Nina che Disagio di Ilaria Palleschi | Recensione
Pubblicato il 30 Ottobre 2018 alle 11:00
L’autrice romana esordisce con non poca ansia…
Ansia da prestazione, ansia nel rimanere senza un lavoro per troppo tempo, ansia nell’approcciarsi con sconosciuti carini, paura di rischiare: sommate, creano una grossa nube di disagio, che rischia di camminare fianco a fianco come quella di fantozziana memoria. BAO Publishing arriva al Lucca Comics & Games 2018 insieme a Nina e alla sua creatrice, Ilaria Palleschi,
Il suo primo romanzo grafico per BAO, dal titolo Nina che disagio, racconta uno stralcio di vita di quelle persone che hanno difficoltà a socializzare e a hanno difficoltà ad uscire dalla loro comfort zone, che cercano di “essere qualcuno” o di diventare l’anima della festa.
Per Nina tutto questo è difficile, così com’è difficile scegliere il giusto outfit per una festa, arrivare in tempo per una battuta, o conversare tranquillamente con il ragazzo carino che ha puntato alla festa. Sì, ma come si fa a essere al centro dell’attenzione di qualcuno? O almeno a essere un po’ meno invisibile di prima?
Ci pensa una vecchina, che le lancia una piccola magia: così la mattina seguente, Nina si ritrova nel suo letto una ragazza fisicamente identica a lei ma caratterialmente agli antipodi. Solare, spigliata, sfrontata, la nuova Nina nel letto non è affatto un ologramma o il frutto della fantasia, bensì una persona in carne e ossa che, nel giro di 24 ore, riesce a trovare un lavoro per la Nina originale e ottiene anche un appuntamento con un ragazzo carino. Tutto davvero bello, fin quando la nuova Nina non svelerà la sua vera identità e darà modo alla prima Nina di affrontare le sue paure e i suoi demoni interiori per poter fare a meno di lei.
- ESISTE UN’ALTRA ME (CHE È MEGLIO DI ME)
Un meltin pot di linguaggi si mescola all’interno del volume: la Palleschi si diverte tantissimo a prendere il personaggio di Nina e a sbatacchiarlo dentro le pagine di carta a suo piacimento. La quarta parete viene abbattuta e la protagonista dialoga direttamente con il lettore, divertendosi con lui e con le pagine all’interno delle quali è rinchiusa. L’autrice mischia stratagemmi narrativi tipici del fumetto con stratagemmi cinematografici: un momento in particolare da sottolineare è in cui la protagonista, camminando assorta nei suoi pensieri, va a sbattere contro il “vetro di carta” che separa la dimensione del fumetto con la nostra dimensione, accorgendosi all’improvviso della presenza di un pubblico che partecipa inconsapevole alle sue giornate.
Dalle curve morbide, tenere e sinuose, il tratto della Palleschi si adagia in maniera fluida sugli sfondi, come in un libro illustrato per ragazzi. I grandi occhi neri ed espressivi delle due Nina sono i protagonisti indiscussi di tutto il libro: quelle iridi profonde e scure accompagnano il lettore dentro la storia, come un’ancora dalla quale non distaccarsi, creando una narrazione fatta di giochi di sguardi e di complicità tra l’impacciata ventiduenne e il curioso spettatore. La versatilità e la poliedricità del tratto dell’autrice si nota anche quando Nina si chiude in sé e nel suo amato mondo (quello del disegno), infatti le citazioni grafiche a Dylan Dog, Calvin & Hobbes e altre figure dell’immaginario comune a fumetti sono create con cura e precisione.
La copertina, tra le tonalità magenta e blu notte che campeggiano incontrastate, imbandisce la storia, con tutte quelle piccole Nina che si arrampicano in ogni dove; questi minuscoli “esserini” rappresentano le piccole (ma fastidiose) ansie con cui ci tocca combattere quotidianamente e che la giovane protagonista riesce (con non poca fatica) a insegnarci a superarle.