Maria Regina di Scozia di Josie Rourke | Recensione
Pubblicato il 19 Gennaio 2019 alle 16:00
Arriva in Italia il film d’esordio di Josie Rourke, Maria Regina di Scozia, con protagonisti Margot Robbie, Saoirse Ronan, David Tennant e Guy Pearce.
La regista teatrale Josie Rourke esordisce in ambito cinematografico in un film ordinato dal punto di vista visivo ma completamente sbandato da quello narrativo, con una sceneggiatura che è sì ben scritta ma incentrata sulla meno interessante delle due protagoniste, le regine Maria ed Elisabetta, interpretate rispettivamente da Saoirse Ronan e Margot Robbie.
I due ruoli, già ampiamente visti al cinema fin dagli inizi del novecento nei corpi di Bette Davis, Katharine Hepburn, Judi Dench, Helen Mirren, Vanessa Redgrave e Cate Blanchett, non vengono sviluppati allo stesso modo, con la Robbie completamente tralasciata in favore di una Ronan petulante e infantile, ridotta a icona pop femminista completamente svilita dall’anacronismo dei suoi ideali: il film vorrebbe spingerci a credere che la decapitazione della regina di Scozia sia stata figlia di complotti e intrighi di corte, ma a ben vedere pare che il protagonista la tomba se la sia scavata da sola, in quanto sistematicamente sorda ai numerosi consigli degli uomini che la circondano, mossa da una sicurezza nei propri mezzi e nella propria sessualità assolutamente troppo moderni per l’epoca.
Il concetto sarebbe anche interessante a livello tematico (mostrarci una donna che non appartiene al tempo in cui è costretta a vivere) ma cinematograficamente viene sviluppato poco, e il ritratto che esce fuori della monarca sembra quello di una bambina capricciosa. Ben altra storia l’Elisabetta della Robbie, che come la Elisabetta di Claire Foy vista in The Crown capisce che il trono è e sempre sarà maschio, che per governare non si può essere femmine ma bisogna rinunciare al proprio essere e diventare Stato. Peccato però che il suo personaggio, ben più femminista e avanguardista della decantata protagonista (lei, al contrario di Maria, rifiuterà di sposarsi, una mossa geniale) abbia un ruolo quanto mai secondario.
Regina di Francia a 16 anni e vedova a 18, Maria fa ritorno nella sua natia Scozia per reclamare il suo trono legittimo, governato però dalla regina di Inghilterra Elisabetta I, sua cugina. Ciascuna delle due giovani monarche percepisce la “sorella” come una minaccia ma, allo stesso tempo, ne subisce il fascino. Tradimento, ribellione e cospirazioni all’interno di ogni corte metteranno in pericolo entrambi i troni e cambieranno il corso della storia. O almeno è quello che il film dovrebbe dirci sulla carta.
Ed è vero che Beau Willimon, sceneggiatore de Le Idi di Marzo e showrunner di House of Cards, guarda tanto al dramma politico con Kevin Spacey quanto agli intrighi de Il Trono di Spade (che belli gli interni del palazzo di Maria, che sembrano quelli di Roccia del Drago), ma la Rourke, eccettuata qualche ottima trovata di montaggio e più in generale un buon gusto per l’impostazione del quadro (anche grazie alla splendida fotografia pittorica del dop John Mathieson, storico collaboratore di Ridley Scott) non riesce mai ad amalgamare bene tutti questi elementi, e la narrazione di conseguenza ne perde tanto in ritmo quanto in pathos.
Davvero puerile il tentativo di associare la figura di Maria ad una martire (quanto è arrogante questa protagonista? Perché dovremmo tifare per lei?), e anche poco riuscito a livello filmico: la regista prova a farcelo capire con un vestito rosso, ma saranno due comparse a doverne spiegare il significato.