I Cosacchi di Hitler – Historica Vol. 70 | Recensione

Pubblicato il 9 Novembre 2018 alle 11:00

Chi erano i cosacchi di Hitler? Ce lo spiegano Valérie Lemaire e Olivier Neuray in questo nuovo straordinario volume della collana Historica! Non perdete una struggente vicenda di amore e morte nel contesto drammatico della Seconda Guerra Mondiale!

Molte opere presentate nella collana Historica di Mondadori Comics sono ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale e I Cosacchi di Hitler non fa eccezione. La vastità e la tragicità di questo conflitto, del resto, consentono di approfondirne tantissimi aspetti ed è ciò che ha fatto Valérie Lemaire. Ha scelto di affrontare un particolare ancora poco conosciuto, riguardante i cosiddetti ‘cosacchi di Hitler’. Ma di cosa si tratta?

Se consideriamo la Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista schematico di tanti libri di storia, possiamo sintetizzarlo così: da un lato c’erano potenze che rappresentavano la tirannia, dall’altro alcune che difendevano gli ideali della libertà e della democrazia. La realtà, però, non è bianca e nera ed è dominata dall’ambiguità morale e dalle esigenze della politica. L’Unione Sovietica si oppose a Hitler ma, come evidenzia Lemaire in questa opera, le sue finalità non erano certo positive.

Stalin intendeva sconfiggere Hitler ma allo scopo di conquistare l’Europa. Di conseguenza, alcuni cosacchi che avevano sperimentato a loro spese gli orrori dello stalinismo decisero di combattere al fianco dei tedeschi. Non erano nazisti e non credevano nell’ideologia hitleriana ma consideravano il Fuhrer un male minore rispetto a quello rappresentato da Stalin. Ma molti non compresero tali sottigliezze e li definirono ‘cosacchi di Hitler’.

I protagonisti della vicenda sono due soldati britannici, Edward e Nicolas. Vengono assegnati alla sorveglianza di un campo per prigionieri tedeschi ma, una volta giunti a destinazione, scoprono di avere a che fare con dei russi. Sono, appunto, i cosacchi di Hitler. Edward è un ragazzo dai modi raffinati, un dandy sarcastico e viziato; Nicolas, invece, è più sensibile e idealista. Malgrado le rispettive differenze, sono legati da profonda amicizia ed entrambi credono nella democrazia e ritengono doveroso opporsi al nazismo. Ma Nicolas presto scoprirà che le cose non sono tanto semplici.

In principio, non riesce a concepire come un russo possa stare dalla parte dei tedeschi ma, interagendo con i cosacchi, apprende le loro vere motivazioni. Rimane colpito dal fascino e dal coraggio di Masha, una prigioniera che odia Stalin e sogna di rifarsi una vita in Europa alla fine del conflitto. Tra loro nasce una storia d’amore che non sarà facile, date le circostanze. Man mano che gli eventi si dipanano, il destino li separerà, con esiti imprevedibili.

Lemaire denuncia l’orrore della guerra ma rinuncia alla risaputa dicotomia buoni/cattivi. Ogni personaggio ha le sue debolezze e anche quelli che potrebbero essere considerati negativi fanno emergere una fragilità interiore che li rende comunque umani. In definitiva, tutti soffrono e ognuno di essi, a suo modo, è un perdente. Vale per i vincitori quanto per i vinti, perché tutti hanno perso qualcosa, un affetto, un legame, una patria o un sogno.

L’autrice descrive un mondo di dolore e disperazione con testi e dialoghi intensi, mai retorici, e la vicenda narrata ha la profondità e la vastità di un romanzo di Hemingway o di Remarque. Sa equilibrare azione e riflessione, proponendo una storia d’amore e guerra in maniera efficace. I disegni sono di Olivier Neuray che ha uno stile elegante, plastico e raffinato, a tratti lieve ed essenziale. Il meglio di sé lo dà quando raffigura i vari personaggi, concentrandosi sulle espressioni dei volti.

Molte vignette sono ricche di dettagli, specialmente per ciò che riguarda le costruzioni d’epoca, le divise dei soldati e dei prigionieri e i paesaggi. Le matite sono impreziosite dai colori cupi ma espressivi di Ruby, perfetti per l’atmosfera tragica e malinconica del fumetto. Insomma, pure stavolta Historica propone un’opera di grande valore che sarebbe davvero un peccato ignorare.

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