American Gods 2×01 – House on the Rock | Recensione
Pubblicato il 13 Marzo 2019 alle 17:00
La battaglia tra vecchi e nuovi dèi è pronta a scoppiare, dopo i disastrosi eventi della festa di primavera.
Dopo molte peripezie in fase di produzione, la seconda stagione di American Gods è finalmente sbarcata su Amazon Prime Video col primo episodio, “House on the Rock” per riprendere esattamente le trame lì dove si erano interrotte alla fine della prima stagione: una guerra per la devozione del popolo tra vecchi e nuovi dèi sta per iniziare, dopo i tentativi falliti per una “pacifica” convivenza tra antichi culti e nuovi riti devozionali, e Mr. Wednesday e Shadow dovranno presto trovare nuovi e solidi alleati per poterla vincere. Con la primavera tolta agli uomini e la siccità che incombe sull’America, quali saranno le conseguenze di questo scontro mitico?
IL CONCILIO DEGLI DEI
Dopo l’atto di sfida delle vecchie divinità ai Nuovi Dèi giunto nella festa di primavea, la guerra è ormai pronta ad essere combattuta ma, entrambe le compagini, non sono ancora pronte ad affrontarle e dunque si ritirano nelle loro rispettive basi operative. Le nuove divinità rincasano in una sottospecie di bunker militare, dove Mr. World, il Dio della globalizzazione, prepara una sanguinosa risposta contro i Vecchi Dèi, mentre ordina a Technical Boy di cercare Media, indispensabile (essendo la Dea dei mass media) ai fini di sponsorizzare la guerra e raccogliere consensi.
Dall’altro lato, il fronte dei Vecchi Dèi risulta invece molto più variegato e, soprattutto, meno coeso: Mr. Wednesday/Odino, nel tentativo di organizzare al meglio l’offensiva, si dirige al meeting da lui organizzato con le storiche divinità per convincerle, ancora una volta, a sposare la sua causa. Al suo seguito, come nella prima stagione, Shadow, sempre più inconsapevolmente preso da una battaglia che non sembra apparentemente essere sua (e con una crescente fede in colui che lo accolto dal ritorno dalla prigione, Odino), il leprecauno Mad Sweeney e Laura, la defunta moglie di Shadow che mostra invece una crescente diffidenza (e gelosia) nei confronti di Mr. Wednesday, allontanandosi sempre di più da quello che una volta era suo marito. In un esclusivo concilio tra realtà america e mitologia, al quale partecipano Mr. Nancy/Anansi, l’anziana Zorya Vechernyaya, Chernobog, Jinn e la non invitata Bilquis (mentre l’invito è stato declinato da Easter) la causa di Odino sembra finalmente raccogliere consensi, anche grazie alla ferma fede di Shadow…ma è proprio in quel momento che, ricorrendo a vecchi (e umani) metodi, le nuove divinità attaccano significativamente il gruppo di Wednesday, ferito nel profondo…
CREDERE E COMBATTERE
La nuova stagione di American Gods non ricomincia solamente lì dove si erano interrotte le trame, ma continua a portare davanti allo spettatore una qualità assoluta in tutti i campi: le situazioni di House of the Rock esaltano una regia assolutamente perfetta, che rende equilibrato il mix di immagini reali e mitiche amalgamando perfettamente il tutto in un coerente effetto visivo, aumentato di livello anche grazie a effetti speciali tanto essenziali quanto di qualità ed una colonna sonora prettamente americana, trascinante e calzante, intenta a riportare lo spettatore nel contesto USA nonostante i continui riferimenti alla mitologia, sempre più espliciti in questo inizio di seconda stagione, specie per la mitologia norrena. Le citazioni del mito di Odino sacrificato a se stesso a Yggdrasil e della perdita dell’occhio, oltre a far felici gli esperti di mitologia nordica, risultano “pillole” interessanti per caratterizzare il personaggio stesso di Wednesday, mentre ancor più significativo, anche per la trama (visto il perfetto inserimento della scena con la macchinetta della cartomante), è il riferimento alle Norne, antiche divinità primordiali assegnatrici del loro destino agli uomini.
La narrazione continua a sorprendere come se ci trovassimo ancora nei primi episodi, mantenendo un velo di mistero sulle azioni dei personaggi nonostante sia stata ormai svelata la loro identità e gli intrecci, almeno apparentemente, sembrano essere chiari. La prima grande conquista di questa seconda stagione risulta decisamente essere, visto il delineamento del contesto narrativo, il maggior focus sulla storia e sulla personalità di Shadow: senza aver ancora svelato sostanzialmente nulla di importante riguardo il suo passato e la sua vera identità, l’episodio semina continuamente indizi e riferimenti connettendoci implicitamente a delle verità sulla sua figura che però (fortunatamente e, diremmo, anche ovviamente) non hanno ancora una forma concreta. Se la prima stagione aveva stupito per concretezza narrativa, fascino e freschezza, questa nuova stagione sembra voler riprendere pienamente quel cammino che ha permesso a tanti fan di innamorarsi di American Gods. Promettendo, almeno con questo House of the Rock, di espandere oltre i propri limiti la potenza dell’universo creato da Neil Gaiman.