Marvel’s Daredevil – Stagione 3 | Recensione
Pubblicato il 20 Ottobre 2018 alle 14:00
E’ finalmente disponibile su Netflix la terza stagione di Marvel’s Daredevil.
E’ passato talmente tanto tempo dalla seconda stagione di Marvel’s Daredevil (quasi due anni e mezzo) che è stato necessario scavare negli annali e ripescare la vecchia recensione di quegli episodi, e rileggendo quell’articolo due cose sono chiare: l’evidente miglioramento nell’abilità della scrittura del sottoscritto e l’errore colossale nel giudicare quella seconda stagione al pari della prima.
Non che fosse meno riuscita, sia chiaro, e comunque ancora oggi rimane nettamente migliore del resto della produzione Marvel-Netflix, ma in retrospettiva la sensazione che quei tredici episodi siano poco focalizzati in confronto a quelli della prima stagione della serie è molto forte: Marvel’s Daredevil 2 è stata ambiziosa, densa di eventi, voleva proseguire la storia di Matt Murdock e contemporaneamente fare tantissime altre cose (introdurre Elektra, lanciare il Punitore in vista di una serie stand-alone a lui dedicata, sviluppare la Mano e preparare il terreno a The Defenders …) e sebbene l’operazione si possa dire riuscita, ad oggi, riguardandola, quella stagione appare leggermente estemporanea.
Probabilmente non è un caso che Marvel’s Daredevil 3 abbia fatto completamente dietrofront e sia tornata alle atmosfere molto più urbane e molto meno ninja della stagione inaugurale, mettendo al centro della vicenda (o del mirino) i due maggiori conflitti che da sempre fanno l’essenza dell’anima del personaggio principale, vale a dire quello con Dio e quello con Wilson Fisk: ripartendo dai minuti conclusivi dell’ultimo episodio di The Defenders, la terza stagione della prima serie Netflix ambientata nel Marvel Cinematic Universe si rifà all’ossatura del seminale Born Again di Frank Miller e David Mazzuchelli e ci tira dentro tanti altri elementi di corredo da tutta una serie di celebri run a fumetti (saranno fondamentali anche determinati passaggi del ciclo di Brian M. Bendis e il suo seguito diretto scritto da Ed Brubaker) per dipingere un vero e proprio affresco nichilista che studi e rifletta sulle tante complessità e contraddizioni di un personaggio contraddittorio e complesso come Matt Murdock.
Parla da solo, questo nuovo Matt, parla da solo e vede cose che non ci sono, il suo suo padre a volte ma molto più spesso Kingpin, il machiavellico boss della malavita che lui più di tutti ha contribuito a mettere dietro le sbarre ma che proprio dalla prigione in cui l’ha rinchiuso riuscirà a colpirlo più duramente di quanto non sia mai stato colpito. E’ un Matt titubante, un Matt Giobbe che si sente continuamente vessato dal Signore, un Signore in cui non crede più; e non crede più nemmeno in se stesso, ha definitivamente abbandonato l’identità di Matt per essere Daredevil ventiquattro ore su ventiquattro, come a voler sfidare l’autorità di Dio e sostituirsi a lui come difensore degli indifesi.
Dopo l’impianto a dieci episodi dell’ormai defunta Marvel’s Iron Fist che la compagnia di streaming on demand aveva già sperimentato sulla maggior parte delle sue più recenti uscite (Mindhunter e Hill House, giusto per citare i top di gamma), si torna al formato dei tredici episodi ma per Daredevil la sensazione è che questo non sia ancora un handicap, e del resto non lo è mai stato: c’è tantissimo da dire, dalla trasformazione dell’agente FBI Benjamin Pointdexter in Bullseye (Wilson Bethel), dall’arco narrativo di Karen e Foggy (i soliti Deborah Ann Woll e Elden Henson), dalla storia dell’ambizioso Ray Nadeem (Jay Ali) a quella straziante di suor Maggie (Joanne Whalley), tutto mentre si studiano le personalità ambivalenti ma allo stesso tempo molto simili di Matt (un Charlie Cox perfetto, con le sue pose sghembe e le sue smorfie) e Wilson (Vincent d’Onofrio), due facce della stessa medaglia che non possono vivere separate, al punto di entrare l’uno nella testa dell’altro.
Con scene d’azione coreografate in maniera ancora più dettagliata e avvincente (immancabile il solito piano sequenza, lungo più dei due precedenti messi insieme e completamente folle per audacia e visione) e il solito ritmo sofisticato nello sviluppo della vicenda, Marvel’s Daredevil si conferma il miglior prodotto possibile nella collaborazione fra MCU e Netflix, e più in generale una delle migliori opere audiovisive tratte dal mondo dei fumetti.