Superman e L’Anello Nero n. 2 – Recensione

Pubblicato il 10 Marzo 2012 alle 09:21

Si conclude la saga imperniata sul tentativo di Lex Luthor di impossessarsi del potere degli Anelli delle Lanterne con un albo scritto da Paul Cornell e disegnato da abili artisti e che include il memorabile n. 900 di Action Comics!

Superman e L’Anello Nero n. 2

Autori: Gail Simone, Paul Cornell (testi), Marcos Marz, Pete Woods, Jesus Merino, Dan Jurgens, Rags Morales, Ardian Syaf, Jamal Igle, Gary Frank (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Prezzo: € 12,95, 16,8 x 25,7, pp. 176, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2012

Come ho avuto modo di scrivere in altre occasioni, un eroe non può esistere senza un nemico e il suo valore è determinato dalla statura e dal carisma del suo più acerrimo avversario. L’Uomo Ragno non sarebbe lo stesso se non ci fosse Goblin; Capitan America risulterebbe meno intrigante se non si contrapponesse al Teschio Rosso; e Batman è inconcepibile se non c’è il Joker a infastidirlo. Nel caso specifico di Superman, quindi, si può affermare con sicurezza che il primo supereroe della storia non avrebbe senso se il perfido Lex Luthor non lo tormentasse.

Nel corso di più di settant’anni di vita editoriale, uno dei più rilevanti villain del DC Universe è stato descritto in svariati modi: scienziato pazzo; farsesco criminale non dissimile da qualsiasi gangster; infido manipolatore e così via. Nel periodo post-Crisis il geniale John Byrne lo concepì come un audace e spietato uomo d’affari il cui potere era costituito dall’immenso impero economico da lui posseduto e dai legami con la malavita e con gli ambienti politici e finanziari degli Stati Uniti.

In seguito i vari autori che si sono succeduti al timone dei mensili di Supes hanno accentuato questa impostazione, dotando il character di un fascino inquietante ma indiscutibile e rendendolo molto complesso. Luthor è un poco di buono ma non si considera malvagio; è, anzi, sinceramente convinto della giustezza delle proprie azioni e ritiene che i suoi gesti siano nell’interesse del genere umano. Nella sua concezione deviata e distorta, è Superman il male e il nemico dell’umanità, poiché i suoi grandi poteri di origine aliena rendono, a suo dire, i terrestri insignificanti.

Tale convinzione lo spinge non solo a contrastare con ogni mezzo possibile l’Uomo d’Acciaio ma anche a cercare di ottenere un potere che possa metterlo nelle condizioni di distruggerlo. Ed è proprio un simile impulso la base narrativa di una splendida sequenza scritta da Paul Cornell e pubblicata su Action Comics, iniziata mesi fa da Planeta con il titolo Superman e L’Anello Nero e ora giunta a conclusione con un secondo volume tradotto da RW-Lion.

Cornell si collega alle vicende del crossover Blackest Night. In quella stupenda saga, Lex si era momentaneamente impossessato del potere degli anelli dello spettro emozionale. Ansioso di riottenere quelle capacità, si mette alla ricerca degli anelli delle Lanterne Nere. Nel numero precedente le macchinazioni di Luthor lo avevano condotto a scontrarsi con avversari del calibro di Deathstroke, Vandal Savage e Gorilla Grodd e non era mancata neanche Death, la mitica sorellina di Morfeo in una delle sue rare apparizioni in una storia non Vertigo.

In questa seconda uscita, Luthor continua la ricerca e stavolta dovrà vedersela, oltre che con Vandal Savage, pure con gli ambigui e amorali Segreti Sei (in un piacevole episodio del loro serial scritto dalla brava Gail Simone), con la Lanterna Arancio Larfreeze, con il Joker e con il temibile Brainiac. Tutto comunque confluisce nel devastante novecentesimo numero di Action Comics in cui appare l’Uomo d’Acciaio, naturalmente, nonché Superboy, Steel, l’Eradicatore e Superman Cyborg. Luthor riuscirà ad acquisire capacità pressoché divine ma ciò implica la comparsa del terribile Doomsday, colui che uccise Superman in una delle sequenze più memorabili del fumetto americano.

Cornell delinea una story-line coinvolgente, dai toni cosmici e classicamente supereroici, che ha il pregio di farsi leggere con piacere, riuscendo a dosare i momenti di pathos con quelli più riflessivi. I testi sono ben impostati così come i dialoghi e la trama, pur non innovativa, è di qualità. E la parte grafica è ottima. Pete Woods e Jesus Merino, in particolare, con il loro tratto ombroso, riescono a rappresentare in maniera efficace le atmosfere cupe degli spazi siderali che fanno da sfondo alla vicenda; ma va tenuto d’occhio il celebrativo n. 900 di Action Comics che comprende numerosi penciler ospiti e cioè Dan Jurgens, Jamal Igle, Ardian Syaf, Rags Morales e, soprattutto, il raffinatissimo Gary Frank che realizza forse le pagine migliori dell’episodio. Insomma, la conclusione di Superman e L’Anello Nero non è da trascurare.

Voto: 7

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