Riverdale 3×05 – The Great Escape | Recensione

Pubblicato il 15 Novembre 2018 alle 20:30

Mentre Betty e Jughead continuano parallelamente le loro indagini, Veronica scopre il brutto giro in cui Archie è stato costretto ad entrare dal direttore del riformatorio.

Quello della scorsa settimana settimana era stato uno degli episodi che aveva mostrano perché Riverdale è una serie con una marcia in più: il teen drama aveva incontrato, in un cortocircuito citazionistico, uno dei teen movie cult degli anni ’80 – The Breakfast Club – il tutto per raccontarci i retroscena che coinvolgevano gli adulti della cittadina – interpretati dai loro stessi “figli” – ed il misterioso gioco di ruolo G&G – la nostra recensione QUI. Non si trattava però di un lussuoso episodio di passaggio e/o riempitivo ma al contrario era servito per riportare la serie al suo fulcro narrativo originario: il murder mystery.

Il precedente episodio si era concluso con un avvertimento da parte di Alice a Betty: G&G è più di un gioco, è una esperienza totalizzante capace di influenzare anche le menti più scettiche.

Ed è esattamente quello che accade nell’episodio di questa settimana intitolato The Great Escape. Jug è ormai ossessionato dal gioco ed è convinto che in qualche modo sia connesso al tessuto socio-politico di Riverdale, d’altronde il reame dove si svolge G&G – Eldervair – è il sinistro anagramma di Riverdale – e Betty decide quindi di non assecondare il ragazzo ma continuare parallelamente l’indagine.

Veronica intanto scopre le attività in cui Archie è stato coinvolto dal direttore del Riformatorio. Se finora i metodi legali per far uscire Archie di galera non sono serviti è ora è tempo di organizzare una evasione in piena regola.

Il piano messo a punto funziona ma non senza conseguenze fisiche per Archie – che intanto era stato già scaricato come campione dal Direttore – mentre Jughead è sempre più convinto della sua teoria corroborata anche dall’inaspettato e macabro finale che coinvolge proprio il Direttore.

The Great Escape è un eccellente episodio che serve a mischiare le carte in tavola pur appesantito da un inizio leggermente in sordina.

Il parallelismo fra la partita a G&G giocata da Jughead e la rocambolesca fuga di Archie infatti emerge prepotente solo nella parte finale dell’episodio riuscendo anche a creare una discreta tensione che valorizza una sceneggiatura tutto sommato abbastanza semplice e lineare.

Il grande merito dell’episodio di questa settimana è anche quello di far convergere le due anime narrative di questo inizio di terza stagione. L’idea che il gioco di ruolo sia una allegoria di Riverdale funzionava già abbastanza bene di per sé ma funziona ancora meglio quando viene fatto intuire che sia un elaborato sistema per orchestrarne i giochi di potere.

Resta ora da vedere come showrunner e sceneggiatori riusciranno a gestirne i risvolti pseudo-esoterici senza scadere magari nella banalità. Il contrasto creatosi fra Jug e Betty inoltre presuppone filoni narrativi un po’ più separati per i due cosa che francamente non sarebbe male.

Altro grande merito di showrunner e sceneggiatori è quello di aver sfruttato al massimo l’idea di Archie in prigione anche con una serie di richiami e riferimenti ad una certa filmografia senza però abusarne e facendo risultare il tutto frizzante e teso.

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