Ape Maia – Le Olimpadi di Miele: le origini dell’Ape più amata di tutti i tempi
Pubblicato il 17 Ottobre 2018 alle 11:00
Conosciamo meglio l’Ape Maia, in vista del suo nuovo film, L’Ape Maia – Le Olimpadi di Miele.
L’Ape Maia, cosa forse poco nota ai più, nasce nel 1912 come romanzo, con il titolo originale Die Biene Maja und ihre Abenteuer (L’Ape Maia e le sue avventure), dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels, noto anche per Il popolo del cielo (Himmelsvolk, Berlino 1915). In realtà il libro originale di Bonsel contiene meno di 200 pagine, concentrandosi su Maia e le sue numerose avventure: è, in sintesi, a tutti gli effetti un romanzo di formazione, la cui ultima edizione italiana si deve a Kappa Edizioni nel 2012.
Maia è un’ape nata in un alveare durante un’agitazione interna: l’alveare si sta dividendo in due nuove colonie. Maia viene allevata dalla sua insegnante, la signora Cassandra. Nonostante gli avvertimenti di questa, la giovane ape vuole esplorare il vasto mondo e commette l’imperdonabile crimine di lasciare l’alveare. Durante le sue avventure, Maia, ora in esilio, fa amicizia con altri insetti e affronterà i pericoli con loro. Nel climax del libro, Maia viene fatta prigioniera dai calabroni, nemici giurati delle api, che vogliono attaccare il suo alveare nativo. Maia si trova di fronte alla decisione di tornare all’alveare e subire la sua punizione, o abbandonare i suoi, salvando se stessa. La protagonista decide di tornare e viene perdonata. Le api trionfano sui calabroni e Maia, ora eroina, diventa un’insegnante come la signora Cassandra e condivide le sue esperienze con la generazione futura.
Ma ciò che rende famoso il personaggio al grande pubblico è senza dubbio L’Ape Maia, la serie animata (anime di genere kodomo, diremmo oggi) del 1975 della giapponese Zuiyo Eizo e dell’austro-tedesca Apollo Film, che conta 52 episodi; la serie sarà poi seguita nel 1979 da una seconda serie, dal titolo Shin Mitsubachi Māya no bōken, composta sempre da 52 episodi.
In Italia la prima serie venne trasmessa nel 1980 su Rai 2, per essere poi riproposta con continuità su varie reti italiane. La sigla è ormai un classico delle canzoni per bambini:
Dato il successo, vengono creati dei fumetti ad hoc, realizzati in Germania su licenza del produttore, in cui continuano le avventure della ape televisiva:
Panini Comics rilancerà Maia in edicola solo nel 2001:
La serie anime resterà l’unica serie animata dedicata alla celebre ape fino al 2012 (centenario della nascita di Maia), quando viene trasmessa Ape Maia 3D (Maya l’abeille), che questa volta è una produzione francese realizzata in computer grafica, co-prodotta dallo studio di animazione belga Studio 100 Animation e dalla casa di distribuzione iberica Planet Junior. La serie presenta episodi inediti ed alcuni tratti dal libro originale ed è composta da 2 stagioni (la seconda è del 2017), formate rispettivamente da 78 e da 52 episodi.
In Italia la serie è trasmessa nel 2012 su Rai Due e poi su Rai YoYo. La seconda stagione viene trasmessa su Nick Junior.
Sempre a Studio 100 Animation (studio di animazione con sede a Parigi ma controllato dalla omonima società belga) si deve il film per il cinema L’Ape Maia – Il film (Maya the Bee), film del 2014 diretto da Alexs Stadermann e di produzione australiana-tedesca.
Nel film l’Ape Maia e i suoi amici Willy, Flip, Pungolo, la maestra di scuola dei nostri eroi Cassandra e Kurt dovranno formare una alleanza con i calabroni, le vespe e gli insetti per sconfiggere la terribile Ronzelia e i suoi alleati e per salvare la regina.
Il 18 ottobre 2018 Koch Media distribuirà il seguito, L’ape Maia – Le Olimpiadi di Miele (Maya the Bee: The Honey Games), diretto da Noel Cleary, Sergio Delfino e Alexs Stadermann.
Questa volta Maia avrà a che fare con l’Imperatrice in quanto il suo alveare non è stato invitato alle celebri Olimpiadi di Miele. Maia, insieme al suo amico Willy, va a Buzztropolis per convincere la sovrana a cambiare opinione; ma tutto va per il peggio e l’Imperatrice propone a Maia una sfida, che rischia di far perdere tutto il miele al suo alveare. Per ottenere la vittoria, il gruppo è quindi costretto a fare gioco di squadra.
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