The Promised Neverland: un inno alla vita

Pubblicato il 30 Marzo 2019 alle 11:00

Ieri si è conclusa in maniera spettacolare la prima stagione dell’anime basato su The Promised Neverland con un episodio molto ricco e commovente, di cui potete trovare qui la mia recensione.

Se ci pensate bene, la storia di The Promised Neverland è piuttosto semplice: dei bambini cercano di evadere dall’orfanotrofio/mattatoio in cui sono rinchiusi. E naturalmente ci riescono, altrimenti la storia finirebbe lì e sarebbe fine a se stessa. Potreste quindi aspettarvi una storia banale e tutto sommato priva di intoppi, ma non lasciatevi ingannare: uno degli innumerevoli punti di forza di questa storia non sta infatti nello scopo che questi coraggiosissimi bambini si sono prefissati, quanto piuttosto sul modo in cui riusciranno a farlo. Insomma, la meta non è importante come il viaggio, perché conosciamo già la destinazione, ma non il modo in cui i protagonisti ci arriveranno. E qui ritorna la struttura dell’Odissea.

4. THERE’S NO ESCAPING

Quando Isabella sussurra nelle orecchie di Emma che lei e i suoi amici non hanno la benché minima speranza di lasciare il Grace Field se non da morti, fa seguire questo tentativo di scoraggiamento dalla proposta di divenire Mamma: in quel momento, era già intuibile che la donna stesse parlando con cognizione di causa: Isabella sa perfettamente che uscire vivi da lì è impossibile perché lo ha visto con i propri occhi, e non soltanto quando è diventata Mamma…

Ma sappiamo bene che Emma non è come Isabella, e che, diversamente da lei, non è così egoista da sacrificare dei bambini innocenti solo per la propria sopravvivenza. Dai valori diametralmente opposti, Emma e Isabella dimostrano come si possa fare fronte alla medesima situazione in maniere diverse: da un lato, abbiamo una ragazzina che ha scelto di sopravvivere all’interno del sistema di cui lei stessa era ed è tuttora prigioniera, dall’altro una ragazzina per la quale la vita e la libertà sue e di tutti i suoi amici hanno la priorità assoluta.

La piccola Emma, che mi piace paragonare a Pandora, ha liberato tutti i mali del mondo, rivelandoli agli occhi di tutti, ma sul fondo del suo vaso, a dare forza e coraggio a tutti i bimbi, c’è la speranza di una vita migliore, che per Ray si traduce ancor più semplicemente nella speranza di una vita, visto che, se non tentasse di fuggire, morirebbe il giorno stesso. Buon compleanno, Ray!

La ragazzina si dimostra, poi, incredibilmente fredda e lucida quando prende la difficilissima decisione di non portare via con sé i bambini più piccoli: i bimbi hanno ancora, nella peggiore delle ipotesi, ancora almeno un anno e mezzo o due di tempo, prima che uno venga spedito la prossima volta, per cui la ragazzina sceglie consapevolmente e molto responsabilmente di non far rischiare le loro giovani vite a dei bambini troppo piccoli e, per questo, non ancora pronti per una simile impresa. Ma Emma non ha certo intenzione di lasciarli lì a morire: entro quel lasso di tempo, la ragazzina si propone di tornare al Grace Field per mettere in salvo anche gli altri bambini, che per allora saranno diventati più grandi e più forti e che avranno tutto il tempo per poter, eventualmente, organizzare un piano di fuga essi stessi.

3. FRIENDS WILL BE FRIENDS

Una delle sequenze più toccanti dell’episodio vede come protagonista proprio Isabella insieme a un suo piccolo amico: quando la donna capisce che i fuggitivi non si stano dirigendo verso il ponte (il grandissimo Norman ha lasciato delle istruzioni più che dettagliate a Emma che riguardano un altro possibile punto di fuga), inizia a percorrere anche lei il muro perimetrale del Grace Field dall’alto, e quando vede davanti ai suoi occhi Emma in procinto di scappare, non può non ricordare il momento in cui lei stessa, ancora bambina,s coprì che il posto in cui era rinchiusa era anche circondato da un profondo fossato, che impediva, dunque, la fuga.

