Dylan Dog 390 – La caduta degli dei | Recensione

Pubblicato il 4 Marzo 2019 alle 11:00

Ora tocca a te scegliere da che parte stare.

Un numero che si sviluppa dall’alto verso il basso, disperato come gettarsi da un palazzo in fiamme con la speranza di salvarsi in altro modo. Ci si sente costantemente parte di quel pozzo profondo dal quale guardare verso un cielo costantemente nero e buio. Siamo imprigionati insieme a coloro che hanno fatto del mondo un posto migliore, facendoci sentire come quelli che ce l’hanno fatta. Sempre più vicini alla fine di tutto, ora il punto di vista è tutto dal fondo, rendendoci consapevoli del fatto che non possiamo fare nulla per fermare ciò che arriva dal cielo.

Ma a discapito di una meteora, che segue una scia dettata dal caso, qui gli uomini, gli scienziati, i dottori e gli studiosi cadono in seguito a una precisa scelta: salvare loro stessi o la loro integrità morale? E il nostro indagatore dell’incubo come farà a uscirne illeso e integro?

In “La caduta degli dei“, la dottoressa Primrose, studiosa e “nemica” di Dylan Dog, sparisce misteriosamente nel bel mezzo di una campagna sperduta. Il nostro indagatore viene ingaggiato dal suo assistente, tale Cummins, nel ritrovarla e Dylan scopre una nuova organizzazione all’interno della quale dovrebbe trovarsi la dottoressa: la N-Limited, una società di «natura spirituale e ambientalista […]. Loro vedono nella “coscienza collettiva” il punto di arrivo per ciascun uomo, la fusione delle menti, la cosiddetta noosfera, raggiungibile grazie a una consapevolezza superiore ottenuta attraverso l’interazione e la formazione di reti sociali complesse». Ma stavolta il suo proverbiale quinto senso e mezzo non gli sarà affatto d’aiuto, cacciandolo dentro un gioco più grande delle sue aspettative.

Stavolta Paola Barbato mette qualsiasi protagonista (e il lettore stesso) di fronte a uno dei più grandi dilemmi dell’umanità: davanti al rischio di morire, sei disposto a rinunciare a tutto ciò al quale hai lavorato nella tua vita? Tra ragione e istinto, chi mai potrebbe avere la meglio? L’odore di disperazione è forte in questo racconto che incrocia Battle Royale,  il ciclo di film di Saw e proposte narrative jodorowskiane. Si parte con una corsa alla Incontri ravvicinati del terzo tipo per poi dirigersi verso una nuova idea di società: bellissima, utopica, fattibile e al tempo stesso reale e spaventosa. Uno spazio nel mondo che va oltre la perfezione: ma, come si suol dire, una luce forte crea un’ombra altrettanto nera e profonda. E la presenza di Dylan non è certo lì a testimoniare che esiste solo Luce e che è bellissima così com’è.

Giampiero Casertano mette le sue chine al servizio della paura, del terrore ancestrale e della disperazione, modellando le rughe del viso in maniera tale da sbattere in faccia al lettore un messaggio forte: tu non sei diverso da loro. Il realismo che caratterizza la mano di Casertano è ideale per questo nuovo lavoro della Barbato, dato che unisce reale, irreale e realistico in un tripudio di deliri e follia.

A dieci numeri di distanza dal cataclisma spaziale, l’inquilino di Craven Road si ritrova sempre più immischiato in indagini che coinvolgono la psiche umana e i suoi aspetti più ancestrali, regredendo parallelamente al logo della testata a lui dedicata. Ne vedremo delle belle? Di sicuro ritroveremo Paola Barbato con un oscuro Werther Dell’Edera, disegnatore che ha dato volto all’ultima fatica di Tiziano Sclavi, Le voci dell’acqua.

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