Kingdom Hearts III | Recensione
Pubblicato il 29 Gennaio 2019 alle 16:00
L’attesa è finalmente finita, e Kingdom Hearts III è finalmente giunto sugli scaffali dei negozi di videogiochi di tutto il mondo. Ma la lunghissima attesa dei suoi fan è stata adeguatamente ripagata?
Da quando è stato pubblicato Kingdom Hearts II, predecessore diretto di questo terzo capitolo, sono passati ben 14 anni, e anche se in tutto questo tempo hanno visto la luce una miriade di capitoli spin-off, ciò che noi fan attendevamo con trepidazione era però questo terzo capitolo della saga principale, la cui gestazione è stata però molto, molto lunga.
Ma Tetsuya Nomura, ideatore, character designer e supervisore della saga, ha dato davvero il meglio di sé per questa sua superba creazione, a cui è stato affidato l’arduo compito di ricomporre in un’unica matassa tutti i fili intessuti nei videogiochi precedenti, spin-off inclusi. Questo significa che in Kingdom Herts III vedrete tutti gli eroi e gli antagonisti che abbiamo imparato a conoscere, amare e odiare in tutti questi lunghissimi anni.
MOLTI MONDI, MOLTI CUORI
Si parla ormai da molto tempo di questo attesissimo titolo, e cercando in rete potrete trovare una valanga di contenuti ad esso relativi, dai trailer ufficiali ai videogameplay alle interviste, per cui, se non temete gli spoiler, potete fare un bel po’ di ricerche per soddisfare ogni vostra curiosità. Scopo di questa mia recensione, infatti, non è rivelarvi ogni singolo dettaglio di Kingdom Hearts III per non rovinarvi la sorpresa e lasciarvi il gusto della scoperta, quanto piuttosto fornirvi una breve e concisa analisi dei suoi elementi costitutivi salienti da parte di una fan che aveva delle aspettative davvero molto, molto alte vista l’attesa, così lunga che mai avrei pensato che, un giorno, non solo avrei potuto giocarci davvero, ma avrei anche potuto scrivere questa appassionata recensione.
APRIAMO LE DANZE
L’universo di Kingdom Hearts è ancora una volta in pericolo, e saranno ancora una volta i nostri Sora, Paperino e Pippo a dover rimettere le cose a posto e sventare questo ulteriore pericolo. Se non ricordate nei dettagli cosa sia avvenuto nei capitoli precedenti, il titolo dispone nel suo menu principale anche della funzione Archivio della Memoria, in cui sono presenti dei brevi riassunti della trama fino a questo momento.
Anche Kingdom Hearts III è disponibile, come gli altri capitoli della serie, con audio in lingua inglese e sottotitoli e menu completamente in italiano. I doppiatori dei personaggi sono quelli che già conosciamo, per cui anche l’attore Haley Joel Osment (Il Sesto Senso, A.I. – Intelligenza artificiale) è tornato a prestare la propria voce a Sora.
Una volta avviato e aggiornato il gioco alla sua versione più recente, potrete scegliere come impostare il livello di difficoltà delle battaglia scegliendo fra tre diverse opzioni: Principiante, Standard ed Esperto. Personalmente, ho scelto come sempre la difficoltà Standard, e vi confesso che non ho riscontrato grossi problemi. In seguito, vedrete delle bellissime sequenze video introduttive (che potrete comunque scegliere, come per qualsiasi video, di saltare), prima di scegliere le caratteristiche salienti del vostro Sora, in maniera molto simile a quella a cui siamo stati già abituati a fare nei capitolo precedenti.
UN PIACERE PER TUTTI I SENSI
Kingdom Hearts III è un prodotto visivamente meraviglioso: nei filmati di gioco, gli scenari sono sempre molto dettagliati, come anche i personaggi e i dettagli del loro abbigliamento, e grazie a una ottima regia le inquadrature panoramiche sono davvero mozzafiato.
