Superboy n. 2 – Gli Uomini Vuoti – Recensione
Pubblicato il 13 Marzo 2012 alle 10:16
Si concludono le vicende pre-reboot di Superboy scritte dal geniale Jeff Lemire! E stavolta il nostro Conner Kent dovrà affrontare minacce occulte in una story-line dagli inquietanti toni horror valorizzata dalle matite di Pier Gallo e altri abili penciler!
Superboy n. 2 – Gli Uomini Vuoti
Autori: Jeff Lemire (testi), Marco Rudy, Daniel Hor, Pier Gallo, Pete Woods, Cafu, Bit, Paulo Siqueira, Andrew Mangum (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Prezzo: € 10,95, 16,8 x 25,7, pp. 128, col.
Data di pubblicazione: marzo 2012
Nella recensione del primo numero di Superboy avevo scritto che era strano pensare a un autore anti-convenzionale come Jeff Lemire alle prese con un comic-book di supereroi e affermavo che il serial dedicato al giovane Conner Kent, giustiziere creato nei laboratori Cadmus e frutto dell’unione del dna di Superman e del suo acerrimo nemico Lex Luthor, era decisamente mainstream nei toni ma nello stesso tempo caratterizzato da atmosfere narrative anomale. E questa seconda uscita che include i nn. 7-11 della testata originale che precedono il reboot DC ne è la conferma.
Conner vive a Smalville, a casa di Ma’ Kent; frequenta il liceo; ha un amico nerd, Simon Valentine (che in questa sequenza assumerà un ruolo importante) e si sente attratto dalla bella Lori, nipote di Lex, e peraltro geneticamente imparentata con Conner, sebbene non riesca a dimenticare la sua ex Wonder Girl. E l’ambientazione delle story-line è, appunto, la cittadina rurale di Smalville, paese apparentemente idilliaco colpito da una grave crisi economica e lontano anni luce dai tipici contesti urbani di molti comic-book statunitensi.
Tuttavia, non sono mancati i guai. Innanzitutto, il misterioso Straniero Fantasma è apparso diverse volte, avvisando Superboy di un pericolo imminente; e villain come Poison Ivy e il Parassita non hanno mancato di tormentare il nostro eroe; per giunta, un ragazzino, Psionic Lad, dotato di vasti poteri, è giunto dal futuro per ragioni che solo ora scopriremo e che non riguardano, come aveva fatto abilmente credere Lemire, Conner ma qualcuno a lui vicino.
Lo scrittore che già aveva delineato una story-line intrigante ora ingrana la quarta e sviluppa tutti gli elementi narrativi introdotti in precedenza. È chiaro che c’è una minaccia e non è riconducibile ad alieni ma ad una forza terrificante le cui origini risalgono al passato di Smalville, collegata a faide famigliari e ad azioni indicibili. Lemire costruisce, con il pretesto di una storia di supereroi, un sofisticato horror psicologico, con riferimenti all’occultismo e alla stregoneria, rappresentando, in chiave metaforica, il lato oscuro dell’entroterra americano, tra bambini mutilati sacrificati in efferati rituali, culti tenebrosi ed entità demoniache.
In alcuni momenti si riscontrano omaggi palesi a David Lynch e al suo Twin Peaks (cosa che Lemire aveva fatto pure in Signor Nessuno della Vertigo) ma esistono anche altre suggestioni, a cominciare dalla psichedelia (specie nel primo, splendido episodio dell’albo, dove l’autore si diverte a citare un classico team-up tra Superman e Swamp Thing scritto dal sommo Alan Moore in cui l’Uomo d’Acciaio subiva gli effetti di una pianta allucinogena) per finire alla classica fantascienza da b-movies degli anni cinquanta. Lemire, inoltre, dimostra di saper giocare con i vasti meandri del DC Universe, utilizzando character inconsueti come il mago Arion, senza rinunciare ai rimandi al mito di Atlantide, e il Principe Vichingo, glorioso eroe fantasy della casa editrice. I testi sono di buona fattura con dialoghi ben impostati.
E la parte grafica è valida: il nostrano Pier Gallo, penciler regolare di Superboy, fa un ottimo lavoro e caratterizza in maniera personale Conner, Simon, Psionic Lad e Lori, con una costruzione inventiva della tavola. E due episodi sono abbelliti dall’arte di alcuni artisti ospiti: quello psichedelico già citato si segnala per la superba perizia visiva di Marco Rudy e Daniel Hor che ben rappresentano il trip del malcapitato Conner (e non vanno trascurati i colori di Jamie Grant e Dom Regan); mentre un altro, imperniato su differenti livelli temporali, è impreziosito dai contributi di Pete Woods, Cafu, Bit, Paulo Siqueira e Andrew Mangum. Insomma, Superboy di Jeff Lemire non va sottovalutato e merita un tentativo.