Solo – I Sopravvissuti del Caos – Integrale di Oscar Martin | Recensione
Pubblicato il 3 Dicembre 2018 alle 17:00
Renoir Comics racchiude in un unico cartonato i primi tre volumi di Solo la serie fantasy/post-apocalittica dell’autore spagnolo Oscar Martin.
In tempo per Lucca Comics and Games 2018, Renoir Comics raccoglie in un unico cartonato i primi tre volumi di Solo – la serie postapocalittica con animali antropomorfi – firmata dal talento spagnolo Oscar Martin, di cui l’editore milanese pubblica anche La Gilda, con il titolo I Sopravvisuti del Caos.
Dopo innumerevoli guerre, nucleari, chimiche, biologiche, il pianeta è stato completamente distrutto e si sono manifestati alcuni cambiamenti nell’ecosistema e nelle forme di vita. Animali antropomorfi, uomini e mutanti ingaggiano una lotta senza fine per la sopravvivenza dove tutti sono prede e predatori in un circolo senza fine. Non c’è erba, né frutta. Non c’è vegetazione e non ci sono erbivori. Non c’è compassione né speranza né pace. C’è solo fame. Ormai nessuno è in cima o alla base della catena alimentare, tutti sono predatori armati, pericolosi e affamati. Molto affamati!
In questo scenario post-apocalittico facciamo la conoscenza di Solo un topo che raggiunta la “maggiore età” è costretto a lasciare la casa di famiglia: il cibo non basta per tutti e i più piccoli hanno la precedenza. Inizia così il viaggio di Solo in un mondo desertico e devastato alla ricerca di qualsiasi mezzo che gli permetta di sopravvivere; il giovane topo addestrato dal padre al combattimento entra così in contatto con un “rottamaio” – ovvero un gestore di oasi dove si possono scambiare armi e viveri – il quale, notando le sue impressionanti capacità, lo cattura e lo rende un gladiatore.
La questione è semplice sopravvivere nelle arene, offrire uno spettacolo degno d’attenzione, e poter poi competere in un gioco mortale orchestrato dal Governatore, in palio la libertà per il gladiatore vincitore e l’accesso ad una delle poche città degli umani per il suo “padrone”. Indurito dai mesi nelle arene, e divenuto un guerriero ormai disilluso, Solo si guadagnerà la libertà riprendendo i suoi pellegrinaggi.
Però anche il più forte dei guerrieri può essere vinto dalla fame e dopo essere stato ripetutamente attaccato viene miracolosamente soccorso approdando in un villaggio di soli topi dove si insedierà stabilmente. Ma le battaglie da combattere non solo fisiche e per sopravvivere spesso bisogna combattere anche con sé stessi prima di raggiungere la tanto agognata felicità.
Quello creato da Oscar Martin è un mondo tanto semplice quanto brutale ed è “smorzato” dai suoi protagonisti che, dietro il carattere antropomorfo, nascondo non solo una complessità notevole ma incarnano anche con immediatezza quello che sarà “l’umore” della storia che andranno a raccontare.
Animali, uomini, mutanti – Martin strappa quasi una pagina dal grande Jack Kirby e dal suo Kamandi per lo sfondo della sua storia centrifugandolo in una serie di influenze che attingono sì al cinema, il Mad Max di George Miller per il primo libro e Spartacus per il secondo, ma diluendole poi nella terza parte, conclusione di una ipotetica trilogia, con una svolta molto intimista ma non meno efficace.
Come perno della narrazione, almeno nei primi due capitoli, c’è la lotta per sopravvivenza – l’idea atavica della fame, dell’istinto come forma di scontro primordiale in un mondo dove gli animali sono protagonisti ma anche vittime di coloro i quali dovrebbero essere all’apice della catena alimentare e che dimostreranno tutta la loro ferocia e ignoranza nel terzo capitolo ovvero gli umani.
Questa lotta contribuisce a (de)costruire il protagonista che dopo aver lottato strenuamente contro i suoi simili e non solo, improvvisamente si ritroverà, nella terza parte, a lottare contro sé stesso e contro l’incapacità di afferrare una felicità fino a quel momento impensabile.
In questo lavoro di costruzione/decostruzione la sceneggiatura si intreccia fortemente con il lavoro che l’autore spagnolo fa al tavolo da disegno. Il disegno non realistico è baciato da un tratto incredibile tanto solido quanto dinamico, attento alle anatomie quanto al character design e al world building.
Sono soprattutto le scene d’azione ad impressionare non solo per il dettaglio ma anche per la loro plasticità e per le coreografie orchestrare dal disegnatore che spesso sfruttano l’orizzontalità della pagina anziché la verticalità come nella scuola americana.
In tutto questo c’è la componente verbale in cui i dialoghi cedono progressivamente il passo a didascalie, soluzione effettivamente un pò inusuale nel fumetto moderno e più commerciale, dapprima votate a descrivere in terza persona la situazione di Solo – riprendendo un certo Conan firmato Roy Thomas – per poi tramutarsi in una riflessione profondissima e a tratti commovente dello stesso protagonista.
Solo – I Sopravvissuti del Caos – Integrale è un titolo sorprendente che unisce in maniera formidabile azione e introspezione. Al di là dei suoi protagonisti, gli animali antropomorfi, si tratta di una storia estremamente solida e profondamente riflessiva.
Il volume cartonato targato Renoir Comics è una confezione di prestigio con una veste grafica semplice ma efficace. Pur mancando qualsiasi riferimento all’autore e/o all’opera – non ci sono né introduzione né postfazione – c’è da segnalare il corposo apparato di extra con schede dettagliatissime sui personaggi – imitando quasi i bestiari di certi giochi di ruolo – e una bella gallery di illustrazioni.