Mister No Revolution – Vietnam di M. Masiero & M. Cremona | Recensione

Pubblicato il 22 Novembre 2018 alle 11:00

Sergio Bonelli Editore rilancia uno dei suoi eroi “perduti” nel primo di tre volumi che rileggono le sue origini ed il percorso che faranno diventare Jerry Drake l’avventuriero Mister No.

“Cosa sarebbe successo se…” è uno dei grandi quesiti con cui il fumetto americano ha giocato sin dagli anni ’60 con un certo successo dai mitici “What if..” della Marvel agli Elseworld della DC e Sergio Bonelli Editore prova una operazione che ne recupera in qualche modo quello stesso retrogusto con Mister No Revolution.

Come sapranno i fan e lettori del personaggio, Jerry Drake ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale diventando poi Mister No, antieroe che viveva le sue avventure nell’Amazzonia, fondendo passioni e suggestioni del suo stesso creatore ovvero Guido Nolitta – al secolo Sergio Bonelli.

Quello stesso “percorso” viene spostato in avanti di qualche anno, in Mister No Revolution infatti troviamo Jerry Drake impegnato in un’altra guerra, quella sporca e insensata del Vietnam.

Fra una incursione e l’altra nella giungla del ‘Nam del Sud, in logoranti scaramucce con i Vietcong, riviviamo i mesi precedenti alla partenza di Jerry in una New York in pieno fermento beatnik e hippie dove una sfortunata storie d’amore lo porta ad arruolarsi pur avendo concretamente di disertare.

E’ una guerra sporca e Jerry lo vive sulla propria pelle non solo perché viene ferito ma anche perché lui e il suo plotone subiscono una imboscata altrettanto “infame” che sfrutta la debolezza di giovani uomini gettati sul campo di battaglia di una guerra per loro incomprensibile.

I lunghi di giorni di prigionia saranno scanditi da torture e vessazioni interrotte solo dal provvidenziale intervento di alcuni commilitoni. Intanto Jerry si è guadagnato per la prima volta il soprannome di Mister No…

E’ intrigante l’operazione proposta da SBE e da Michele Masiero in Mister No Revolution che però pecca un po’ di coraggio quando si tratta di affondare davvero il colpo.

L’operazione di retelling delle origini di Jerry Drake sono in questo senso ineccepibili mostrando tutta l’esperienza e la padronanza di Masiero alla sceneggiatura e la sua famigliarità con il personaggio. L’approccio si muove quindi in bilico fra maliconia e desiderio di fuga da una realtà in così veloce mutamento da non poter essere compresa pienamente né da Jerry né dalla sfortunata Maryann che trova rifugio nel proibito.

Le origini fanno da sfondo al campo di battaglia dove l’autore evita accuratamente di dipingere il conflitto come foriero di onore e valore addirittura arrivando quasi a smorzare quel senso di cameratismo tipico del genere che riaffiora solo poi nella drammatica parte finale.

Se da un lato vi è indiscutibilmente sia nel ritmo che nella struttura narrativa l’influenza della tradizione bonelliana – e probabilmente inconsciamente la volontà di non “scontentare” i lettori storici del personaggio – dall’altro la letteratura bellica e le sue influenze sono evidentissime prendendo a piene mani soprattutto da una serie di pellicole di culto – da Il Cacciatore passando per Platoon piuttosto che Apocalypse Now e Good Morning Vietnam – consegnando sì un background famigliare ma sfiorato solo “superficialmente”.

Pulitissima ed efficace la parte grafica affidata a Matteo Cremona che con tratto sicuro e affusolato sposa una perizia anatomica con una costruzione della tavola chiara e ordinata a tratti di derivazione francese. L’approccio è anche realistico – per quanto riguarda inquadrature e storytelling – nelle scene d’azione senza cadere in trovate hollywoodiane che avrebbero inficiato tutto l’apparato tematico-narrativo dell’opera.

Menzione d’onore va fatta anche ai due coloristi Luca Saponti e Giovanna Niro che scelgono una palette fra i grigi e gli ocra per una New York non ancora uscita dagli anni ’60 e invece una dai verdi brillanti per un Vietnam tanto rigoglioso quanto insidioso.

Ottima la cura cartotecnica del volume cartonato confezionato dalla casa editrice milanese in cui spicca un corposo apparato redazionale incentrato sul contesto in cui sono ambientate le avventure del “nuovo” Mister No.

In definitiva con Mister No Revolution ci troviamo davanti ad una storia anche di guerra che riprende gli stilemi classici della letteratura legata al Vietnam senza però donarle quel pizzico di personalità che l’avrebbero potuta accostare ad altre operazioni più o meno recenti di casa SBE come Il Pianeta dei Morti o il filone narrativo del Giovane Tex.

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