Intervista a Leo Ortolani: «Un musical su Cinzia? Sarebbe bello» | Nerd Show 2019

Pubblicato il 23 Febbraio 2019 alle 14:30

Due lunghe chiacchiere con l’autore di Cinzia, Speciale Normale e Due figlie e altri animali feroci. Ah sì, e anche di Rat – Man.

Assaltato da decine di fan per una foto, uno sketch o anche semplicemente una stretta di mano, Leo Ortolani è stato ospite della seconda edizione del Nerd Show di Bologna, presentando il suo ultimo lavoro dal titolo Speciale Normale – Gli anni di Pandora, una nuova indagine di Misterius sulla Normale di Pisa e sui suoi “strani abitanti”. Abbiamo colto l’occasione per rivolgere al disegnatore più amato dagli italiani qualche domanda sui progetti che verranno pubblicati nell’immediato futuro.

ATTENZIONE: l’intervista è completamente Rat – Man – free.

 

MF: A breve verrà ristampato Due figlie e altri animali feroci, percorso storico sull’adozione internazionale. Se volessimo fare una sorta di #10yearschallenge, cosa si prova circa dieci anni dopo quell’esperienza?

LO: Dieci anni dopo… mi vedi! Sono praticamente il ritratto di Dorian Gray, ma in soffitta ci sto io! È un’esperienza abbastanza impegnativa, in alcuni casi lo è stato molto. Alla fine vai avanti lo stesso, perché si tratta comunque delle tue figlie: il legame c’è e l’amore pure. Non tornerei mai indietro! È un po’ il miracolo della natura. Io dico sempre che i genitori sono il concime dei figli, per cui la mia fine saranno loro che mi divoreranno da sotto! In fondo il futuro sono loro e, come dice Stallone in I Mercenari 3, «Ragazzi, il futuro non siamo noi!»

MF: Tu e tua moglie avete avuto modo di parlare anche con altri genitori e vedere quali sono gli ostacoli che devono affrontare adesso?

LO: Conosco tanti genitori adottivi: una volta che hai questa esperienza, entri in un circuito di situazioni che prima non vedevi. Ognuno ha la sua storia e, a volte, ci si fa coraggio a vicenda. Ti ritrovi anche ad affrontare problematiche che una famiglia “classica” non dovrebbe affrontare: ad esempio, il bambino non ricorda il suo passato e tu genitore devi cercare di riempire quei buchi. Ti fanno domande, a volte si arrabbiano… Io so benissimo da dove vengo, ho le fotografie di quando ero piccolo e i ricordi dei miei genitori; loro no, hanno qualche ricordo confuso.
Poi ogni bambino e ogni genitore hanno una storia diversa da raccontare in merito: ognuno l’affronta con strumenti che, alla fine, si rivelano insufficienti. Se io dovessi paragonarmi a loro quando avevo la loro età, ero un pupazzo, dove mi mettevi lì stavo… Rapportato alla “colombianità” delle mie bambine, che invece sono argento vivo, mi trovo in una posizione assolutamente non familiare. Dal punto di vista sociale, c’è anche la scuola che fa tanto, al suo interno ci sono persone che sono più o meno preparate nell’affrontare questo discorso, altre che si fanno un “mazzo così” e sono costantemente impegnate: ho un grande rispetto nella scuola, anche se l’istituzione stessa non è ancora totalmente pronta ad affrontare questo cambiamento epocale. Ci sono molti figli di persone straniere che quando vanno a casa non hanno nessuno che li aiuta a fare i compiti, perché nessuno può correggere il loro italiano. Quelli che prima erano gli “asinacci” ora sono bambini con capacità limitate per via delle loro situazioni familiari disastrate.

MF: Nei prossimi mesi uscirà per Bao Publishing la ristampa del volume con il 30% di tavole in più. Cosa dovremo aspettarci?

