Tex 696 – L’ombra del Maestro | Recensione
Pubblicato il 6 Ottobre 2018 alle 11:00
Dalla Louisiana a New York, le avventure di Tex diventano sempre più avvincenti.
Nick Castle è un giovane che la sa lunga, ed alla fine è l’unico grande filo conduttore dell’albo di questo mese di Tex. Era da un po’ di tempo che non ci si trovava di fronte ad una storia capace di dipanarsi in così tanti luoghi, e creando così tanti stacchi temporali, intrecciando linee narrative con personaggi diversi che, il più delle volte, c’entrano poco l’uno con l’altro. Forse solo Mauro Boselli poteva riuscire a “portare a casa la pagnotta” risolvendo una storia così complicata. Il risultato sicuramente non è perfetto, però riesce a soddisfare.
Sì, perché le atmosfere che si respirano in L’Ombra del Maestro sono davvero varie. Nella prima parte della storia vediamo il giovane Nick Castle fare la sua prima comparsa, assieme al potente e fedele compagno Muggs. L’obiettivo è ottenere le ricchezze di un folle e misterioso personaggio soprannominato El Supremo, capace di costruire la propria fortezza all’interno di in un’isola.
Subito dopo l’azione si sposterà sulla Louisiana, e su un carcere di massima sicurezza nel quale Tex e Kit Carson sono arrivati per far visita ad un altro oscuro personaggio, soprannominato Il Maestro. Un uomo capace di deformarsi a causa di un morbo da lui stesso creato. Il Maestro è pronto a subire la sua esecuzione, ma le cose non andranno come previsto, e dietro tutto questo si nasconderà ancora Nick Castle.
Quest’ultimo comparirà anche a New York, dove Tex e Kit si sono recati (diverso tempo dopo rispetto ai fatti successi in Louisiana) su invito di Buffallo Bill. Ma per i due pards non ci sarà pace neanche nella Grande Mela, tanto che si avventureranno tra le strade di Chinatown, imbattendosi in un due gang in lotta, dietro le quali si nascondono oscuri personaggi, tra i quali lo stesso Nick Castle.
Insomma, una storia che si dipana tra più ambientazioni, e che coinvolge veramente tanti personaggi. Nonostante gli strappi tra un luogo e l’altro siano troppo repentini (soprattutto quello dalla Lousiana a New York), le atmosfere sono azzeccatissime, e Boselli, forse nutrendosi anche di un certo tipo d’ispirazioni (i romanzi di Dumas per le parti ambientate nell’isola di El Supremo e nel carcere della Louisiana, ed il film Gangs of New York per le scene dedicate alla Grande Mela) riesce a dare un tocco di gusto ai personaggi ed agli ambienti.
Quello che manca alla sceneggiatura di Boselli però è una maggiore compattezza delle varie ambientazioni, ed un eccessivo appesantimento dei dialoghi, che questa volta creano qualche rallentamento al ritmo della storia.
Ottimi e senza sbavature sono invece i disegni di Maurizio Dotti, il quale riesce a dare la giusta atmosfera ad ogni scenario, caratterizzando i personaggi con uno stile classico e preciso, che fa riemergere un gusto da Silver Age dei fumetti che per questa storia calza proprio a pennello.
Tutti gli eventi di questo albo però sono rimandati al numero successivo (il cui titolo sarà Manhattan), perciò anche il giudizio sulla storia non può che essere sommario. Di certo i personaggi introdotti da Boselli nella parte finale dell’albo incuriosiscono molto, e la lotta fra gang che si sta profilando, con Tex e Kit inseriti nel mezzo, non può che gasare i lettori texiani, pronti a farsi affascinare già dal prossimo numero con un albo speciale che farà respirare le atmosfere di una New York di fine Ottocento, oggi davvero difficile da immaginare.