Halloween di David Gordon Green | Recensione

Pubblicato il 26 Ottobre 2018 alle 15:00

Arriva in Italia il nuovo film di David Gordon Green, Halloween, sequel diretto dell’omonimo capolavoro diretto nel 1978 da John Carpenter.

E’ vero che il nuovo Halloween di David Gordon Green è il miglior film della saga slasher dal 1978, cioè dal capitolo originale diretto da John Carpenter, ma solo perché i successivi nove, da Halloween 2 di Rick Rosenthal (1981) al secondo Halloween 2 di Rob Zombie (2009), sono stati tutti abbastanza pessimi.

Green e Danny McBride, autore della sceneggiatura, decidono così di ignorarli tutti e puntare direttamente alla fonte primigenia, riempiendo la propria opera di omaggi e rimandi più o meno velati all’intero franchise, reclutando Carpenter (che ha curato le musiche, di gran lunga la cosa migliore di questo sequel) e perfino la protagonista originale Jamie Lee Curtis (che però era già tornata altre volte nella saga). In tutto questo però non riesce ad emergere l’obiettivo principale del film, che si ferma esattamente a metà strada fra sequel-remake (diciamo pure legasequel) o vera e propria lettera d’amore al leggendario capostipite del cinema horror, e nell’indecisione generale ci si dimentica in pieno la cura per la costruzione della tensione in quasi tutte le scene chiavi.

E’ il 31 ottobre del 2018, sono passati quarant’anni dai macabri eventi della notte di Halloween del 1978 e la cittadina di Haddonfield si sta preparando ad una nuova notte delle streghe. Tutti sembrano essersi dimenticati di Michael Myers, che da allora è rimasto in un ospedale psichiatrico senza dire una parola: tutti tranne due giornalisti investigatori (Jefferson Hall e Rhian Rees) e ovviamente l’unica persona ad essere sopravvissuta alla furia omicida del serial killer, Laurie Strode.

Oggi Laurie (Curtis) ha sessant’anni, i capelli lunghi e argentati e scombinati e vive reclusa in una casa fuori città, circondata dai boschi: ha passato tutta la sua vita a fare i conti con lo stress post traumatico dovuto a quella fatidica notte di tanto tempo prima, si è addestrata e preparata col timore che prima o poi l’Ombra della Strega sarebbe tornata, e la sua ossessione l’ha portata ad allontanarsi da sua figlia (Judi Greer) e sua nipote (l’esordiente Andi Matichak).

Poi però Michael riesce a tornare in libertà, a riappropriarsi (stupidamente, in una sceneggiatura piena di cose stupide) della propria maschera e, beh, di certo potete intuirlo.

La cosa più azzeccata del nuovo Halloween è il rapporto che viene stabilito fra Laurie e Michael, che in passato sono stati pure sorella e fratello (c’è una bella battuta in proposito) ma che qui sono due corpi celesti che orbitano l’uno verso l’altro, lei che aspetta lui e lui che brama lei, e forse nella loro eterna danse macabre finiranno perfino per scambiarsi di ruolo. Tutto questo funziona, l’attesa per il confronto è costruita bene, con Michael che miete vittime a destra e a sinistra col solo scopo di arrivare a lei e Laurie che è spezzata, ritenuta pazza e biasimata da una figlia presuntuosa e rancorosa che non vuole più avere a che fare con lei. Fa anche molta tenerezza, e la Curtis è bravissima a rendere la rabbiosa fragilità di un personaggio che dopo tutti questi anni conosce come se stessa. Fa tenerezza perfino Michael, che senza di lei proprio non può stare.

E il punto è proprio questo, Gordon Green e McBride amano così tanto il personaggio da saperne riprendere solo il lato iconico, finendo con lo sminuire quello che dovrebbe contare di più, vale a dire quello spettrale ed inquietante. Non giovano poi le continue battute inserite da McBride in sceneggiatura, che fiaccano la già debole tensione costruita da Green.

Una buona dose di violenza accompagna sequenze poco avvincenti, prive del giusto mordente, che non vibrano come dovrebbero, che non toccano le giuste corde. E infatti arrivati i titoli di coda, ce le siamo già dimenticate.

 

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