LO: Ho recuperato ricordi di quel mese e mezzo passato in Colombia, e invece di tradurli in parole li ho trasformati in sketch e aneddoti a fumetti. Ne sono uscite 45 pagine in più che anche prese da sole sono capaci di raccontare la loro e la nostra storia. Saranno sistemati tra i vari capitoli del libro e saranno delle piccole parentesi che aiutano a passare da un capitolo all’altro, un po’ come la pubblicità nelle riviste. Vedi sempre cosa è successo prima e cosa succede ora, ma a fumetti.

MF: Cinzia è il primo tuo graphic novel dove si affronta in toto la vita privata di un personaggio di Rat-Man. Perché hai scelto Cinzia e non altri?

LO: Perché… Non lo so. Cinzia era già presente nel retro- cervelletto ed è stata risvegliata da una boutade di Licia Troisi. Mi disse: «Sai che io e mio marito vorremmo leggere un graphic novel su Cinzia?». Da lì si è anche fatto avanti Michele Foschini, il direttore di Bao Publishing, e mi ha dato carta bianca. Allora ho gettato questo seme, mi sono girato e ho visto che stava già iniziando a dare i suoi frutti. La scrittura è stata veloce, molto assonante e divertente. Di base ho voluto scrivere una storia che fosse un incrocio tra una storia romantica e un musical: che ci fossero di mezzo le tematiche di genere erano l’elemento che dava la svolta decisiva al romanzo grafico. Se racconti la vita di Cinzia, è ovvio che affronti le tematiche di questo tipo, oltre alla diffidenza di genere. Cinzia è Cinzia, non dovrebbe preoccuparsi di altro: è la società che, purtroppo, si preoccupa di lei. Su queste basi, ho costruito la storia d’amore narrata. Ma, di base, per me è sempre una commedia musicale all’americana.

MF: Ti trovi più a tuo agio con il formato dei graphic novel o degli albi in serie?

LO: Sono due cose diverse, ovviamente. Nelle prime, devi raccontare la storia come se fosse un unicum. Ho affrontato il problema di passare da una scena all’altra, mentre in un fumetto serialeil processo è differente: ti devi bloccare perché devi poi riprendere nel numero successivo. Anche se prendi una storia e la fai in cinque puntate non è la stessa cosa di scrivere i capitoli di un romanzo unico. È un punto di vista interessante, come narratore e sceneggiatore è una sfida fino a un certo punto: se sai come scrivere, fili liscio. Poi prendi anche ispirazione dal lavoro di altri colleghi, che non sempre vanno lisci; a volte dividono la storia in capitoli, perché non è molto semplice scrivere tutto d’un fiato. Ho scritto Cinzia pensandolo come un film che ti trascina dall’inizio portandoti fino in fondo in una maniera che non ti aspetti.

MF: Ti piacerebbe vederlo in versione musical?

LO: Sarebbe carino! Di sicuro lo vedrei bene costruito come La La Land, o Will & Grace… Mi piacerebbe vederlo costruito con una leggerezza simile. L’unica cosa difficile sarebbe la scelta dell’attore che interpreterebbe Cinzia: sarebbe interessante se fosse proprio un transessuale. Anziché mettere un attore che interpreta la parte, sarebbe bello se fosse qualcuno che “interpreta” la propria esperienza.

MF: Già avuto precedenti esperienze in Comics&Science, ora ti sposti sulla storia della normale di Pisa. Quali altri aspetti relativi a storia&scienze ti piacerebbe raccontare?

LO: Ti dico subito che, a partire da marzo, lavorerò sul secondo libro che parlerà dello spazio, sempre con l’A.S.A. e l’E.S.A., a corredo della missione di Luca Palmitano, che diventerà comandante di missione nella seconda parte della sua permanenza sulla stazione spaziale internazionale. Parleremo di Luna, visto che siamo nel 2019, cinquant’anni dopo il famoso sbarco (che ci crediate o meno, sono sempre cinquant’anni!) e il libro non si focalizzerà più sulla stazione spaziale ma su quello che si vuole creare sulla Luna; infatti sposterò la narrazione nel 2069, cento anni dopo lo sbarco. Inoltre l’editore Laterza, dopo aver apprezzato il mio lavoro per Comics&Science, mi ha dato carta bianca per fare un libro. E io ho deciso: dinosauri! Il primo libro che abbia mai letto in vita mia, regalato da mio nonno, era su di loro e ho un grandissimo amore per quei rettiloni. Quindi la prossima analisi di Misterius sarà proprio sui questi grandi abitanti del passato!

