Supergirl 4×16 – The House of L | Recensione
Pubblicato il 25 Marzo 2019 alle 16:00
Il piano di Lex Luthor sembra avere ramificazioni ancora più profonde che arrivano fino in Kaznia.
Nell’episodio della scorsa settimana – la nostra recensione QUI – avevamo fatto la conoscenza di Lex Luthor. Lex era entrato prepotentemente in scena offrendo il suo aiuto a Lena proprio quando quest’ultima era vicinissima a completare la sua ricerca sulla kryptonite nera, o Harun-El se preferite, sullo sfondo dell’attentato alla vita di James Olsen, colpito alle spalle da un colpo di pistola.
In un rapida successione di eventi Lex aveva offerto la soluzione a Lena: trasformare la kryptonite nera in una panacea per tutti i mali. Così facendo avrebbe salvato James e anche lui, affetto da un tumore incurabili. In un rocambolesco domino Lena si era accorta solo alla fine di essere stata in realtà clamorosamente giocata in un macchinazione orchestrata sapientemente da suo fratello ora libero e curato dalla malattia.
Nell’episodio di questa settimana, intitolato The House of L, ritorniamo ancora una volta indietro nel tempo fino al processo di Lex scoprendo come, il piano concretizzatosi la scorsa settimana, era iniziato molto tempo prima coinvolgendo diverse pedine – compresi i Children of Liberty – e che ha come perno la Red Daughter ovvero il doppelganger di Supergirl comparso in Kaznia – come visto alla fine della scorsa stagione.
Lex ovviamente vuole sfruttare l’occasione per dimostrare di essere lui il vero campione dell’umanità e inizia quindi a manipolare e indottrinare la Red Daughter per scatenare una guerra fra Kaznia e USA.
Tutto convergerà verso la realizzazione di questo anche con un “sacrificio” in prima persona dello stesso Lex.
The House of L è una lunga digressione in analessi in cui showrunner e sceneggiatori approfondiscono e consolidano il personaggio di Lex – in una ideale prosecuzione dell’introduzione dell’episodio precedente – recuperando una delle trame lasciate in sospeso dalla passata stagione ovvero quella della Red Daughter.
Il tutto è funzionale in una convergenza di intenti che mostra una certa coerenza nel progetto generale di questa quarta stagione purtroppo però l’episodio soffre un pochetto per forma e sostanza con l’utilizzo della analessi non sempre chiarissimo che appesantisce la visione e una Red Daughter forse un po’ troppo imballata in una interpretazione di Melissa Benoist non abbastanza incisiva anche per colpa di alcune sequenze in cui la componente drama riemerge senza particolari motivi.
Jon Cryer continua invece a presentarsi come un Lex Luthor credibilissimo in un mix perfettamente riuscito fra Rosenbaum, Hackman e Spacey dando decisamente la marcia in più ad un plot sicuramente ambizioso per la serie tv ma che, soprattutto per i lettori di fumetti, risulterà non troppo originale.
E’ indubbio che gli ultimi due episodi siano stati preparatori e propedeutici a mostrare il piano orchestrato dallo stesso Luthor in un drastico cambio di scenario e atmosfere più classicamente supereroistiche. Ben venga questo cambio se deve smorzare più in generale quelle drama, sarebbe interessante continuare a mantenere – magari inserendole in maniera organica e funzionali – quelle sociali e legate ai Children of Liberty che nella prima parte di stagione avevano davvero dato una spinta in più alla serie.