Le Terre dei Giganti Invisibili di Giada Tonello | Recensione
Pubblicato il 28 Novembre 2018 alle 17:00
Il libro vincitore del Lucca Project Contest 2017 arriva, edito da Edizioni BD, per portare il lettore in un’emozionante e intima dimensione fuori dal tempo.
Al giorno d’oggi, viviamo in un mondo dove messaggi e informazioni entrano continuamente nel nostro cervello: pubblicità, slogan, riferimenti meccanici che sembrano portare il linguaggio ad un livello d’astrazione estremo, facendoci spesso perdere la cognizione e l’ascolto della nostra voce interiore.
Nella maggior parte dei casi, non siamo più abituati a riflettere interiormente sul valore concettuale ed emotivo delle parole, facendoci sfuggire completamente quel significato “altro” che solo il linguaggio interiore può dare; ecco dunque che, in una tradizione così pragmatica delle immagini e delle parole, Giada Tonello propone ai lettori, grazie ad Edizioni BD, un’opera totalmente anticonvenzionale, situata in un tempo mitico, primordiale, capace di far emergere tutto il nostro stato “umano” originale attraverso il solo uso del disegno.
La volontà è quella dunque di ribaltare completamente i punti d’appoggio convenzionali del lettore, con coraggio ed infinita poeticità; caratteristiche apprezzate e premiate al Lucca project contest 2017, di cui proprio l’opera della Tonello è stata vincitrice.
- CAOS PRIMORDIALE
Cercare di estrapolare una semplice trama all’interno di un fumetto senza testi come Le Terre dei Giganti Invisibili sarebbe, oltre che riduttivo, anche e soprattutto fuori luogo: tutti i personaggi sono e non sono, protagonisti di un tempo mitico e psicologico capace di raccogliere in sé simbolicamente tutti gli elementi originali, comprese la vita e la morte.
L’opera si apre e si chiude ciclicamente con una bambina, che potremmo (forse) definire una delle poche àncore che ci legano ad un tempo “terreno”: entrati quasi come “iniziati” attraverso una sorta di “rito di passaggio” del personaggio nel nostro “tempo dei cominciamenti” (che è sacro, come ci indicano prettamente alcune tavole), cominciamo a fare i conti con il viaggio di un piccolo gigante roccioso alla metaforica ricerca di un suo posto del mondo.
I luoghi, le azioni e gli animali presentati hanno tutti una funzione prettamente simbolica-allegorica, tanto poco esplicita quanto, proprio per questo, funzionale all’obiettivo di portare ancora di più il lettore nel vivo dei suo tempo mitico interiore. Il filo rosso che tiene unito questo fenomenale tessuto emotivo ed evocativo può essere sicuramente riscontrato nel tema della maternità, evocato in maniera “carnale” (e forte in questo senso è l’immagine del ragazzo che torna nell’utero) ma analizzato su un piano quasi spirituale, attraverso lo spazio ed il tempo.
- IL SACRO TEMPO DEI COMINCIAMENTI
Con un disegno delicato, intimo, che verrebbe da definire quasi fuori dal nostro tempo consumista proprio per le velate corrispondenze simboliche che il tratto evoca (e che calca in maniera ottimale la strada già battuta da Pedrosa in un must come Tre Ombre) Giada Tonello ci regala un pezzo di sé, e allo stesso tempo un nuovo pezzo di noi, portandoci all’interno di una dimensione “altra” nella quale, al momento della lettura, possono abitare solamente il lettore stesso, la sua profonda interiorità e quella dell’artista, con quest’ultima mediata dall’efficace e non invasivo disegno, medium verso il sacro e segreto tempo dei cominciamenti.