamata Disword (che compare richiamata dalla sua volontà e solo lei può vedere), è alla ricerca dei responsabili di questa sorta di follia collettiva; vagabondando col suo spadone si imbatte in alcuni di questi fatti raccapriccianti, in un altro giovane studente che scappava proprio dal luogo di uno di essi, Takumi Nishijo, e in una ragazzina, Kozue Orihara, col suo medesimo potere (ovvero evocare una spada immateriale che però agisce anche sul nostro piano fisico).
La giovane Sena ha degli ottimi motivi per dare la caccia a questa misteriosa organizzazione (come scopriamo a fine volume), di Kozue invece non si sa praticamente nulla, se non che ha pochissima voglia di andare a scuola a causa dei suoi poteri telepatici che spesso la costringono a sentire tutto ciò che pensa la gente; le due stringono anche amicizia, ma il vero protagonista dovrebbe essere Takumi, che si scopre dotato di poteri anche più forti, sebbene non sia ben chiara ancora la loro portata.
Su tutti aleggia la misteriosa organizzazione che dà la caccia proprio a individui particolarmente dotati come loro, e sui quali pare compiere oscuri esperimenti (ed è probabilmente responsabile dell’ondata di follia), il cosiddetto Noah Project, che col prossimo volume dovrebbe arrivare già alla sua cataclismatica conclusione.
Chaos;HEAd è una visual novel creata dalla software house nipponica Nitroplus (Nitro+ ), dedita anche allo sviluppo di titoli eroge (ovvero ero-games, giochi dai contenuti erotici più o meno spinti), i cui lavori sono comunque spesso contraddistinti da tematiche horror, thriller e dark fantasy; una visual novel è un videogioco con un’avventura interattiva, la grafica per lo più statica e lo stile di un anime, di fatto una sorta di “romanzo avventuroso” che può essere videogiocato (alcuni li indicano come sottogenere dei videogiochi di simulazione).
In Giappone si distinguono le visual novel dai giochi d’avventura per il fatto che le prime sovrappongono la casella di testo all’immagine, mentre nei secondi la casella di testo è riportata in parti marginali dello schermo; le visual novel, insieme ai giochi d’avventura, costituiscono quasi il 70% dei giochi per PC nel mercato giapponese, ma sono viceversa molto meno diffusi all’estero (di sicuro se non li traducono è ardua giocarli per chi non conosce la lingua).
Da questa visual novel è stato tratto l’omonimo anime in 12 puntate nel 2008 (inedito in Italia), ad opera nientemeno che dello studio Mad House; il protagonista è proprio un certo Nishijou Takumi, ovvero il ragazzo incrociato in questo primo volume da Sena Aoi, incapace di distinguere la realtà dall’illusione, e che crede di essere perseguitato dal colpevole di una serie di efferati omicidi (ambientati sempre nel quartiere di Shibuya a Tokyo).
Nel tentativo di chiarire la sua situazione vivrà diverse vicissitudini che lo porteranno ad affrontare curiosi temi scientifici, come il concetto di materia ed antimateria o il mare di Dirac e ad incontrare anche altri personaggi; tra questi Rimi Sakihata, che qui compare di sfuggita (è una sua compagna di banco), protagonista insieme a Takumi di gran parte della storia precedentemente, e nella cui classe finisce poi anche Kozue.
Dopo l’anime Chaos; HEAd ha avuto anche una trasposizione manga, che conta un unico volume per ora anch’esso inedito in Italia; a questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti che Chaos; HEAd – Blue Complex è addirittura una sorta di prosecuzione (forse la parte finale della storia complessiva iniziata proprio su Chaos; HEAd), di una serie multimediale un filino articolata, di cui ignorando tutti questi pregressi (ma soprattutto la trama principale), si ha la tremenda sensazione di leggere una storia arrivati praticamente alla fine del secondo tempo, con ambientazione e psicologia dei personaggi dati per scontati (avendoli appunto in gran parte già creati e approfonditi in precedenza), e il fatto di aver incentrato l’azione sulle due ultime new-entry non cambia di molto le cose, né dall’altro lato aiuta ad una miglior comprensione di tutta la vicenda.
A questo punto non stupisce che proprio questa sia una delle preoccupazioni della disegnatrice, Nagako Sakaki, che qui ci offre la sua prima prova di artista, anche apprezzabile, ma che al fondo del volume, oltre ai soliti ringraziamenti di rito, auspica l’opera sia fruibile anche da chi non abbia mai visto il videogioco o l’anime; invece se possibile accade proprio il contrario, e lo stretto legame narrativo con l’opera di partenza pesa come un macigno sulla resa finale (e soprattutto sulla comprensione) di questo volume, per cui sperare di trovare qui una storia coinvolgente o intrigante e personaggi ben caratterizzati (oltre che poco stereotipati), è ben difficile.
Peccato, perché a leggere della trama originale ci sarebbero molti elementi interessanti, certo a monte non si può dire ci si sia sforzati più di tanto per rendere questo fumetto in minima parte autonomo dall’opera principale, bensì ne è a tutti gli effetti un tassello finale, dove si ha sempre la sgradevole sensazione di essersi persi qualcosa della storia per strada; risulta invece poco comprensibile la scelta della GP di pubblicare un manga che preso a sé stante sembra quasi senza capo né coda e appunto per questo difficilmente giudicabile (c’è pure da chiedersi in quanti l’abbiano potuto giocare qui da noi).