DC’s Legends of Tomorrow 4×04 – Wet Hot American Bummer | Recensione
Pubblicato il 13 Novembre 2018 alle 20:00
Le Leggende dovranno tornare al 1995 per affrontare una delle minacce più temibili di sempre… degli adolescenti!
Avevamo lasciato DC’s Legends of Tomorrow con un solido episodio di passaggio e dall’ambientazione coinvolgente che aveva cercato di fondere quanto più possibile gli stilemi oramai classici della serie con il background della new entry John Constantine – la nostra recensione QUI. Una delle conseguenze più importanti dell’episodio inoltre è stata l’aggiunta alla squadra di una mutaforma i cui poteri erano stati bloccati proprio quando aveva assunto le sembianze di Amaya.
Dalla Londra invasa dal punk del 1997, in Wet Hot American Bummer le Leggende dovranno tornare indietro al Maine del 1995 in un campo estivo per ragazzi dove, secondo l’anomalia spazio-temporale segnalata, ci furono una serie di misteriose sparizioni attribuite ad un fantomatico mostro del lago.
Ava, Sara, John e Ray decidono quindi di infiltrarsi nel campo come istruttori ma prima di riuscire ad ottenere informazioni utili dovranno lottare sia con i terribili adolescenti che lo popolano sia con i loro caratteri così diversi. Quando due ragazzi scompaiono però è tempo di fare sul serio e grazie ad un intuizione di Amaya, lasciata sulla Waverider con Zari e Mick, Ava e Sara usano una pozione per tornare adolescenti attirando quello che è un nemico molto più pericoloso di un semplice mostro del lago mentre Constantine scoprirà il suo nascondiglio salvando i piccoli prigionieri.
La missione è un successo ma Constantine si è dovuto sforzare e le Leggende iniziano a sospettare che qualcosa non vada nelle sue condizioni di salute. Amaya intanto si è guadagnata un posto nelle Leggende pur dettando regole ben precise.
Wet Hot American Bummer cerca di capitalizzare sul lato più comico della serie ma il risultato sfortunatamente non è apprezzabile.
Pur essendo di fatto un enorme easter egg, spaziando dai fumetti al cinema, l’episodio non decolla quasi mai con una regia che fatica nel rendere interessante un plot privo di veri spunti d’interesse e davvero fiacco in alcuni frangenti. Unica nota positiva è senza ombra di dubbio l’ironia di Constantine che rimane comunque un personaggio “fuori luogo” per grande dell’episodio.
Se la scorsa settimana showrunner e sceneggiatori avevano battuto la strada dell’ambientazione, con un discreto successo, questa settimana ci provano con il lato comico confezionando un episodio che di fatto serve a poco o nulla – escludendo i soliti minuti finali sempre fondamentali in episodi come questo. Insomma troppo poco per raggiungere la sufficienza.
Non è brusca ma è comunque una battuta d’arresto per la serie che si era mossa finora con una certa sicurezza: bisogna dare sostanza soprattutto ad un villain – che è bene sottolinearlo non si è ancora palesato – anche perché i nuovi elementi ed equilibri della squadra sembrano abbastanza delineati.
La sensazione è quella che la serie abbia mascherato bene nei primi tre episodi una certa incertezza che invece si è mostrata tutto in questo episodio in cui l’alchimia fra i membri del cast e il tono scanzonato non bastano. L’episodio di questa settimana ha inoltre evidenziato una preoccupante tendenza a concentrarsi su un nucleo ben preciso di personaggi accantonandone invece altri come Zari e Mick.