Per quanto riguarda invece il gameplay vero e proprio, anche in questo caso le scelte visive di combo e colpi speciali vi faranno luccicare gli occhi! Il tutto è inoltre accompagnato dalla bellissima colonna sonora a opera di Yōko Shimomura, che vi farà da accompagnamento per tutto il corso del gioco.
Il rovescio della medaglia sono però dei caricamenti piuttosto lenti (si può arrivare anche intorno ai 30 secondi di attesa su PS4), ma è il giusto prezzo da pagare per un lavoro così certosino.
MILLE MODI PER UCCIDERE
Le novità più importanti, però, trattandosi di un videogioco, sono riscontrabili nel gameplay: Sora potrà ora scalare le pareti che emanano un bagliore caratteristico e usare le colonne per spostarsi rapidamente da un punto a un altro, ma queste tecniche (che gli assegnerete come sempre con i Punti Abilità) saranno molto utili anche in fase di combattimento.
Sarà anche possibile equipaggiare il nostro giovane eroe con massimo 3 Keyblade per volta, in modo da passare rapidamente da uno all’altro in base al vostro stile di gioco. Gli stessi Keyblade sono ora potenziabili nelle Officine Moguri, e disporranno di abilità uniche per ogni arma.
Il gameplay è reso ancor più personalizzabile grazie al fatto che sarà possibile usare i Keyblade anche dalla distanza, puntando un mirino contro più nemici allo stesso tempo, in modo da rilasciare un potente attacco ad ampio raggio che colpisca tutti gli obiettivi scelti. Il mirino è anche utile per raggiungere in un istante luoghi particolarmente difficili da raggiungere.
Inoltre, noterete mentre giocate una barra che si carica semplicemente colpendo i nemici con attacchi fisici o magie; una volta completata la sequenza, sbloccherete versioni più potenti dell’attacco utilizzato il maggior numero di volte nelle combo per riempire la barra stessa. Quando invece sarete vicini a un alleato, potrete effettuare un attacco combinato con lui, e le fantastiche Attrazioni, che variano in base al luogo in cui ci si trova, sono dei minigiochi luminosi, frenetici e divertenti che vi aiuteranno a infliggere ingenti danni ai nemici. Anche le evocazioni saranno presenti, grazie al comando Legame.
Alcuni Keyblade, poi, dispongono di una propria Fusione unica, grazie alla quale effettuare attacchi speciali.
Personalmente, credevo che mettere in pratica questo delirio di opzione sarebbe potuto essere macchinoso e poco fluido, ma, per fortuna, mi sono dovuta ricredere: il gameplay è semplice, intuitivo, fluido, visivamente affascinante e appagante.
Le opzioni di gioco e di personalizzazione, che includono anche dei minigiochi per la preparazione di piatti che, una volta consumati, aumenteranno temporaneamente i parametri della squadra, e sarà anche possibile scattare fotografie, un po’, se volete, come in Final Fantasy XV, al quale Nomura ha lavorato nella fase iniziale della sua programmazione. Un’altra novità riguarda i salvataggi, i quali saranno comunicanti: una volta posizionati sui punti di salvataggio, sarà infatti possibile spostarsi verso qualunque altro punto già scoperto che sia presente all’interno di quello stesso mondo, meccanica che sarà certo familiare agli appassionati di Demon’s Souls (pensate alle Arcipietre) e Bloodborne (le Lapidi e le Lanterne).
Naturalmente, troverete i classici contenuti post-game e anche la sezione che riguarda e esplorazioni dei vari mondi grazie alla Gummiship è stata aggiornata e migliorata.
CONCLUSIONI
Kingdom Hearts III è un’opera per la quale è valsa la pena aspettare così tanti anni e che rasenta la perfezione sotto qualsiasi punto di vista: la grafica è assolutamente meravigliosa, la colonna sonora fa da buon accompagnamento alle esplorazioni e alle battaglie, sempre frenetiche, dinamiche e visivamente abbaglianti nonostante il gameplay in sé sia molto semplice, fluido e intuitivo. Un vero must per gli appassionati e una ottima ricompensa per i lunghissimi anni di attesa.