In quel periodo, Isabella si era molto legata a un ragazzo che aveva composto un bel brano orecchiabile, che è rimasto impresso nella memoria di Isabella per tutta la sua vita: l’unico ricordo rimasto di quel ragazzo ormai spedito a morire già da molti, troppi anni.

Vedrete finalmente alcune sezioni dedicate all’infanzia di questa donna ora spietata, ma quegli stessi, dolcissimi ricordi la porteranno ad accettare la fuga dei suoi bambini, ai quali, un po’ come fece anche Sorella Krone un attimo prima di essere massacrata, augura alla fine ogni bene: quei ragazzini sono riusciti dove lei aveva fallito, e per questo meritano rispetto e la possibilità di vivere liberamente le proprie vite.

CONCLUDETE LA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO VOLTANDO PAGINA!

2. MOTHER DEAR, THE WORLD’S GONE COLD, NO ONE CARES ABOUT LOVE ANYMORE

Isabella è protagonista di un altro momento molto toccante, intimo e al tempo stesso molto crudele. Come sappiamo, le ragazzine che intendono diventare Mamme devono dimostrare la propria fedeltà alla causa mettendo al mondo un bambino. Fino a ora, potevamo solo ipotizzare che sorte toccasse a questi bambini, ed è esattamente ciò che avviene… Dopo aver portato in grembo il proprio figlio (chi siano i padri di questi ragazzini resta comunque un mistero), le aspiranti Mamme sono costrette a cederlo a uno stabilimento: quale modo migliore per assicurarsi la fedeltà di una donna, se non chiederle di sacrificare il proprio stesso figlio?

Isabella intonava spesso il brano composto dal suo amico deceduto al bimbo dentro di lei, e in questa puntata scoprirete anche di chi si tratti: il figlio di Isabella altri non è che il nostro Ray, come intuisce la stessa Isabella quando il ragazzo intona lo stesso motivo che lei ama così tanto…

“Perché mi hai messo al mondo?”, chiede un dolcissimo Ray a una spietata Isabella, che gli risponde esattamente come ci si aspetterebbe da una donna dura come lei: “Per sopravvivere più a lungo di chiunque altro”. Dunque, quello stesso spietato atto sfruttato dai mostri divora-bambini per testare la lealtà delle future Mamme viene a sua volta sfruttato da Isabella come unico strumento per garantirsi una sopravvivenza quanto più lunga possibile, insieme alla lealtà cieca a dei carcerieri che potrebbero ancora ucciderla da un momento all’altro.

1. LE ALI DELLA LIBERTÀ

Mi sono avvicinata a questo anime più o meno a scatola chiusa, per cui davvero non sapevo cosa aspettarmi, e devo ammettere che The Promised Neverland mi ha colpita moltissimo: trama contorta, appassionante, coerente, grandissima introspezione psicologica, dialoghi molto ben costruiti, una veste grafica affascinante a opera dello studio Cloverweorks, personaggi altrettanto affascinanti e una trama a dir poco cupa, tenebrosa, oscura, malata, crudele e spietata, che però si percepisce nell’aria e di cui vediamo molto poco.

Ma non si tratta di una storia triste, anzi, tutt’altro: The Promised Neverland non vuole muovere a pietà verso i suoi protagonisti per la loro triste situazione, ma è un inno alla vita, alla gioia, all’amore e alla libertà, una celebrazione del coraggio e dell’autodeterminazione. Ora, non resta che attendere con ansia la seconda stagione di questa meravigliosa serie per scoprire le nuove avventure di questi piccoli, eroici protagonisti.

The Promised Neverland è distribuito in simulcast con il Giappone, legalmente e in maniera del tutto gratuita qui in Italia dalla piattaforma online VVVVID.

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