Le Voci dell’Acqua di Tiziano Sclavi & Werther Dell’Edera | Recensione

Pubblicato il 11 Gennaio 2019 alle 11:00

Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, coadiuvato dal disegnatore Werther Dell’Edera, si cimenta per la prima volta in un romanzo grafico edito da Feltrinelli Comics con un risultato alienante e inquietante lontano da qualsiasi logica commerciale che ci racconta le nevrosi di un uomo e la fine del suo mondo.

Il nome di Tiziano Sclavi rimane ancora oggi indissolubilmente legato a Dylan Dog, personaggio che non solo ha creato ma anche contribuito a rendere grande, ed estremamente popolare, con una serie di storie che muovendosi palesemente nel fumetto di genere sconfinavano in riflessioni esistenziali  più o meno palesi colpendo anche i lettori meno attenti e perspicaci.

E’ indubbio inoltre che Sclavi sia entrato nel novero degli scrittori di fumetti più influenti italiani, uno dei primi scrittori nel senso lato del termine cioè capace dare una sua impronta al fumetto italiano senza ausilio del tavolo da disegno come tanti suoi illustri colleghi e predecessori, fate voi la lista. Questa precisazione – criptica se non addirittura ridonante ai più – è importante per capire quello che è il nocciolo stesso di questo Le Voci dell’Acqua ovvero il primo romanzo grafico di Sclavi che si cimenta così nuovamente con il fumetto dopo il ritorno su Dylan Dog di qualche anno fa con l’albo 362 intitolato enfaticamente Dopo un Lungo Silenzio.

Ne Le Voci dell’Acqua seguiremo Stavros, un uomo afflitto da quelle che sembra essere diverse fobie, se non addirittura patologie, e il suo peregrinare in una città continuamente battuta dalla pioggia. Stavros affronterà quindi traumi e paure sullo sfondo di un carosello di personaggi assurdi, improbabili e anch’essi dilaniati da fobie e nevrosi mentre quella che sembra essere la fine del mondo sembra avvicinarsi completamente ignorata da tutti. Ma è davvero la fine del mondo o solo la fine di un mondo, quello di Stavros, che si sta avvicinando?

Quella di Sclavi è una narrazione estremamente rarefatta che si rifà in parte a certi stilemi della mai troppo lodata Vertigo – e a Neil Gaiman in particolare – ma anche a certa fantascienza alienante ed inquietante nonché a David Lynch, regista maestro “dell’assurdo”, con tanto di omaggio al suo The Elephant Man.

Il romanzo concertato dall’autore ha sì un protagonista – Stavros – ma in realtà sono le sue nevrosi e fobie ad essere il perno su cui ruota una vicenda che si configura a tratti quasi come un romanzo a puntate in cui ogni capitolo reclama la propria autonomia strutturale e tematica.

La morte, soprattutto, l’amore, poco e sfuggevole di qualsivoglia tipo, prendono allora il sopravvento in una diegesi sempre in bilico, mai certa, il cui orrore più grande è la vita con la sua ineluttabilità ed indifferenza fino all’epilogo assurdo eppure familiare e in cui lo stile di Sclavi è fortemente riconoscibile.

Le matite del romanzo sono affidate a Werther Dell’Edera, disegnatore dal tratto da sempre riconoscibile e personale che qui si concentra soprattutto proprio sul tratteggio e sulla linea confezionando un lavoro “minimale” ma estremamente impressionista in cui sono evidenti gli echi dei grandi maestri Toppi e Battaglia soprattutto, una prestazione come sempre ineccepibile da parte del disegnatore di origini baresi.

Le Voci dell’Acqua è una lettura non facile che farà sicuramente la gioia degli amanti di certe atmosfere “british” ma attenzione perché qui di Dylan Dog c’è veramente poco, o veramente tanto dipende da quanto bene conoscete l’Indagatore dell’Incubo e soprattutto il suo creatore.

L’edizione Feltrinelli Comics è come al solito agile ed essenziale, un brossurato che non presenta extra di sorta.

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