Star Trek: Discovery 2×01 – Brother | Recensione
Pubblicato il 18 Gennaio 2019 alle 18:30
Dopo aver sventato una guerra a tutto campo con i Klingon per la USS Discovery ed il suo equipaggio è tempo di incontrare il suo nuovo capitano e di spingersi in un’altra missione ai confini dello spazio conosciuto.
Oltre ad aver fatto immediatamente breccia nel cuore degli appassionati di fantascienza, sin dal suo esordio alla fine degli anni ’60, una della peculiarità del franchise di Star Trek è stata sempre la sua camaleontica capacità di reinventarsi e rilanciarsi attraverso nuovi format che, ricalcando l’idea del suo creatore Gene Rodenberry, ne interpretavano i tempi e le modalità più efficaci per raccontare attraverso la fantascienza, più quella classica, i temi del mondo circostante.
Basti pensare a come negli anni ’90 Star Trek facesse benissimo da contraltare alla fantascienza cospirazionistica di X-Files o come a partire dal 2009 – in un momento in cui reboot e remake non erano diventati una moda – il geniale regista J.J. Abrams ne reinventò il canone con una trilogia cinematografica spettacolare che forse ha raccolto troppo poco rispetto a quanto meritasse.
Nel solco di questa riflessione Star Trek: Discovery rappresenta la continuità ma anche una delle sorprese della passata stagione televisiva. Nata per il servizio streaming CBS All Access – da noi invece arriva su Netflix – la serie prendeva il tono più epico e sbarazzino del reboot di Abrams fondendolo con il piglio delle grandi serie TV del franchise in un formula familiare eppure innovativa sotto molteplici punti di vista e soprattutto baciata da una sceneggiatura che alla fine della prima stagione si era rivelata davvero sorprendente.
Avevamo lasciato l’equipaggio della Discovery sventare un attacco che avrebbe sì risolto il conflitto con i Klingon ma ne avrebbe anche annientato la vita sul loro pianeta natale Qo’noS. Tutto questo fronteggiando sia una infiltrazioni klingon sia quella dei doppelganger malvagi dell’Universo Specchio fra cui quella del loro stesso Capitano, Lorca. L’equipaggio, insignito delle maggiori onorificenze, si era quindi diretto su Vulcano per riportare a casa l’ambasciatore Sarek e per imbarcare il nuovo capitano ma non prima di aver ricevuto una richiesta d’aiuto da parte dell’USS Enterprise e del suo Capitano, Pike.
La premiere della seconda stagione, intitolata Brother, parte subito con la Discovery che, rispondendo alla richiesta di aiuto della Enterprise, accoglie il suo nuovo capitano… ovvero Pike. Pur scontrandosi con la diffidenza dell’equipaggio, Pike ha subito una missione: investigare alcune distorsioni energetiche apparse contemporaneamente e da cui proviene uno strano segnale.
La prima di queste distorsioni, l’unica con coordinate precise, è dove viene fissata la rotta della nave approdando così in un campo di asteroidi dove viene rinvenuto un vascello medico della Federazione. A bordo c’è un’unica sopravvissuta e molti feriti e Pike coadiuvato ovviamente da Burnham riesce a compiere per il rotto della cuffia la missione di salvataggio.
Apprendiamo che alla Enterprise è stato ordinato di non prendere parte al conflitto con i klingon, risoltosi in un armistizio, e che la nave ha comunque bisogno di riparazioni. L’ordine ha però fiaccato l’equipaggio compreso Spock – di cui Burnham è sorellastra come appreso durante la prima stagione – e soprattutto che gli asteroidi godono di alcune incredibili proprietà energetiche.
Burnham incuriosità dalla richiesta di congedo di Spock rovista nei suoi effetti personali sulla Enterprise scoprendo che il fratellastro potrebbe essere in pericolo: le coordinate della sua posizione infatti puntano al centro delle distorsioni energetiche.
Star Trek: Discovery comincia la sua seconda stagione in maniera indefessa e con lo stesso piglio della precedente grazie ad un episodio solido che riesce sia a fare il proverbiale punto sulla situazione sia ad introdurre i nuovi personaggi iniziando a seminare gli indizi per le nuove trame.
In Brother – abbandonate per il momento le suggestioni “politiche” della prima stagione che strizzavano l’occhio a The Next Generation e Deep Space Nine – si ritorna ad atmosfere più classiche con una missione di salvataggio su un asteroide che serve a corroborare poi tutte le sottotrame tutte ugualmente interessanti: dalle proprietà degli asteroidi – le nuove spore? – all’armistizio con i klingon e quindi alle conseguenze della guerra soprattutto su chi non l’ha combattuta come Pike e soprattutto Spock.
Anson Mount giganteggia nel ruolo di Pike con il suo fascino da uomo del sud di una vecchia star hollywoodiana che ben si amalgama con la risolutezza della protagonista Sonequa Martin-Green.
L’episodio quindi è denso e pur incollando lo spettatore allo schermo grazie alle ottime scene d’azione, e ad una GCI ad altissimo budget, ma richiede anche un alto livello di attenzione: distrarsi potrebbe significare perdere le connessioni che portano poi al finale dell’episodio che stabilisce con tutta probabilità quello che sarà il tema portante della stagione.
Non ci poteva essere inizio migliore per questa seconda stagione e Star Trek: Discovery si dimostra il prodotto migliore sia in TV che al cinema per quanto riguarda la fantascienza, tutto il resto può solo fermarsi ad osservare e imparare.