One Piece: arrivederci a un membro della ciurma
Pubblicato il 19 Marzo 2019 alle 21:00
Nello scorso episodio di One Piece, di qui potete trovare qui la mia recensione, abbiamo potuto assistere a una serie di eventi che mi hanno riportato alla memoria i miei studi classici, ricordandomi ancora una volta quanto ci sia di mitico e mitologico in questa impressionante Odissea nipponica. E naturalmente non posso non menzionare il sempre grande coraggio di Jinbe e l’estrema libertà che Rufy concede ai suoi compagni di avventure.
Se devo essere sincera, non so quanto il Maestro Oda possa conoscere le nostre mitologia e letteratura classiche, ma alcuni topoi letterari e stilemi narrativi ricordano davvero molto alcuni aspetti della nostra antica tradizione culturale e mitologica.
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Come in ogni buona saga epica che si rispetti (pensate ad esempio all’Eneide), anche in One Piece si fa largo uso di un espediente narrativo grazie al quale si dà l’impressione che ogni cosa nel mondo in cui è ambientata la storia che stiamo leggendo (o guardando) ruoti intorno al suo unico, vero protagonista: qui non ci sono divinità capricciose che tormentano gli esseri umani per puro sollazzo personale, ma esseri umani che tormentano altri esseri umani per puro sollazzo personale (qualche puntata fa, Smoothie ha paragonato i loro attacchi spietati alla Thousand Sunny al mero bullismo).
DEUS EX MACHINA
Questo espediente narrativo classico in buona sostanza consiste in un intervento di qualche sorta, sia esso un evento meteorologico o l’intervento di uno o più personaggi della storia, che ha lo scopo di risolvere al meglio una situazione intricata. In questo specifico caso, il Deus ex machina è il nostro Jinbe, coadiuvato dai suoi Pirati del Sole. Rufy acquisisce sempre più il ruolo di un prescelto dal destino, e il destino stesso si piega e si modifica in funzione di lui e della sua missione: divenire un giorno il Re dei Pirati. Ed è proprio per proteggere questo sogno che Jinbe fa di tutto per proteggere il suo nuovo Capitano, mentre i Pirati del Sole sono disposti a sacrificare le proprie vite per il loro, di Capitano, il che ovviamente si traduce comunque in un supporto vitale anche a Rufy e alla sua causa.
“ORA SONO IO IL TUO CAPITANO!”
Jinbe è un Uomo Pesce di sanissimi e solidissimi principi, ed è proprio per questo che non può assolutamente abbandonare i suoi compagni a un mesto destino di morte, così fa a Rufy una richiesta: di nuovo, Jinbe si vedrà costretto a rimandare il suo ingresso ufficiale nella ciurma di Cappello di Paglia per seguire un ideale e dei principi personali. La reazione di Mugiwara a una simile richiesta non era certo scontata, ma sappiamo bene che il nostro aspirante future Red ei Pirati non ama imporsi sui suoi compagni di viaggio: Jinbe è dunque libero di restare a Tottoland per proteggere i suoi amici, ma solo a condizione che poi raggiunga la sua nuova ciurma nel Paese di Wano, in cui Rufy e i suoi sono diretti per riunirsi finalmente agli altri compagni.
La scena, ripresa in maniera piuttosto fedele al manga, ci mostra un Rufy ritto sui suoi piedi nonostante le ferite riportate durante lo scontro con il devastante Charlotte Katakuri mentre regge la coperta sulle sue spalle con una mano, dimostrandosi nobile e un grande condottiero anche in quelle condizioni: la sua statura morale e la sua nobiltà d’animo sono tali da farcelo apparire più come un condottiero che come un ragazzino debole e ferito. E queste sono tutte caratteristiche che non possono ricordare ancora una volta proprio il precedente, unico e solo Re dei Pirati, Gol D. Roger, con il quale il nostro Rufy ha sempre più punti in comune.
Ora, non resta che continuare a godersi la saga di Whole Cake Island ormai prossima alla sua naturale conclusione, nell’attesa di assistere alle nuove avventure che vedranno come protagonisti i Pirati di Cappello di Paglia.