Iron Man

Pubblicato il 16 Aprile 2015 alle 17:10

Playboy miliardario, geniale inventore e industriale bellico, Tony Stark resta gravemente ferito dall’esplosione di una mina durante un’escursione in Vietnam. Una scheggia metallica gli si conficca nel petto e un signore della guerra locale lo sequestra costringendolo a progettare e costruire armi per lui. Il premio Nobel per la fisica Ho Yinsen, compagno di prigionia di Tony, realizza una piastra magnetica e gliela impianta nel torace per salvargli la vita. Utilizzando gli strumenti a loro disposizione, i due scienziati costruiscono una potente armatura che consente a Tony di sopravvivere e fuggire. L’uomo cambia il suo modo d’agire, smette di arricchirsi alimentando la guerra e mette le sue capacità al servizio della giustizia. Creato nel 1963 da Stan Lee e Larry Lieber e disegnato da Don Heck e Jack Kirby sulle pagine di Tales of Suspense, il supereroe ultratecnologico Iron Man è stato nel corso degli anni avversario dei comunisti, in prima linea nella Guerra Fredda e, ai giorni nostri, baluardo contro il terrorismo e il crimine industriale.

Nell’aprile del 1990, gli Universal Studios acquistarono i diritti per realizzare una trasposizione cinematografica a basso budget di Iron Man che avrebbe dovuto essere diretta da Stuart Gordon. Nel febbraio del ’96, la 20th Century Fox rilevò i diritti e, nei due anni successivi, Nicolas Cage e Tom Cruise si dichiararono interessati al ruolo di protagonista. Jeff Vintar e Stan Lee stesero una sceneggiatura che venne poi riscritta da Jeffrey Caine. La regia fu offerta a Quentin Tarantino ma non se ne fece nulla e i diritti furono venduti alla New Line Cinema.

Vennero proposte diverse sceneggiature tra cui quella di Tim McCanlies, che prevedeva un cameo di Nick Fury, leader dello S.H.I.E.L.D., organizzazione segreta dell’universo Marvel, e quella di Alfred Gough, Miles Millar e David Hayter nella quale Tony combatte suo padre Howard che diventa War Machine. La casa di produzione propose la direzione del film a Joss Whedon, fan del personaggio, e a Nick Cassavetes. Dopo due anni di sviluppi infruttuosi, la New Line restituì i diritti alla Marvel.

Nel novembre 2005, Iron Man venne annunciato come primo film indipendente dei Marvel Studios. Cinque mesi dopo, l’attore e regista Jon Favreau, che aveva interpretato Foggy Nelson in Daredevil, fu ingaggiato per dirigere la pellicola.

Arthur Marcum e Matt Holloway lavorarono ad una sceneggiatura, Mark Fergus e Hawk Ostby ne scrissero un’altra e Favreau le unì affidando la revisione a John August. Mark Millar, Brian Michael Bendis, Joe Quesada, e Ralph Macchio, sceneggiatori del fumetto, Tom Brevoort e Axel Alonso, editori Marvel, fecero da consulenti. Favreau intendeva realizzare uno spy movie politicamente ambizioso ispirandosi a Tom Clancy, James Bond, RoboCop e Batman Begins.

Voleva portare sullo schermo la storia di un uomo che reinventa se stesso quando capisce che il mondo è molto più complesso di quanto creda.

Inizialmente, il regista intendeva assumere uno sconosciuto per il ruolo di protagonista. Poi la scelta ricadde su Robert Downey Jr., fan del fumetto, ritenuto perfetto a causa del suo passato da tossicodipendente.

Il percorso che aveva affrontato per trovare un equilibrio emotivo e superare gravi ostacoli personali e professionali lo rendeva in qualche modo simile al personaggio di Tony Stark.

L’attore partecipò attivamente alla fase di pre-produzione contribuendo alla sceneggiatura con l’apporto di una componente comica assente nelle stesure precedenti. Downey Jr. non voleva che il personaggio si trasformasse completamente, da industriale irresponsabile a supereroe senza macchia, ma che mantenesse un atteggiamento che definì “da simpatico stronzo”.

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La scelta del villain fu particolarmente difficile. Favreau pensava che il Mandarino, arcinemesi di Iron Man, non fosse realistico. Mark Millar riteneva che il personaggio avrebbe potuto funzionare solo in un sequel con un tono diverso. Era stato preso in considerazione anche Crimson Dynamo ma, quando venne ingaggiato Jeff Bridges, venne scelto come antagonista del supereroe Obadiah Stane, inizialmente previsto per gli episodi successivi.

Creato da Dennis O’Neil e Luke McDonnell nel 1985 per il n. 163 di Iron Man, Obadiah Stane è proprietario di una compagnia produttrice di armi ed è socio d’affari di Howard Stark, padre di Tony, geniale scienziato e fondatore delle Stark Industries. Dopo la morte di Howard, Obadiah riesce ad impadronirsi delle Stark Industries estromettendo Tony.