MF: In fondo i dinosauri fanno parte dell’infanzia di tutti…

LO: Spero che sia una cosa che abbia un eco grandioso! Il titolo, poi, promette bene: sarà Dinosauri che ce l’hanno fatta!

MF: Se Ortolani non fosse un fumettista, sarebbe…

LO: Questa è facile: un geologo! O lavorerei in fabbrica… ma no, dai, un geologo.

MF: Passiamo al tuo rapporto con i social network. Come va con il tuo blog?

LO: Poverino, ormai è mezzo morto… Per quanto riguarda i movimenti social, seguo ciò che sceglie Roberto Recchioni. Dal blog è passato a Facebook, poi da lì a Twitter e infine a Instagram, e anche io ho fatto lo stesso. Oddio, su Instagram mi ci ha messo mia moglie, dicendomi «Vai su Instagram, là ci stanno tutti i tuoi colleghi, anche quelli giovani!» e io «No, sennò ci casco dentro e non ne esco più!». Come volevasi dimostrare… (ride) Passo tantissimo tempo su quel social senza accorgermene (mi avvisa solitamente la notifica del traffico dati!). È un mezzo che permette di raggiungere in maniera veloce ed efficace gli appassionati di fumetti e molto altro. Che devo dire, sono un “addicted”! Con la condivisione automatica, poi, è diventato anche più facile gestire le pagine Facebook e Twitter. C’è da dire che strumenti simili mi hanno aperto le porte per lavori a cui non pensavo minimamente, come le recensioni: nate sul blog, sono diventate un appuntamento molto richiesto e da lì si sono trasformate in un lavoro.

MF: A proposito di recensioni a fumetti, stai lavorando al sequel di Cinemah? Avrà la stessa combinazione di colori (blu-bianco) del primo?

LO: Ci sto lavorando ora! Probabilmente cambieremo colore, anche se non mi sarebbe dispiaciuto lasciare il blu. Ci sarebbero stati problemi a livello commerciale, c’è il rischio che il lettore si confonda e pensi «Questo già ce l’ho…». Stavolta mi piacerebbe uno sfondo rosso corallo, anche perché ho già la copertina in mente… Le recensioni saranno sempre sui film, ma stavolta darò più spazio ai momenti miei e di Marcello quando andiamo al cinema; in fondo, le nostre sono delle vere e proprie avventure! Ad esempio, proprio ieri ho finito di scrivere la recensione di Solo – A Star Wars Story: mesi fa, avevano invitato me e Marcello a Milano per l’anteprima e noi siamo andati vestiti normali (jeans, maglietta… insomma, come se fossi sceso a prendere il latte al supermercato). Arriviamo al cinema e ci accorgiamo che era un’anteprima da tappeto rosso: tanti vip e tutti eleganti, mentre noi due decisamente non avevamo il dressing code! Ecco, una volta che hai detto se la sceneggiatura è bella o meno, che gli attori erano bravi o no, la recensione si esaurisce: qui metto in campo tutti le avventure che mi capitano intorno alla visione del film. Ti faccio un altro esempio: una volta a Bergamo dovevo partecipare a un festival, all’interno del quale vi era una retrospettiva sul regista Miloš Forman. Mi mandarono tutta la sua filmografia e scelsi di fare la recensione su uno di quei film, Gli amori di una bionda. Peccato che quando metto su il film era in cecoslovacco. Da qui è nata una recensione dove io mi faccio spiegare dallo stesso Forman di che cosa parlano gli attori, perché non ho capito nulla! Insomma, le nuove recensioni non saranno solo critiche, ma anche molto divertenti!

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