Io Sono Capitan America | Recensione
Pubblicato il 17 Marzo 2019 alle 10:00
Volete leggere le storie più significative di uno dei supereroi più iconici di sempre? Allora non perdete Io Sono Capitan America, un mastodontico volume che propone le più belle avventure della Sentinella della Libertà realizzate da autentiche leggende dei comics!
Capitan America è da sempre uno dei personaggi fondamentali del fumetto americano. La sua importanza va al di là della stessa Marvel e nel corso del tempo la Sentinella della Libertà ha assunto una valenza iconica indiscutibile. Steve Rogers, in un certo senso, fa parte dell’immaginario collettivo statunitense, sin dal suo esordio nel 1941 a opera dei leggendari Joe Simon e Jack Kirby. Panini Comics propone ora un corposo volume che include le sue storie più significative. Si tratta di un’ottima occasione per coloro che intendono leggere opere firmate da autentici mostri sacri dei comics e comprendere l’evoluzione di un eroe a dir poco carismatico.
E il libro si apre proprio con il n. 1 di Captain America Comics, lo storico albo che nel 1941 segnò l’esordio di Cap. La storia è realizzata, appunto, da Joe Simon e Jack Kirby che ebbero la geniale intuizione di narrare uno scontro tra il loro eroe e Adolf Hitler. La vicenda ha ovviamente finalità propagandistiche e bisogna ricordare che uscì nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il fatto che Cap affrontasse una persona davvero esistente contribuì a inserire un elemento di realismo nella trama che differenziò subito Cap da tanti altri giustizieri in calzamaglia. La storia ha un ritmo avvincente e ha il merito, inoltre, di introdurre personaggi come Bucky, il sidekick di Cap, e l’Agente X-13. I disegni di Kirby sono più grezzi di quelli tipici della sue storie Marvel anni sessanta ma hanno un dinamismo e una potenza espressiva notevoli.
C’è poi il n. 76 di Captain America Comics, firmato da un autore dell’epoca, Don Rico, e disegnato dal grande John Romita Sr. Si tratta di un episodio piacevole e importante poiché appare per la prima volta Jack Monroe, il secondo Bucky, che verrà ripescato in era Marvel. La trama risente del clima da guerra fredda tipico del maccartismo ma è piacevole. Non poteva mancare il n. 4 di Avengers, l’albo che rappresenta l’inizio dell’epoca ‘moderna’ del Capitano. Stan Lee, tra una battaglia con Hulk e Sub-Mariner, narra la storica scoperta del corpo ibernato di Steve Rogers da parte del gruppo di supereroi più potenti della terra. I testi hanno la proverbiale vivacità del Sorridente e i disegni di Kirby nel complesso risultano efficaci.
Il n. 63 di Tales of Suspence, comic-book che per un periodo pubblicò le storie di Cap e di Iron Man, propone le origini di Steve Rogers, sempre firmate dall’onnipresente Stan che in tal modo cercò di delineare un passato ‘ufficiale’ del Capitano, in modo da armonizzarlo con il nascente Marvel Universe. Con il senno di poi, non ci riuscì in pieno, dato che in seguito altri autori ripresero in più occasioni l’argomento, creando confusione, ma la storia ha un ritmo indiavolato e i disegni del Re Kirby sono di grande livello.
Il n. 111 di Captain America è un altro gioiello, sempre firmato da Lee, che dà il via a una trama incentrata su un dissidio tra Steve Rogers e i nazisti dell’Hydra. Ma l’episodio va tenuto d’occhio per i rivoluzionari, psichedelici disegni del grandissimo Jim Steranko che realizza tavole spettacolari e innovative. Il n. 200 celebra invece il bicentenario degli Stati Uniti d’America ed è appannaggio di Jack Kirby che fa un buon lavoro, in parte, però, compromesso da un atteggiamento troppo retorico e di parte.
La storia del n. 225 è firmata da uno scrittore provocatorio e trasgressivo, il compianto Steve Gerber che, coadiuvato da un ottimo Sal Buscema, narra una vicenda dai toni thriller e inquietanti imperniata sulla Corporazione, una strana organizzazione criminale, e la misteriosa e affascinante Veda. Il n. 250 è un altro episodio rimasto nel cuore dei fan. L’abile Roger Stern, infatti, gioca sull’idea di Capitan America che riflette sull’opportunità di candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti. Con questo pretesto, Stern analizza il ruolo, non solo simbolico ma anche politico di Cap, delineando una storia profonda e matura nei toni, impreziosita dai disegni plastici ed eleganti del bravissimo John Byrne.
Il n. 450 rientra nella gestione dell’acclamato Mark Waid che invece punta sull’azione adrenalinica, assistito dal tratto dinamico dell’ottimo Ron Garney. In questo episodio, Steve Rogers viene considerato un traditore e deve affrontare una situazione decisamente pericolosa, in un contesto degno di un film d’azione. Il n. 601 è invece scritto da Ed Brubaker, forse il miglior sceneggiatore che il mensile di Cap ha potuto vantare negli ultimi anni. La storia formalmente si colloca nell’ambito di Civil War ma è ambientata nel passato, poiché narra uno scontro tra Cap e un gruppo di vampiri nazisti guidati dal Barone Sangue. Dal momento che la vicenda ha a che fare con le creature della notte, il penciler non poteva non essere il compianto Gene Colan, straordinario illustratore di Tomb of Dracula, Daredevil, Dr. Strange e altri capolavori. Anche in questo caso, Gene fa sfoggio del suo stile oscuro e ombroso, con le sue classiche figure dinoccolate.
Il n. 695 è di nuovo firmato da Mark Waid e disegnato dall’abile Chris Samnee. Anche in questa occasione Waid punta sull’azione, delineando uno scontro tra Cap e Rampart, e il risultato è di buon livello. Si passa poi al n. 1 della serie di Cap uscita nel 2005 e inserita nella divisione Marvel Knights. John Ney Rieber racconta una storia dai toni cupi, drammatici e introspettivi, influenzata dal clima post-11 settembre. Cap ha a che fare con la minaccia del terrorismo ed è il protagonista di un’avventura adulta, impreziosita dai disegni naturalistici e dettagliati di John Cassaday.
C’è poi lo speciale Civil War The Confession che in un certo senso rappresenta il tragico epilogo del dissidio ideologico tra Cap e Iron Man. Brian Michael Bendis si rende responsabile di una storia struggente, con testi e dialoghi di una profondità eccezionale, abbellita dai chiaroscuri sublimi di Alex Maleev. Ed Brubaker firma poi il n. 25 della serie di Cap iniziata nel 2005. Pure questo episodio si collega alle vicende di Civil War e va tenuto d’occhio per l’arte suggestiva di Steve Epting.
Il volume si chiude con il n. 0 di Secret Empire, la controversa saga che vede Cap nella sconvolgente versione di leader dell’Hydra. Tocca all’incisivo Nick Spencer dare il via alla spiazzante story-line e anche stavolta si rilevano testi e dialoghi curati. Lo script è, per giunta, impreziosito dall’arte coinvolgente di Rod Reis. Insomma, questo è un libro da non perdere e se volete leggere storie di impeccabile qualità, fareste bene a non trascurarlo.