Sfera di Albhey Longo | Recensione

Pubblicato il 15 Aprile 2019 alle 11:00

La capacità e l’arte di reinventarsi dei millennials trova spazio nelle pagine colorate del secondo volume di Albhey Longo per Bao Publishing.

Il cervello di un ragazzo non si ferma mai, neanche quando è seduto su un muretto con amici o altre persone a chiacchierare con una birra in mano. L’arte di trasformare le avversità e i problemi in Arte è una capacità non proprio comune: ma in Sfera si trasforma nella storia di tutti quelli che, provando a reinventarsi, raggiungono obiettivi mai immaginati prima.

Nell’elegante cartonato pubblicato da Bao Publishing, troviamo il ventenne Damiano, giornalista un po’ per passione un po’ per altro. Durante una rassegna cinematografica torinese incontra Chiara, sua collega che scrive per un’altra testata. Entrambi scoprono di avere una visione del mondo comune. Damiano, però, nasconde un segreto molto particolare: è capace di creare dal nulla delle sfere nere di varia dimensione.

Non ne ha parlato mai con nessuno di questo suo strano potere, ma all’improvviso ne dà dimostrazione a Chiara, e questo fa nascere in lei un’idea che potrebbe risultare vincente: creare varie composizioni di sfere e caricarle di significato artistico. Da lì, i due consolidano un rapporto artistico che li trasformerà negli artisti più acclamati dagli amanti dell’arte contemporanea, portandoli al successo nazionale ed internazionale. Ma quando la fiamma del successo brucia troppo velocemente è destinata a spegnersi con altrettanta velocità: i due si ritroveranno ad affrontare nuovi problemi che la fama porta con sé, virandoli verso un finale inaspettato e godibile.

 

Albhey Longo riesce ad accendere un barlume di speranza a tutti coloro che non sanno ancora cosa fare nella loro vita. A fine libro si trova un piccolo regalo che l’autore fa al suo lettore: uno sprone a fare di più e a fare di meglio, alzandosi dalla sedia e guardando cosa sono capace di fare le proprie mani, plasmando tutto quello che si trova intorno a sé. Le sfere nere non sono altro che dei contenitori di potenzialità, che devono solo essere assemblati per fare della propria vita un’opera d’arte.

Con uno stile asciutto ed essenziale e con personaggi dai tratti “oblunghi”, Longo divide idealmente (e cromaticamente) la storia in due parti: la prima è la linearità della vita, fatta di stanchezza mentale unita a voglia di cambiare, composta da colori che variano dall’ocra al blu scuro, passando per il marrone e tonalità di verde petrolio; nella seconda, invece, la rivoluzione è fatta di riflettori, telecamere e fotocamere, che illuminano l’ambiente schiarendolo e rendendolo più brillante, come una vetrina di Swarowski. I colori perdono le tonalità ombrose e iniziano a saltare sulla tavola, come se volessero essere loro stessi protagonisti di tutta la storia. I capelli di Chiara brillano, gli sfondi della vignetta a volte si annullano sotto luci bianche e la felicità scivola fuori dagli animi a suon di More than a feeling, che libera dall’insoddisfazione di se stessi, come nel finale di una puntata di Scrubs. 

Sfera è sicuramente un romanzo grafico che parla in faccia ai millenials, ma è così attuale e perfetto per la generazione X, regalando la forza di ricreare un nuovo mondo in cui vivere meglio e senza insoddisfazioni latenti.

 

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