The Front Runner – Il Vizio del Potere di Jason Reitman | Recensione
Pubblicato il 19 Febbraio 2019 alle 18:00
Il film arriverà nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 21 febbraio.
Al di là di qualche goffaggine narrativa rappresentata da un dilungarsi tanto incessante quanto poco necessario nel primo atto dell’opera, è davvero un bel film The Front Runner – Il Vizio del Potere, nuova pellicola di Jason Reitman con Hugh Jackman nei panni del senatore Gary Hart, che nell’88 non solo concorreva per la presidenza degli Stati Uniti d’America, ma che addirittura a poche settimane dal voto era in vantaggio su tutti i suoi avversari.
C’è un motivo però se fino ad oggi non avete mai sentito parlare di lui, per lo meno non in maniera tale da associarlo allo studio ovale della Casa Bianca, che poi è anche un po’ il motivo per il quale The Front Runner non è stato il vero front runner degli Oscar 2019: il film, come del resto il suo protagonista, crede incessantemente di essere intoccabile perché mosso da ideali e motivazioni solidi, concedendosi lussi – artistici Reitman, carnali mister Hart – che non è detto che vadano a genio all’opinione pubblica. E così, infatti, non è stato.
Gary Hart (Hugh Jackman), un senatore degli Stati Uniti del Colorado, è il maggior favorito nella corsa per la nomina presidenziale democratica. Ad un certo punto della sua campagna elettorale, contro la volontà del suo manager Bill Dixon (J.K. Simmons), Hart sfida la stampa e il pubblico invitandoli a “seguirlo” durante i suoi week-end, tipicamente giorni di riposo dalla promozione. Sarà il più grosso sbaglio della sua vita, dato che è proprio in questo modo che alcuni reporter assisteranno ad un incontro con tale Donna Rice (Sara Paxton), ex modella che starebbe cercando lavoro all’interno del team di Hart.
Il giornale metterà in giro voci su una possibile relazione extraconiugale di Hart con la ragazza, azionando un meccanismo che rovinerà la reputazione del candidato: da favorito assoluto per la Casa Bianca, Hart si ritrova di punto in bianco invischiato in un guazzabuglio mediatico che non solo metterà in discussione la relazione ventennale con sua moglie Oletha (Vera Farmiga), ma segnerà anche nuovi limiti nel rapporto fra la politica e il giornalismo.
E’ un film di ritorno alle origini per Reitman, che prima di seguire le orme del padre Ivan e lanciare Ghostbusters 3 nel 2020, ha ricalcato il modello del film inchiesta di Thank You For Smoking, con il quale si presentò ad Hollywood nell’ormai lontano 2005. E’ un film coraggioso, questo The Front Runner – Il Vizio del Potere, perché nel suo essere sommesso (e riservato: non svelerà mai la veridicità o meno delle accuse) ha la forza di raccontare, forse meglio di qualsiasi altro degli otto film candidati all’Oscar di quest’anno, la società e il tempo in cui viviamo attraverso però l’epoca cui fa riferimento: per Reitman lo “scandalo Hart” fu il principio che avrebbe portato, trent’anni dopo, alla caccia alle streghe da social network cui stiamo assistendo in questi mesi, con accuse che, vere o no, se urlate abbastanza forte possono rovinare chiunque.
Che un film dal pensiero così scomodo sia stato completamente ignorato barra rimosso dai membri dell’Academy dice molto su quanto abbia colpito nel segno, magari lasciando una macchia piccolissima, ma comunque ben leggibile.