Melmo – I Bonbon Magici di Lilly di Tezuka Osamu | Recensione

Pubblicato il 28 Febbraio 2019 alle 11:00

Se negli anni Ottanta guardavate gli anime in TV vi sarà capitato di vedere una serie animata dedicata ad una bambina che, grazie a dei bonbon, cresceva a suo piacimento

Bene, quella serie in 26 episodi, prodotta negli anni Settanta dalla Tezuka Productions era tratta da un manga del medesimo Tekuza Osamu, Fushigi Na Merumo, pubblicato da Shokakukan tra il 1970 ed il 1972. Ora, finalmente, J-POP ci porta in Italia il manga originale in un volume unico della Osamushi Collection.

Per chi non conosce la storia, il volume racconta le avventure della piccola Melmo che, dopo un terribile incidente, rimane orfana anche della madre e si ritrova a prendersi cura del fratello più piccolo. Lo spirito della sua mamma però, appena arrivata nell’aldilà, riesce a farsi concedere dalle Autorità celesti  che i suoi figli siano in grado di superare le difficoltà della vita. Alla donna è quindi concesso di comparire sotto forma di spirito guida e di consegnare alla sua bambina una confezione di caramelle magiche. Quando Melmo mangerà quella blu, avrà la facoltà di crescere di dieci anni in un solo assolo, mentre con quelle rosse potrà invertire il processo e tornare bambina.

Come noto, la serie anime di Tezuka era particolare e in un certo senso “delicata” (soprattutto per il pubblico occidentale) in quanto era stata studiata fin dall’inizio come una sorta d’introduzione per un’educazione sessuale rivolta ai bambini, nella quale viene accennata anche l’evoluzione darwinistica. Una caratteristica che farà scuola e che verrà ripresa anche in serie anime successive come Love me Knight (Kiss me Licia).

Ebbene, la versione manga, pur presentando per molti versi episodi che poi l’anime riprenderà, non ha questa impostazione pedagogica, risolvendosi in uno shojo abbastanza canonico (anche se deve considerarsi che è stato proprio Tezuka a dettare i primi canoni del genere). Tuttavia, non mancano le classiche tematiche care a Tezuka, che in questo manga vedono prevalente l’intento ecologico dell’autore, che già denunciava i pericoli di tradire la natura a favore del progresso. Non manca neppure la tematica del passaggio dall’età bambinesca a quella adulta a dire il vero, ma è in effetti piuttosto latente se vista nella prospettiva della serie TV. Inoltre la serie non contiene un vero e proprio finale, come altre opere del maestro, del resto, che amava spaziare tra i generi per misurarsi con i grandi mangaka rivali. Così come Dororo è una sfida con Shigeru Mizuki, così Melmo è l’incursione di Tezuka nel genere Majokko, genere nato con Sally la maga pochi anni prima (1966).

Sorge, dunque, il dubbio che la versione TV sia una evoluzione ulteriore della versione manga, che è stata rielaborata dall’autore secondo forse una sua successiva intuizione che l’ha resa molto particolare nella sua costruzione stilistica.

Il volume contiene anche un’altra storia di Tezuka, Le avventure di Ruby (Bouken Ruby), volume unico pubblicato da Kodansha nel 1969 ed in cui Tezuka affronta il tema della fantascienza dalla sua particolare prospettiva, dando a dei bambini il ruolo di protagonisti. La storia tradisce una certa ingenuità, ma è comunque godibile e dimostra l’abilità di Tezuka nel design non solo dei personaggi, ma anche dei mostri.

Lo stile di Tezuka in entrambe le serie evidenzia la cinematicità che lo ha reso celebre e che lo ha reso l’archetipo del manga nel suo stile di base.

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