Recensione L’Alcolista – Planeta DeAgostini
Pubblicato il 15 Giugno 2010 alle 09:03
Autori: Jonathan Ames (testi), Dean Haspiel (disegni)
Casa Editrice: Planeta DeAgostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,95
Negli anni ottanta del secolo scorso, Fernanda Pivano, durante una conversazione newyorchese con lo scrittore minimalista Jay McInerney, chiese a quest’ultimo per quale motivo bevesse molto. E McInerney disse che, da Hemingway in poi, era obbligatorio per uno scrittore consumare enormi quantità di alcol. Si trattava di un’esagerazione ma, negli Stati Uniti, il binomio letteratura/alcol è stato ricorrente.
Ciò non significa che tutti gli scrittori americani fossero alcolizzati ma ho pensato all’aneddoto narrato dalla Pivano leggendo questo splendido L’Alcolista, graphic novel scritta da Jonathan Ames, disegnata da Dean Haspiel e pubblicata dalla Vertigo. Chi è Jonathan Ames? È senza dubbio uno dei casi letterari più importanti degli ultimi anni, scrittore dotato di uno stile incisivo, un mix di stilemi hemingweyani con influssi noir che ha conquistato un folto numero di lettori.
Ames, dopo aver conosciuto il disegnatore Dean Haspiel, suo fan (noto per The Quitter e per American Splendor del grande Harvey Pekar), decide di avvicinarsi al fumetto, ideando un progetto che, originariamente concepito come miniserie, si trasforma in seguito in questa stupenda graphic novel: L’Alcolista, appunto.
Chi è l’alcolista della storia? Si chiama Jonathan A. ed è una specie di alter ego di Ames. Ma bisogna chiarire un punto importante: la vicenda non è autobiografica. Ames ha solo preso alcuni ricordi e aspetti della sua esistenza e li ha attribuiti al suo personaggio, affiancandoli ad altri immaginari. Certo, più volte, durante la lettura, mi sono domandato: ma questa cosa sarà vera o no? Ma, nel complesso, ottenere una risposta non è poi importante.
Jonathan A., quindi, è un alcolizzato che rievoca i vari momenti della sua vita. Una vita non tranquilla: si parte da un’adolescenza tormentata, caratterizzata da un rapporto sessuale con il suo migliore amico. Poi arrivano gli anni dell’università, amori difficili con varie ragazze, la morte dei genitori, la scoperta della letteratura e della scrittura… ma, ad ogni stadio del suo percorso esistenziale, c’è sempre l’alcol. E a volte anche le droghe. E l’equilibrio psichico di Jonathan comincia a vacillare.
Ma non c’è solo un dramma individuale. Poiché la vicenda di Jonathan, a un certo punto, è stravolta da un evento collettivo e cioè da quell’undici settembre che sconvolge i newyorchesi, tutti gli americani e poi il mondo intero. I testi di Ames sono letteratura allo stato puro; i dialoghi perfetti, con moltissimi riferimenti letterari, ovviamente, da Hemingway a Fitzgerald, da Truman Capote a Kerouac (la cui figura diventa, almeno per un periodo, il modello del protagonista).
Ci sono nella storia lo spettro della morte e il senso della fine dilagante; la consapevolezza della vulnerabilità degli uomini; riflessioni sull’arte, sul ruolo dello scrittore nel mondo contemporaneo; sulle motivazioni che spingono alcune persone a fare uso di alcol e droghe. E molte situazioni descritte non lasciano indifferenti: già la storia si apre con Jonathan che si sveglia all’interno di una macchina, in compagnia di una nana orribile che cerca di fare sesso con lui; e si procede con descrizioni delle sbronze, del vomito, di uomini disperati che perdono i sensi nei bidoni della spazzatura, di studentesse pronte a fare orge con professori di mezza età, di donne indifferenti dai sentimenti indecifrabili, di giovani che muoiono di AIDS. I disegni di Dean Haspiel, di chiara matrice underground, sono perfetti per la vicenda narrata e si integrano meravigliosamente con i testi di Ames. The Alcoholic è una delle migliori opere dello scrittore. Di certo la più autentica. Anche se, come afferma l’autore, non c’è niente (o quasi) di autobiografico. Da leggere.