Caput Mundi: Nero 3 – Caduta dal Paradiso | Recensione
Pubblicato il 4 Gennaio 2019 alle 16:00
Si conclude con il terzo albo la seconda stagione di Caput Mundi: chi avrà la meglio fra Nero e La Mummia per il controllo di Roma e non solo?
Il secondo numero di Caput Mundi – Nero aveva visto il teatro dell’azione spostarsi da Roma a Milano, in un triangolo che coinvolgeva però anche Napoli, e al cui centro c’era una pennetta USB contenente delle misteriose informazioni. L’albo – la nostra recensione QUI – si era poi concluso con il confronto fra Nero e La Mummia, spalleggiato dai silenziosi ma letali salvadoregni, nel vagone di un treno.
Il terzo ed ultimo capitolo intitolato Caduta dal Paradiso si apre con un breve flashback relativo alla “resurrezione” de La Mummia per poi ricostruire a ritroso gli eventi che ci riporteranno da Milano a Roma. Vedremo quindi come il confronto sul treno si era concluso in netto favore della Mummia con Nero gravemente ferito e soccorso dai suoi alleati Greta, Eva e L’Uomo Invisibile.
Il piano della Mummia sembra quindi filare liscio e, in un braccio di ferro con la potentissima Camorra, il tutto si risolverà ovviamente a Roma e in un momento topico per la città: l’inaugurazione della nuova Piazza San Pietro e proprio quando i due candidati sindaci si alterneranno sul palco per arringare la folla.
In una girandola di eventi scopriremo il contenuto della pennetta USB, il suo collegamento con la lotta per la poltrona di sindaco di Roma, e come alcuni personaggi siano stati mossi in maniera sapiente dalla Mummia a suo vantaggio mentre un intraprendente Nero ha architettato un piano quasi perfetto con l’aiuto di un inaspettato alleato.
Roma, pur vivendo nuovi momenti di panico e assistendo ad un battaglia fra licantropi, è “salva”. Chi sarà il suo nuovo Re? e soprattutto il pericolo rappresentato dalla Mummia è davvero scongiurato?
Caput Mundi: Nero 3 – Caduta dal Paradiso è una perfetta e degna conclusione di una serie che saputo rileggere e rielaborare il meglio non solo della prima stagione ma anche della serie madre, quella con protagonista il vampiro siciliano Pietro Battaglia, concretizzando in maniera credibile un universo narrativo “nuovo” eppure estremamente familiare nel panorama della narrativa nostrana – cinematografica, televisiva e cartacea – che si rifà al neo-neorealismo di stampo crime facendolo virare con sicurezza, e maestria, verso territori più “fumettosi” ma non meno pregnanti.
Se con il precedente albo il duo Michele Monteleone/Dario Sicchio aveva confezionato una sceneggiatura quasi perfetta, con questo terzo albo i due scrittori preferiscono giocare di fino fornendo una prova che, travalicato il semplice esercizio di stile, risulta tanto intricata quanto coinvolgente.
La prima metà dell’albo è infatti un lungo susseguirsi di flashback e avvenimenti concatenati che si dipanano mutuando lo stile di una certa scuola cinematografia – mi viene in mente Jackie Brown giusto per fare un paragone noto ai più – in cui le tessere del puzzle vengono gettate su un immaginario tavolo per poi prendere lentamente ma inesorabilmente forma in un quadro studiato in maniera certosina.
Pur essendo subito evidente che tutti gli avvenimenti puntino al confronto finale fra Nero e La Mummia, i due autori riescono comunque a ritagliare il giusto spazio per i personaggi “secondari” e a concludere così la serie lasciando la porta aperta per una terza stagione.
La maturità di Monteleone e Sicchio trova nelle matite Giorgio Spalletta – coadiuvato da Susanna Mariani nel layout delle tavole 122-142 – un’ottima valvola di sfogo per un albo che alterna momenti di azione a momenti di confronto fra i personaggi ed il cui grado di difficoltà è comunque alto vista la struttura non lineare della narrazione. Il disegnatore si difende in maniera davvero egregia cercando di mediare fra la più classica scuola bonelliana – impostazione della tavola e precisione anatomica – e il dinamismo della scuola americana – per le scene d’azione – ma per assurdo i momenti migliori sono quelli in cui il tratto si fa meno realistico mostrando una certa influenza “argentina” e ricordano Carlos Trillo. Il solito Pierluigi Minotti illustra il lungo flashback iniziale con tratto chiaroscurale e che si traduce in una sequenza sulfurea.
Completano il quadro l’impeccabile lavoro di Maria Letizia Mirabella al lettering e la mostruosa copertina di Marco Mastrazzo che chiude un trittico di lavori su Caput Mundi: Nero davvero eccezionale!
In attesa di annunci sulla eventuale terza stagione di Caput Mundi, un plauso va fatto sicuramente a Editoriale Cosmo che ha saputo intercettare e sviluppare, in seno alla tradizione del fumetto di genere e popolare italiano, una inedita digressione narrativa ancorata però a quelle che sono le tendenze narrative più in voga attualmente.