Una mostra per Carlo Rambaldi: il creatore di E.T.

Pubblicato il 24 Dicembre 2018 alle 15:00

La Fondazione Carlo Rambaldi sta girando l’Italia con una esposizione di oggetti, memorabilia, fotografie, ed i tre premi Oscar appartenenti al maestro di Effetti speciali.

Carlo Rambaldi è soprannominato “L’uomo delle Stelle” per diversi motivi: ha curato gli effetti speciali di film fantascientifici leggendari come Alien, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, e soprattutto E.T. l’Extraterrestre. Partendo dall’Italia ha conquistato Hollywood, dove nei suoi primi sei anni di collaborazioni ha ottenuto quattro nomination agli Oscar e tre vittorie (rispettivamente per King Kong, Alien ed E.T.). Ma Carlo Rambaldi è l’uomo delle stelle anche perché nel paesino vicino Ferrara dove nacque nel 1925, e dove visse per tutta la sua infanzia, agli inizi degli anni Venti cadde un piccolo meteorite che il barbiere del paese raccolse e custodì nel suo negozio all’interno di una teca. La fantasia del piccolo Carlo, e la sua passione per lo Spazio, nacquero proprio in quel momento, attorno a quella meteora caduta a pochi passi da casa.

Carlo Rambaldi è morto il 10 agosto del 2012 (proprio nella notte delle stelle cadenti) a Lamezia Terme, in Calabria. Dopo aver conquistato Hollywood si ritirò nelle terre calabresi per stare più vicino alla figlia, residente proprio a Lamezia. Morì nel silenzio e nella quiete. Viveva ormai in disparte, lontano dal mondo dello spettacolo. Ma dopo la sua scomparsa il ricordo delle sue imprese lo riportò nuovamente alla ribalta.

Così, per preservarne la memoria, e per trasmettere alle nuove generazioni l’arte di quegli effetti speciali frutto di una maestria tutta artigianale (e senza l’intervento del digitale) è nata la Fondazione Carlo Rambaldi. La mostra organizzata dalla fondazione, dedicata alla storia ed al percorso del maestro scomparso, sta facendo il giro d’Italia, ed i suoi membri (con Victor e Daniela Rambaldi su tutti) cercano di coltivare i giovani talenti che incontrano in giro per il Paese (oltre a raccogliere fondi per acquistare giocattoli da destinare ai bambini delle zone di Guerra). La fondazione, infatti, organizza masterclass, laboratori e borse di studio per offrire a tanti ragazzi l’opportunità di imparare l’arte e la professione del curatore degli effetti speciali, facendo apprendere l’utilizzo delle tecniche artigianali (comprese anche quelle meccaniche e robotiche), nelle quali Carlo Rambaldi è stato maestro incontrastato.

Abbiamo avuto l’opportunità di vedere una delle mostre organizzate dalla Fondazione Carlo Rambaldi. L’esposizione si è  tenuta a Vibo Valentia, presso il Valentianum – Camera di Commercio, dal 18 al 21 dicembre, ed ha permesso agli appassionati di cinema e fantastico di vedere dal vivo alcuni dei pezzi da collezione (con i tre premi Oscar inclusi) che rendono questa esposizione unica nel suo genere.

Il curatore della mostra Marcello Baretta ci ha guidato nel percorso della mostra, aiutandoci ad esplorare la vita e le opere di Carlo Rambaldi. E tra le tante storie che riguardano lo straordinario percorso nel mondo dell’arte e dello spettacolo di questo grande Maestro abbiamo voluto raccontare quella che ha fatto entrare definitivamente nella leggenda Carlo Rambaldi: la creazione di E.T. l’Extraterrestre.

GIRATE PAGINA PER SCOPRIRE LA STORIA DELLA NASCITA DI E.T.

UNA STORIA D’AMORE E FANTASCIENZA

spielberg, ET, Mangaforever

Siamo nel 1980, Steven Spielberg ha in mano il soggetto di un fanta-horror che racconta di una razza aliena che invade una zona di campagna degli Stati Uniti, ma che subito dopo l’invasione dimentica un alieno sul nostro Pianeta.  Il titolo provvisorio del film è Night Skies. Spielberg però non è convinto del progetto e lo accantona.

Ma, nel 1981, mentre sta girando i Predatori dell’Arca Perduta, il regista chiede alla sceneggiatrice Melissa Mathison (allora compagna di Harrison Ford) di creare una storia sul canovaccio di Night Skies. In quel periodo stavano riaffiorando nella mente del regista molti ricordi di gioventù, alcuni di essi abbastanza dolorosi, come il divorzio dei genitori. All’epoca il giovane Steven, per allontanarsi dalla solitudine e dalla tristezza immaginò di aver accanto a sé un piccolo alieno. Per questo motivo lo spunto finale di Night Skies (l’alieno rimasto abbandonato sulla Terra) divenne la base su cui costruire una pellicola che si basasse sull’amicizia tra un bambino ed un extraterrestre intitolata E.T. and Me. 

