The Climber vol. 2-10: Recensione

Pubblicato il 14 Marzo 2012 alle 09:30

L’emozionante manga di Shin’ichi Sakamoto continua a stupire volume dopo volume: quali vette avrà raggiunto Buntaro Mori, l’uomo solitario?

The Climber vol. 2-10

Autore: Shin’ichi Sakamoto, Jiro Nitta (romanzo originale)
Editore: J-POP
Provenienza: Giappone
Anno di Pubblicazione: 2011-2012
Prezzo: € 5,90, 13×18, 200 pp, b/n + col., sovraccoperta

Prosegue a ritmo spedito la serializzazione di The Climber, il seinen “rivelazione” di Shin’ichi Sakamoto, che, oltrepassato il giro di boa, continua a raccontarci il percorso di vita del protagonista Buntaro Mori, adolescente dotato di eccezionale talento nella scalata.
Un percorso scandito dal passare del tempo, e proprio la cornice temporale permette di suddividere la storia in archi narrativi che corrispondono a una diversa tappa della crescita del ragazzo.

Nei volumi due e tre restiamo al tempo del liceo: innanzi tutto assistiamo alla conclusione della competizione Seaside Cup, il cui esito permette al liceo Yokosuka Nord di formare un club di climbing ufficiale. Anche Mori entra a far parte del club supervisionato dal professor Onishi, il quale organizza una gita in montagna per far allenare i ragazzi.
Il carattere solitario di Mori prende il sopravvento anche in questa occasione, e il ragazzo, come stregato dal richiamo della natura, si avventura in una scalata in solitaria; il caso vuole che l’impresa venga documentata da Kurosawa, un giornalista senza troppi scrupoli che fa finire il ragazzo (e il liceo che frequenta) in prima pagina tra mille polemiche. Buntaro diventa così la causa dello scioglimento del club, e ancora una volta i fantasmi del passato lo assalgono rafforzando la sua convinzione di non essere fatto per stare in società.
Kurosawa è rimasto tuttavia colpito dall’abilità di Mori, e, a caccia di ulteriori scoop, invita il giovane sullo Yatsugatake. Là Buntaro è protagonista di una nuova scalata in solitaria, un’impresa che inizia a cambiare il tono del manga, fino a quel momento più legato alla tradizione dello shonen manga sportivo: gli autori iniziano a svelare i pericoli e le insidie della montagna in maniera piuttosto realistica e cinica, dapprima attraverso flashback che ci mostrano il drammatico passato che lega Onishi e Kurosawa, un tempo compagni di climbing, e poi con una sequenza inaspettata che piomba come un macigno alla fine del terzo volume, mettendo fine anche alla vita di uno degli attori in campo.

Con il quarto volume assistiamo al primo dei salti temporali che caratterizzeranno lo sviluppo dell’opera e all’inizio di un arco narrativo che prosegue nei toni duri dei capitoli precedenti. Due anni dopo gli eventi che hanno sconvolto le vite dei membri del club di climbing ritroviamo Buntaro non più tra i banchi di scuola, ma come lavoratore per una ditta di congelatori.
Il giovane conduce una vita sempre più in solitudine, con un unico pensiero ad accompagnarlo durante tutta la giornata: scalare vette sempre più alte, obiettivo in funzione del quale sfrutta ogni momento possibile (come le pause o il percorso verso e da il luogo di lavoro) per allenarsi duramente, sfuggendo ogni contatto sociale con i colleghi.
Ancora una volta il motore degli eventi è costituito da Kurosawa, il quale coinvolge Buntaro nell’ambizioso progetto dell’associazione 14 Mountain: entrare nella spedizione che mira a scalare la parete orientale del K2, una parete ghiacciata non ancora conquistata all’uomo. Mori, inizialmente riluttante, entra a far parte della squadra, che si prepara all’impresa simulando la scalata del K2 sulle Alpi Giapponesi settentrionali: vengono introdotti nuovi personaggi con cui Mori deve suo malgrado relazionarsi, ciascuno con un proprio vissuto alle spalle e con motivazioni personali che li spingono verso l’impresa, tutti ben tratteggiati non solo nella caratterizzazione grafica ma anche in quella caratteriale e nelle dinamiche di gruppo.

La narrazione diventa sempre più tesa e coinvolgente, in un crescendo di grandissima intensità emotiva dove il pathos e la tensione vengono amplificati attraverso l’uso di flashback che spezzano in continui cliffhanger il presente, mandando il lettore in debito di ossigeno per tutta la durata della lettura.
I pericoli della montagna, accennati in precedenza, travolgono “a valanga” i protagonisti, i quali si trovano a fronteggiare situazioni da disaster movie al limite della sopravvivenza, ritratte in maniera sì spettacolare ma soprattutto credibile.
E Sakamoto ci regala delle pagine memorabili, in cui le immagini e i testi sono perfettamente in sintonia, rafforzandosi a vicenda, dove il talentuoso disegnatore trova anche il modo di sbizzarrirsi in soluzione grafiche ardite e allo stesso tempo poetiche che catturano, senza apparire meri vezzi fini a se stessi, gli stati psicologi alterati dei protagonisti in situazioni tanto estreme.

Il tragico epilogo della simulazione, che ha il suo apice emozionale nel volume 8 — tra i più intensi finora, cala il sipario sulla seconda fase della vita di Buntaro, che nel volume 9 ritroviamo quattro anni più tardi in un nuovo contesto ma ancora caratterizzato dalla solitudine: vive sul monte Fuji collaborando come volontario alla misurazione e monitoraggio per un agenzia meteorologica.
Se il volume nono è la classica quiete dopo la tempesta, caratterizzandosi come momento di passaggio, il decimo tankobon ricomincia a scuotere la vita di Buntaro: da un lato rientra in scena una vecchia conoscenza che trama alle spalle del protagonista, dall’altro gli viene offerto un vero e proprio lavoro come ricercatore universitario. Riuscirà finalmente a trovare il proprio posto nella società, nonostante un carattere che lo porta sempre al di fuori della vita in gruppo, senza rinunciare alla montagna?

Complessivamente The Climber si conferma quindi volume dopo volume una serie appassionante e in continua crescita, che, impreziosita da una veste grafica di alto livello, non si adagia sugli allori della tradizione del classico manga sportivo cercando invece nuove direzioni per sorprendere e convincere chi legge.

Nulla da segnalare sull’edizione J-POP, a parte qualche sporadica sbavatura nelle ricostruzioni grafiche; per il resto i volumi, morbidi da sfogliare, presentano una buona carta e stampa, e una brossura resistente.
Puntuale ed esaustivo l’apparato di note che spiega i termini tecnici dell’arrampicata.

VOTO: 8

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