Upgrade di Leigh Whannell | Recensione
Pubblicato il 22 Novembre 2018 alle 15:00
Arriva in Italia Upgrade, nuovo film Blumhouse diretto da Leigh Whannell e con protagonista Logan Marshall-Green.
Con Upgrade la Blumhouse ha sfornato il suo capolavoro e Leigh Whannell si è confermato come uno dei più promettenti autori del panorama b-movie americano. C’è un gusto particolare nel mettere in scena questa storia, che come i suoi antagonisti è stata assemblata con parti provenienti da terze parti (le citazioni sono tantissime), che è talmente evidente da catturare lo spettatore e trasportarlo di forza in questo mondo, che sembra già visto ma al quale viene conferita una sua unicità.
Ultimamente tutti i piccoli scifi indipendenti a basso budget usciti per la sala cinematografica sono stati etichettati – a volte anche a ragione – come la versione estesa di un episodio di Black Mirror, ma definire Upgrade in tal senso sarebbe alquanto riduttivo: il film di Whannell, che viene dalla saga di Saw come sceneggiatore e che già aveva fatto vedere buon cose con Insidious 3 – L’Inizio (il suo esordio nel lungo), scava nella mitologia del b-movie underground statunitense degli anni ’70-’80, prende un po’ di RoboCop e un po’ de Il Giustiziere della Notte, dà a Logan Marshall-Green la stessa missione di vendetta che aveva Charles Bronson nel film di Michael Winner ma piuttosto che scavare nella satira sociale alla Paul Verhoeven si getta in velate riflessioni filosofiche di stampo prettamente nipponico (la relazione uomo-macchina/organico-inorganico di Ghost in the Shell o Tetsuo: The Iron Man di Shinya Tsukamoto). Ma se non avrete voglia di coglierle rimarranno lì, sepolte da 100 minuti di puro intrattenimento che è un mix fra Matrix e John Wick.
In un futuro prossimo, ancora troppo lontano per le macchine volanti e il meteo instabile di Blade Runner ma abbastanza vicino per droni-poliziotti che pattugliano le strade e automobili con pilota automatico, Grey Trace (Marshall-Green) è un uomo fuori dal tempo, pratico e al quale piace sporcarsi le mani, e infatti fa il meccanico e aggiusta auto d’epoca che ancora vanno a benzina. E’ sposato con Asha, che invece è l’opposto di lui, non solo è al passo coi tempi ma costruisce il futuro lavorando per una compagnia che sviluppa super-tecnologie, e infatti porta i pantaloni in casa.
Dopo un terribile incidente Grey rimarrà tetraplegico, ma grazie al dispositivo STEM non solo riacquisterà le facoltà motorie, avrà anche accesso al prossimo passo dell’evoluzione umana: metà macchina e metà umano, dovrà trovare gli assassini di sua moglie.
Upgrade è tutto ciò che Venom sarebbe dovuto essere, scarno e diretto, violento, divertente, compatto e privo di compromessi: se Ruben Fleischer per il suo cinecomic con Tom Hardy avesse attinto da una storia così asciutta e focalizzata, se ci avesse fatto sentire così tanto i dilemmi e i drammi del suo protagonista, se ci avesse dato un rapporto così concreto di causa ed effetto nella relazione fra simbionte e ospite (come sono belli i dialoghi fra Grey e il dispositivo STEM), allora forse sarebbe stato ricordato come uno dei migliori cinecomic mai realizzati. Le cose come sappiamo sono andate diversamente, ma per fortuna Leigh Whannell, Logan Marshall-Green (che è il fratello più alto di Hardy) e soprattutto Jason Blum sono arrivati per rimediare.