Zartana – Lo stregone Blues di Enzo Rizzi e AA.VV. | Recensione

Pubblicato il 19 Gennaio 2019 alle 11:00

Una nuova miniserie di Cut-Up Publishing capace di spazzare via mostri tra le sabbie del deserto a suon di musica.

Non stupisce affatto, fin dalla copertina, vedere associato il nome di Enzo Rizzi a un fumetto colmo di mostri capelloni, pistole e del buon sano hard rock. Il suo nome, portato negli anni al fianco del demone Heavy Bone, il killer delle star della musica rock, adesso si discosta leggermente dalla sua creatura più conosciuta per calarsi in mezzo a polverose pianure e botti di whiskey, in un horror western riconoscibile a distanza di un miglio per il puzzo di morte.

Zartana – Lo stregone blues perde del tutto il tratto di Rizzi per essere affidato ad altri disegnatori, sia professionisti che nuovi del settore. Un mix letale di matite firmate da Stefano Cardoselli, Vincenzo Carratù, Gian Marco De Francisco e Alfonso Elia calano il lettore dentro a un mondo popolato da vampiri e licantropi, che si fanno la guerra a suon di pistolettate. I due vampiri “esorcisti”, Zartana e suo fratello Snake, collaborano per eliminare il demone Stagger Lee dal corpo di un povero innocente, grazie alle dolci note di una vecchia chitarra a ritmo di blues.  Ma da lì si ritroveranno a dover affrontare vecchi nemici, risalenti a un eterno passato…

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Nella seconda parte del volume si mescolano amore, sesso, fedeltà, tradimenti e bugie all’interno di un popolo di vampiri immortali, capaci di vivere anche alla luce del sole grazie a un siero che li rende molto simili agli umani. Si torna a scavare nel passato più recente di Zartana, nella sua pacifica vita che in realtà nasconde complotti dal finale amaro e inaspettato.

L’oscurità dei tratti degli autori si mescolano armoniosamente con i toni della narrazione: oltre alla sceneggiatura del volume, Enzo Rizzi si occupa anche della regia dei disegnatori stessi, assegnando a Cardoselli il compito di rappresentare un presente appena accennato, dal tratto frenetico e confuso, che lascia spazio ai dettagli degli sguardi d’odio o d’intesa tra i personaggi; a De Francisco e Carratù viene designato il compito di mettere nero su bianco la piccola comunità di vampiri e il loro vivere civile, con un tratto morbido e dettagliato, degno di un albo Bonelli; a Elia sono state assegnate le pagine di chiusura del volume dove la tranquilla vita di Zartana viene sconvolta da un improvviso attacco nemico, definito con chiaroscuri netti e di lontana ispirazione milleriana.

Lo stregone blues di Rizzi si rifà fisicamente a Lemmy Kilmister, leader del gruppo hard rock Motorhead (riconoscibile dal baffo “Mutton chop” e dagli inconfondibili porri sul viso), oltre ad assomigliargli anche per la “cazzutaggine” e per il carattere indomito. Così facendo, lo sceneggiatore non si distacca più di tanto dai temi dei suoi lavori precedenti: riesce però a portare su nuovi piani narrativi alcune star realmente esistite, facendole rivivere su universi paralleli in linea con la loro personalità. Dopo la scomparsa del leader dei Motorhead pochi anni fa, non si può che dargli lunga (ed eterna) nuova vita tra le pagine di Zartana, grazie alla penna di Enzo Rizzi.

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