Moon Knight – Notti di Luna Piena | Recensione
Pubblicato il 18 Dicembre 2018 alle 11:00
Arrivano le storie anni ottanta di Moon Knight, il singolare supereroe dalle personalità multiple dell’Universo Marvel! Non perdete questo volume scritto da Doug Moench e disegnato dal rivoluzionario Bill Sienkiewicz!
Moon Knight è senza dubbio uno degli eroi più strani della Marvel. Esordì in appendice a una rivista in formato gigante dedicata a Hulk e si intuì subito che le sue storie si discostavano dalle atmosfere tipiche della Casa delle Idee. Il personaggio, infatti, rimaneva spesso coinvolto in situazioni macabre e inquietanti, molto più realistiche di quelle presenti nelle serie Marvel. Ma ciò che davvero lo differenziava dagli altri giustizieri in calzamaglia era l’aspetto psicologico.
Moon Knight, infatti, aveva tre personalità distinte: Marc Spector, mercenario dai metodi aggressivi e spietati; Steven Grant, miliardario che viveva in una villa degna di Bruce Wayne; e Jake Lockley, tassista abituato a frequentare i bassifondi. Per giunta, era collegato a una divinità egiziana, Khonshu, di cui era l’avatar. Come è facile intuire, non si parla quindi di un uomo mentalmente stabile. Era imperfetto, in ossequio al concetto dei ‘supereroi con super problemi’ di Stan Lee.
Dopo queste apparizioni, la Marvel fece uscire nel 1980 un comic-book a lui dedicato che per diverso tempo ottenne un buon riscontro da parte dei lettori. Panini Comics propone ora in volume i primi quindici numeri della serie. L’autore è Doug Moench, all’epoca parecchio attivo in ambito Marvel e conosciuto, tra le altre cose, per diversi episodi di Fantastic Four dai toni inusuali. Sin dal principio, inserisce Moon Knight in contesti realistici, sebbene non manchino, comunque, i supercriminali.
La sua nemesi principale è il generale Bushman che spesso sarà responsabile di macchinazioni ai danni dell’eroe. Ma Moon Knight si scontra sovente con maniaci, serial killer, spacciatori, insomma con malintenzionati che sembrano usciti da un articolo di cronaca. La maggior parte degli episodi ha una struttura auto-conclusiva e Moench segue i parametri dei telefilm polizieschi e dei thriller. Ma ci sono, tuttavia, momenti che potremmo definire horror.
Nel n. 6, per esempio, Moon Knight deve vedersela con un’orda di zombi; nei nn. 7 e 8 dovrà risolvere gli spaventosi effetti di un allucinogeno che ha colpito la popolazione di New York; e anche i villain hanno una valenza terrificante, come nel caso dell’intimidente Morpheus che esordisce nel n. 12. Vanno poi segnalati il n. 3 che introduce Mezzanotte, personaggio ricorrente nella saga di Moon Knight, e il n. 13, incentrato su un curioso team-up con Devil alle prese con il farsesco Jester.
Un ruolo di primo piano lo ricoprono poi la bella Marlene, grande amore di Moon Knight, e il fido Frenchie, componenti fissi del cast della serie. I testi di Doug Moench sono efficaci, malgrado risultino un po’ datati, ma nel complesso le storie sono interessanti. I disegni sono di Bill Sienkiewicz, il rivoluzionario illustratore di Elektra: Assassin, Stray Toasters e altri capolavori. Tuttavia, qui è ancora lontano dall’attitudine impressionista che lo renderà celebre ed è ancora legato al modello di Neal Adams, suo iniziale punto di riferimento.
L’aspetto grafico della serie è valido ma se vi aspettate l’impostazione pittorica che ha fatto di Bill uno degli artisti più acclamati dei comics rischiate di rimanere delusi. Sienkiewicz, infatti, incominciò a sperimentare solo con gli ultimi episodi di Moon Knight che purtroppo in questo volume mancano e, successivamente, con la celebrata run di New Mutants scritta da Chris Claremont. C’è dunque da sperare che
Panini Comics decida prima o poi di stampare anche quelle storie. In ogni caso, il volume ha il merito di proporre un personaggio dalle grandi potenzialità e non sempre usato nel migliore dei modi.