Sul n. 200 della serie, Stane diventa Iron Monger indossando una versione più potente dell’armatura di Iron Man. Sconfitto dal supereroe, il malvagio si suicida.

Nel film, Stane è invece vicepresidente delle Stark Industries, secondo di Tony ed un tempo partner di Howard Stark. Quando Tony annuncia che la sua compagnia non produrrà più armi, Stane gli si rivolta contro, s’impadronisce del Reattore Arc che alimenta l’armatura di Iron Man, e diventa Iron Monger.

Dopo aver letto il fumetto, Jeff Bridges apprezzò l’approccio moderno e realistico di Favreau alla storia. Per il ruolo, si rasò a zero i capelli e si fece crescere la barba. Ispirato dal nome del personaggio, fece delle ricerche riguardo il Libro di Obadiah e scoprì che la retribuzione è uno dei temi maggiormente trattati dal profeta biblico.

Lo scontro tra Stane-Iron Monger e Stark-Iron Man è paragonabile a quello tra Peter Paker-Spider-Man e Norman Osborn-Green Goblin nel film di Sam Raimi.

In entrambi i casi vediamo i due supereroi, in una fase di transizione, affrontare quella che può essere considerata una controparte oscura della figura paterna riconducibile anche al più didascalico e celebre scontro tra Luke Skywalker e Darth Vader in Star Wars.

L’eroe si scontra con le sue origini, con quella parte di sé che vuole lasciarsi alle spalle, il guerrafondaio senza scrupoli che il nemico rappresenta.

Terrence Howard interpretò il Tenente Colonnello James “Rhodey” Rhodes, miglior amico di Tony e consulente dell’U.S. Air Force alle Stark Industries. Nel sequel, Rhodey sarebbe diventato War Machine, compagno di Iron Man, nonché uno dei primi supereroi neri nella storia del fumetto, apprezzato sia da Howard che da suo padre.

Nell’opera originale, Rhodey incontra Tony in Vietnam, dopo il sequestro. Nel film, invece, i due si conoscono già da tempo. Rhodey è disgustato dal modo di vivere di Tony ma arriverà a rimettere in discussione sia l’amico che se stesso in quanto soldato. Howard, ammiratore di Downey Jr., si cimentava in scherzosi scontri fisici con lui sul set che servirono a rendere più concreta la loro virile amicizia sullo schermo.

Gwyneth Paltrow diede il volto alla bella Virginia “Pepper” Potts, assistente personale di Stark che arriverà ad allacciare una relazione sentimentale con lui. La Paltrow chiese alla Marvel di mandarle degli albi a fumetti che sarebbero stati fondamentali per capire il personaggio. L’attrice considerò Pepper intelligente e responsabile, con una sessualità forte ma non ostentata.

Favreau volle che la relazione tra Pepper e Stark si rifacesse alla commedia anni ’40 e la Paltrow lo considerò un approccio divertente, sexy ma innocente. La scena in cui Pepper deve inserire il reattore Arc nel torace di Tony per mantenerlo in vita è la più intensa e simbolica per il personaggio. La donna ha letteralmente il cuore del supereroe nelle proprie mani.

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Nel fumetto, il luogo in cui Stark viene sequestrato dai terroristi e nel quale diviene per la prima volta Iron Man è stato cambiato nel corso degli anni per adattarsi al periodo storico. Dal Vietnam si è passati alla Guerra del Golfo fino al conflitto in Afghanistan in Iron Man: Extremis di Warren Ellis. Per rendere il film più attuale e realistico è stato deciso di mantenere quest’ultima sede.

In tutte le versioni, comunque, Tony viene assistito dallo scienziato premio Nobel Ho Yinsen, interpretato nel film da Shaun Toub. Nell’opera originale, Yinsen è cinese mentre nella pellicola viene da un villaggio afgano. Faran Tahir, fan del fumetto, ricoprì il ruolo di Tara, leader dei Dieci Anelli, il gruppo terroristico che rapisce Tony. Il nome della frangia è un omaggio ai dieci anelli del potere di origine aliena usati dal Mandarino nell’opera originale.

Paul Bettany prestò la voce a JARVIS, l’intelligenza artificiale che assiste il protagonista nella costruzione e nella programmazione dell’armatura di Iron Man. Il nome è un omaggio ad Edwin Jarvis, maggiordomo di Tony nel fumetto.

Nella novelization del film, scritta da Peter David, viene spiegato che JARVIS è un acronimo di “Just a Rather Very Intelligent System”. Favreau appare invece in un cameo nel ruolo di Happy Hogan, guardia del corpo e autista di Stark.

La bella Leslie Bibb prestò il volto a Christine Everhart, reporter di Vanity Fair che critica aspramente l’operato di Tony ma finisce per avere un rapporto occasionale con lui. Nel fumetto si tratta di una giornalista investigativa del Daily Bugle.

