Caravaggio – La Grazia di Milo Manara | Recensione

Pubblicato il 3 Marzo 2019 alle 20:00

Milo Manara, maestro italiano dell’erotismo, conclude con questo secondo volume la sua opera dedicata a Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.

Nel 1606, Michelangelo Merisi è vicino alla morte quando arriva in un campo di acrobati accampato vicino alla città di Roma. Lanzi chiede loro di occuparsi del pittore, salvandolo. Una delle donne manda Ipazia a cercare polvere d’argento. La ragazza torna accompagnata dalla contessa Colonna, famiglia protettrice del pittore, che indica che le opere di Caravaggio dovranno essere portate nel suo palazzo a Napoli, prossima tappa del tour degli acrobati, per garantire a Merisi la grazia papale dopo la morte di Ranuccio Tommasoni da Terni. Inizia così l’ultimo periodo dell’esistenza di Merisi, un periodo travagliato sia nella vita che nella sua arte.

In questo volume Manara affronta gli ultimi quattro anni della vita del pittore, durante la fuga dopo l’assassinio e fino alla sua morte. Come indicato dallo stesso Manara durante la presentazione del volume, questa parte della vita di Caravaggio è anche quella di cui disponiamo meno testimoninze documentali, così l’autore ha potutto adottare delle soluzioni narrative più romanzate, ma, è il caso di dirlo, sempre basate su quanto storicamente risultante. L’elemento fondamentale in questo senso è l’aggiunta del personaggio di Ipazia, che accompagna il pittore in questa ultima parte della sua vita, standogli accanto, fino alla fine: in questo senso la scena finale, probabilmente una delle migliori che avrete a leggere per il suo significato implicito, è emblematica di tale rapporto.

Nonostante il rispetto del dato storico, ciò che traspare in realtà è la passione di Manara nella creazione di questo volume, che gli ha permesso di costruire un personaggio profondo, con tutti i suoi contrasti e con un senso di perdizione e di mancanza della speranza che è presente in tutto il tomo e che si riflette nelle opere di Caravaggio del periodo, riprodotte da Manara nel volume e che diventano lo specchio dell’animo e dei pensieri malinconici del pittore che le ha create.

Manara ha cercato di ricreare gli ambienti e le situazioni dell’epoca con un dettaglio storico che si vede per esempio nella descrizione delle galere, luoghi puzzolenti in cui la morte aleggiava potente ed in cui Caravaggio vede come potrebbe essere il suo destino se non dovesse ottenere la grazia papale.

Il volume poi a parte qualche scena di nudo non contiene contenuti particolarmente piccanti magari inseriti a forza, concentrandosi appunto sulla vita dell’artista che, non credo sia necessario aggiungerlo, è stata già di suo molto avventurosa.

I disegni rappresentano forse una delle migliori esperienze artistiche di Manara che ancora una volta ha voluto dimostrare la sua grande ammirazione per il grande maestro dell’arte pittorica, riportandone anche fedelmente a mano le opere più famose in questo volume.

Venendo all’edizione standard italiana del volume originariamente pubblicato in Francia da Glénat, abbiamo un cartonato che contiene praticamente solo una introduzione, comunque interessante e piacevole da leggere, dello storico dell’arte Claudio Strinati; ma se desiderate una edizione più di pregio esistono due versioni deluxe (molto più costose) che sapranno comunque accontentare i gusti più sofisticati. Comunque pregevole la scelta di non modificare le dimensioni originali, come sempre avviene in Italia per una BD.

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