L’idea di base voleva che l’alieno protagonista dovesse essere brutto ma non spaventoso. Spielberg perciò chiese a Rick Backer, un curatore di trucco ed effetti speciali abbastanza lanciato, di creare l’alieno. Il risultato finale fu sconfortante: l’extraterrestre era sì brutto, ma anche terrorizzante. Per riuscire a rendere al meglio l’idea di un alieno capace d’ispirare affetto in un bambino il regista decise allora di affidarsi a quella persona che qualche anno prima creò per Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo il piccolo alieno Puck, ovvero Carlo Rambaldi.

E.T.: UN PO’ ENISTEIN, UN PO’ GATTO HIMALAYANO

ET, Rambaldi, Mangaforever

Rambaldi aveva in casa un gatto himalayano che, quando cercava di conquistarsi il suo affetto, spalancava le palpebre e mostrava grandi occhi azzurri. Quando Spielberg chiamò Rambaldi, dicendogli che E.T. doveva sembrare innocente, l’artista pensò subito al suo gatto.

Rambaldi prendeva spesso ispirazione da animali realmente esistenti per dar vita alle sue creazioni: quando creò King Kong, ad esempio, decise di andare allo Zoo di San Diego, ed osservando il volto di un gorilla realizzò un dipinto che servì da base per costruire un protagonista sì imponente e terrorizzante, ma anche molto umano.

Per conferire intelligenza allo sguardo di E.T. Rambaldi s’ispirò a grandi intellettuali del Novecento: uno su tutti fu Albert Einstein. Allo stesso tempo l’extraterrestre doveva essere anche un po’ sfigato, per questo motivo Rambaldi creò un corpo con gambe piccolissime e collo lungo. Se fosse stato umano E.T. sarebbe quindi sembrato, rapportato alla corporatura media di un bambino dei tempi, un perfetto nerd.

Ma rendere un personaggio creato meccanicamente capace di trasmettere empatia non era semplice. Per questo motivo Rambaldi utilizzò una serie di elementi per modellare la pelle di E.T. attorno al prototipo elettronico. Il risultato fu sbalorditivo: la tangibilità del corpo del piccolo alieno fu uno degli elementi vincenti del personaggio, e dell’intero film. Una prova di genio di Rambaldi, difficile da replicare, considerando che, oltre al lattice, gli altri sei elementi utilizzati per creare la pelle dell’extraterrestre sono tutt’ora segreti.

La pelle incredibilmente tangibile e realistica di E.T. creò però dei problemi di perfomance sulla lunga durata. Nel corso delle riprese i modellini del personaggio vennero continuamente sottoposti a trattamenti per mantenere la pelle efficace e performante. Ma i grossi sforzi per ottenere questi risultati hanno comunque lasciato dei segni. Infatti, la scena del film che Steven Spielberg definisce la sua inquadratura perfetta, mostra E.T. in primo piano mentre scorge l’arrivo dell’astronave che lo riporterà a casa. Analizzando con attenzione il volto del personaggio si può notare un piccolo buchino all’altezza di una guancia, dal quale si può denotare lo stato di usura e disfacimento della pelle.

Carlo Rambaldi, Mangaforever
La “sindone” di E.T.: ecco cosa è rimasto della sua faccia

Prima di dare l’addio al modellino di E.T. (per il quale vennero usati in alcune scene anche due nani che ne indossarono i panni) Rambaldi volle prendere quella faccia in decomposizione ed imprimerla su un piano: quella che sarebbe la “Sindone” di E.T. l’extraterrestre è tutt’oggi in esposizione nelle mostre della fondazione Rambaldi.

L’UOMO DELLE STELLE

carlo rambaldi, mangaforever

Carlo  Rambaldi non ebbe mai, durante la sua infanzia, un amico immaginario alienoide così come accadde a Spielberg. Ma quel piccolo extraterrestre era forse il simbolo massimo di tutto il suo amore per l’arte, la fantasia, la scienza, e la vita: dolce come il suo gatto Himalayano; prodotto con le migliori tecniche artigianali, meccaniche ed elettroniche; dallo sguardo intelligente come quello di Einstein; e, soprattutto, simbolo di quello Spazio che fin da piccolo ha sempre ammirato ed ispirato le sue creazioni.

Così come David Bowie anche Carlo Rambaldi è un po’ l’Uomo delle Stelle, un altro genio consegnato all’arte ed allo spettacolo per donare creazioni che un normale terrestre non potrebbe nemmeno immaginare.

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