The Children Act – Il Verdetto di Richard Eyre | Recensione

Pubblicato il 25 Ottobre 2018 alle 20:00

Arriva in Italia il nuovo film di Richard Eyre, The Children Act – Il Verdetto, con Emma Thompson e Stanley Tucci.

Figlio diretto del grande dramma impegnato sempre più raro al cinema al giorno d’oggi, The Children Act – Il Verdetto di Richard Eyre sa come porre domande sofisticate su religione, legge, famiglia e matrimonio e riflettere sulla fragilità dei legami intorno ai quali tutti questi elementi della società si fondono.

Tratto dal romanzo La Ballata di Adam Henry (The Children Act in originale) scritto nel 2014 da Ian McEwan, che qui torna come autore della sceneggiatura, il film ruota intorno alla questione etica del children act, una legge inglese del 1989 con la quale il Parlamento cerca di assicurare, garantire e promuovere il benessere dei minori nel Regno Unito.

La trama ruota intorno alla figura dell’eminente giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye (Emma Thompson), che nel bel mezzo di una crisi coniugale col compagno di una vita Jack (Stanley Tucci), è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio della sua funzione, dalla quale dipenderà non solo il futuro della sua carriera ma anche la vita di un bambino: Adam (il Fionn Whitehead visto in Dunkirk) è un diciassettenne malato di leucemia che ha assolutamente bisogno di una trasfusione per sperare di riuscire a salvarsi.

Il problema è rappresentato dalla sua famiglia, appartenente al culto dei Testimoni di Geova e che considera immorale l’atto di mescolare il proprio sangue con quello di un’altra persona: il ragazzo, non ancora maggiorenne, riflette fermamente l’idea dei genitori ed è pronto a lasciarsi morire pur di tenere fede al proprio credo.

Ma il children act consente a Fiona di intervenire e dopo un primo incontro con Adam, un ragazzino dalle grandi potenzialità e dal forte umorismo, la donna deciderà di salvargli la vita. Fra i due nascerà quindi un legame fortissimo, che per il giovane ragazzo potrebbe trasformarsi anche in qualcosa di più.

La Thompson non la scopriamo certo oggi, è semplicemente eccellente quando si tratta di dare vita a personaggi difficili e contraddittori e soprattutto a scene emotivamente impegnate e impegnative: la necessità di seppellire i propri sentimenti per questo ragazzino un po’ sfrontato ma così tremendamente pieno di vita gliela leggi negli occhi, nascosta nel profondo, mentre il resto del suo corpo dimostra la freddezza d’ordinanza che ci si aspetterebbe da una donna di legge.

Soprattutto è il regista che riesce nel compito difficilissimo di catturare l’equilibrio sottile che separa gli istinti protettivi della donna alla tensione sessuale crescente dell’adolescente infatuato. In questo senso il film ricorda molto lo stile di The Reader – A Voce Alta di Stephen Daldry, se pur andando in tutt’altra direzione. E viene fatto anche dell’ottimo lavoro col personaggio di Stanley Tucci, il marito di Fiona, che non viene mai dimenticato:  le sue esigenze da uomo egoista vengono trattate con la medesima attenzione da parte del regista, che lo sfrutta per sollevare questioni completamente opposte rispetto a quelle della vicenda principale ma ugualmente interessanti, ugualmente attuali, e che soprattutto controbilanciano il rapporto crescente fra Fionda e Adam: cosa succede quando la carriera, o nuove priorità o altri desideri interferiscono nella camera da letto coniugale?

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