Immancabile, come in tutti (o quasi) i film Marvel, il cameo di Stan Lee che Tony scambia per Hugh Hefner, fondatore di Playboy, durante un party.

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Iron Man è il primo capitolo della saga cinematografica dedicata ai Vendicatori, il supergruppo dell’universo Marvel. Il discorso viene introdotto con una scena posta durante i titoli di coda che vede la presenza di Nick Fury, capo dell’organizzazione spionistica S.H.I.E.L.D. e intermediario tra il Governo USA e i supereroi.

Nel fumetto la sigla S.H.I.E.L.D. significa “Strategic Hazard Intervention Espionage and Logistics Directorate”, mentre nel film è “Strategic Homeland Interventional Enforcement and Logistics Division”. Interpretato da David Hasseloff nel film per la tv Nick Fury: Agent of S.H.I.E.L.D., nella saga cinematografica il personaggio ha invece il volto di Samuel L. Jackson.

Il cambio di etnia venne riportato anche nell’universo fumettistico alternativo Ultimate, nel quale Fury compare con le fattezze di Jackson su concessione dell’attore. L’agente S.H.I.E.L.D. Phil Coulson, inesistente nel fumetto, fu invece interpretato da Clark Gregg che sarebbe diventato un personaggio ricorrente nella serie.

Le riprese ebbero inizio il 12 marzo del 2007 con un budget di 140 milioni di dollari. Esattamente come accade in Batman Begins, il film inizia con il protagonista lontano da casa e le vicissitudini che lo hanno condotto fin lì vengono raccontate attraverso dei flashback.

Gli esterni delle scene ambientate in Afghanistan vennero filmati a Lone Pine e ad Olancha Sand Dunes. Le grotte nelle quali Stark viene fatto prigioniero erano invece un set smontabile. Gli esterni della casa di Tony vennero composti in digitale partendo dalle riprese effettuate a Point Dume a Malibu, mentre gli interni vennero realizzati dallo scenografo J. Michael Riva a Playa Vista con un aspetto meno futuristico rispetto al fumetto e che richiamasse di più l’ambiente di un’officina. Ci fu molta improvvisazione nei dialoghi dal momento che lo script non era stato ancora completato quando iniziarono le riprese.

Le scene vennero ripetute più volte poiché Robert Downey Jr. voleva provare sempre qualcosa di nuovo. Durante la battaglia finale è possibile intravedere sullo sfondo il logo della Roxxon, compagnia petrolifera del Marvel Universe, colpevole di attività illecite e responsabile della morte dei genitori di Tony nel fumetto.

Degli effetti speciali si occuparono la ILM di George Lucas e gli Studios di Stan Winston, grande lettore di Iron Man. Esattamente come nell’opera originale vennero create tre differenti versioni dell’armatura del supereroe. La Mark I, costruita nella grotta durante la prigionia, doveva sembrare assemblata alla buona, con la parte posteriore meno corazzata di quella anteriore.

Ne venne creata una di 41 kg e una versione digitale. La Mark II, argentata e costruita per le prove di volo, richiama un prototipo di aereo con i flap ben visibili sulla schiena. Adi Granov, disegnatore della serie a fumetti di Iron Man, studiò la Mark III insieme all’illustratore Phil Saunders che contribuì a rendere l’armatura “più stealth e meno cartoon”, composta d’oro e titanio e quindi più leggera rispetto ai prototipi.

L’armatura di Iron Monger era invece un animatrone di 3 metri d’altezza e 360 kg di peso che richiedeva cinque operatori per muovere le braccia.

Anche Ramin Djawadi, compositore della colonna sonora, era un fan di Iron Man e realizzò musica per chitarra elettronica, fortemente voluta da Favreau, arrangiandola poi per l’orchestra. Djawadi s’ispirò alla performance di Downey Jr. per comporre i temi di Iron Man e il leitmotiv da playboy di Stark.

Nel film e nei trailer sono presenti brani dei Black Sabbath, degli AC/DC e degli Audioslave.

Il film uscì praticamente in tutto il mondo tra il 30 aprile e il 7 maggio 2008 ed incassò 585 milioni di dollari in tutto il mondo registrando un plebiscito di critica e pubblico.

Il film, sorretto dall’ottima interpretezione di Robert Downey Jr., esaltato da spettacolari effetti speciali e costruito su una buona sceneggiatura, accattivò giovani e adulti mantenendo un funzionale equilibrio tra l’action e la parte più intimista della storia.

La fedeltà al materiale originale, inoltre, riuscì a convincere i sempre esigenti fans del fumetto. Certo, tematiche quali la guerra e l’industria bellica vengono scarsamente approfondite, molti personaggi secondari vengono lasciati a se stessi e la storia ha uno sviluppo troppo immediato e prevedibile.

Il film risulta più modesto rispetto alle ambizioni di Favreau, tuttavia centra il bersaglio come mezzo d’intrattenimento e rispetta appieno l’integrità del personaggio originale.

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