Aliens 18, 19 & 20 | Recensione

Pubblicato il 9 Febbraio 2019 alle 11:00

Caos Totale, una storia auto-conclusiva e psichedelica con all’opera oltre 40 disegnatori, e la storia in due parti Contagio, dai toni grotteschi, compongono il sommario degli spillati Aliens 18, 19 e 20.

Avevamo lasciato il mensile spillato Aliens alle prese con un dittico di storie che faceva una eccellente incursione nel franchise parallelo Aliens vs Predator con i numeri 16 e 17 – la nostra recensione QUI – incursione che, merito della certosina sceneggiatura di Ian Edgington, aveva calato Predators e xenomorfi in un contesto in cui erano sì protagonisti ma mai invadenti lasciando piuttosto il grosso della narrazione ai protagonisti umani che univano varie “anime” – da quella fantascientifica passando per quella più action – componente preponderante quando si parla di Predator – arrivando a quella “inedita” investigativa.

Con Aliens 18 si cambia decisamente registro con la storia in due parti intitolata Caos Totale (Havoc in originale). Un gruppo di recuperatori attracca la nave da crociare alla deriva Lunar Maru scoprendo che al suo interno sono tutti morti e il supporto vitale è stato disattivato.

Mentre seguiamo la squadra, una misteriosa entità fuori campo ci guida parallelamente all’indietro fino “all’incidente” che ha causato la deriva della nave possedendo a turno i vari recuperatori. In questa situazione già di per sé agghiacciante ovviamente la squadra viene messa alle strette da un gruppo di xenomorfi; ben presto l’entità rivelerà la sua vera identità e soprattutto la vera natura della Lunar Maru nei cui meandri si nascondo segreti collegati alla Weyland-Yutani ma anche un’insospettabile arma ultima speranza dei superstiti.

Il veterano Mark Schultz imbastisce una storia dall’incipit senz’altro classico che però riesce a fondere in maniera interessante una componente apparentemente soprannaturale con una risoluzione che, affondando le sue radici nella continuity fumettistica del franchise, ne abbraccia la componente sci-fi con un finale decisamente inusuale per una storia con protagonisti gli xenomorfi. E’ però indubbio che Caos Totale sia una storia estremamente sperimentale soprattutto perché si alternano più di 40 (!) disegnatori nell’arco di sole 48 pagine.

Lo stratagemma è quello di cambiare matita per ogni nuova possessione dell’entità, nella pratica la storia – pur cambiando spesso drasticamente mood dal realistico al chiaroscurale passando per lo stilizzando e arrivando addirittura all’umoristico – ne beneficia in ritmo che è sempre incalzante producendo una tensione immediata e adrenalinica maggiore delle usuali storie di Aliens.

Un bell’esperimento che si lascia leggere con estremo piacere.

Su Aliens 19  e 20 trova invece spazio Contagio. Un gruppo di contrabbandieri dall’aria sicuramente poco sveglia trafuga da un relitto delle uova di xenomorfo per rivenderle, delle 13 recuperate però una, dall’inedito color fucsia, non viene accettata dal loro compratore abituale perché ritenuta infetta. I due allora riescono a smerciarlo in un bar malfamato dove si consumano cibi e stupefacenti esotici e dove una personalità della TV è solito recarsi per le suddette attività.

Quando l’uomo però  si avvicinerà all’uovo verrà ovviamente assalito ma anziché essere fecondato, come di solito avviene, l’attacco del facehugger darà il via ad una insolita reazione a catena su due pianeti diversi in cui si scatenerà un contagio causato proprio dallo xenomorfo infetto che necessiterà di una soluzione decisamente “finale”.

Contagio vanta ai testi due autori fondamentali del panorama del fumetto underground USA ovvero Justin Green e Jim Woodring i quali imbastiscono una storia grottesca le cui atmosfere ricordano una certa fantascienza brittanica anni ’80 di matrice 2000 AD ma si perdono un po’ nello svolgimento non dando al lettore un punto di riferimento preciso se non quello dello xenomorfo concentrandosi sul carattere “eccezionale” dell’epidemia. Purtroppo la conclusione della storia non è all’altezza delle premesse risultando troppo “sbrigativa”.

Questi primi due capitoli vengono impreziositi dalle matite del leggendario Francisco Solano Lòpez che ben si adattano, con le loro anatomie morbide e generose, alle atmosfere grottesche e che si innestano in una costruzione della tavola marcatamente europea che rende la narrazione tanto chiara quanto densa ma che soffre, soprattutto nel capitolo finale, di una certa frettolosità.

Chiudono Aliens 20 due storie brevi. La prima – intrigante nell’incipit ma classica nello svolgimento – è intitolata Arrivo/Capolinea ed è disegnata da Paul Guinan su una sceneggiatura di Anina Bennett. Una squadra di “tombaroli spaziali” entra in tempio su un pianeta remoto in cerca di tesori trovando invece dei custodi xenomorfi.

Con Razziatori invece torniamo su toni grotteschi con una storia muta del duo John Arcudi/Simon Bisley.

Su Aliens 1819 e 20 trovano spazio due storie decisamente eterogenee rispetto ai canoni abituali dell’universo narrativo di Aliens. La prima più classica ma psichedelica, la seconda invece fa del grottesco la sua cifra primaria con un risultato discreto ma non eccellente.

Come sempre puntuale e corposissimo l’apparato redazionale con la prosecuzione della cronologia essenziale e articoli di approfondimento sugli autori delle storia così come impeccabile è la cura carto-tecnica degli spillati targati saldaPress.

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