American Vampire n. 3 – Recensione
Pubblicato il 28 Febbraio 2012 alle 18:34
Continuano le terrificanti avventure di Skinner Sweet, il primo Vampiro Americano, ideato da Scott Snyder e stavolta l’autore delinea una story-line di ambientazione bellica: soldati e creature delle tenebre in un connubio targato Vertigo!
American Vampire n. 3
Autori: Scott Snyder (testi), Danijel Zezelj, Rafael Albuquerque (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Prezzo: € 16,95, 16,8 x 25,7, pp. 176, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2012
I vampiri non passano mai di moda e i succhiasangue continuano a imperversare nei romanzi, nei film, nei serial televisivi e ovviamente anche nei fumetti.
La Vertigo non si è lasciata sfuggire l’occasione di proporre un comic-book imperniato su tale tematica e avrete capito che mi riferisco ad American Vampire, il mensile scritto da Scott Snyder che si è avvalso, almeno nei primi numeri, della collaborazione del celeberrimo Stephen King.
L’opera sta facendo parlare di sé e bisogna puntualizzare che l’idea di partenza è piuttosto particolare. Snyder, infatti, si concentra sul personaggio di Skinner Sweet, il primo uomo in assoluto ad essere stato vampirizzato in territorio statunitense e ciò lo rende, quindi, il primo vampiro americano, nonché capostipite di una nuova tipologia, differente da quella europea, di creature delle tenebre.
I vampiri provenienti dal vecchio continente sono legati a tradizioni arcaiche e caratterizzati da una mentalità antiquata. I vampiri alla Skinner Sweet, invece, sono coinvolti nell’American way of life e i dissidi tra le due fazioni sono prevedibili. Skinner, inoltre, non corrisponde al vampiro che in genere viene rappresentato dalla fiction: non è un algido aristocratico alla Bela Lugosi o un dandy debosciato come quelli descritti da Anne Rice e meno che mai un fascinoso e tormentato adolescente genere Twlight, tanto per capirci.
No, Skinner è mostruoso e ributtante e, soprattutto, perfido e crudele. È stato lui a vampirizzare l’aspirante attrice Pearl Jones, co-star del comic-book, e si è reso colpevole di molte morti efferate e spesso gratuite. Come si è visto nei tp precedenti, le origini di Skinner risalgono al tempo dei pionieri ma Snyder ambienta le story-line in epoche diverse, in un affresco narrativo che ingloba l’intero ventesimo secolo. In questa terza uscita, che comprende i nn. 12-18 della testata originale, l’autore ci conduce in pieno secondo conflitto mondiale.
Pearl, coinvolta suo malgrado nei complotti di una misteriosa associazione di nemici dei vampiri (i cui scopi non sono ancora del tutto chiari), dovrà vedersela con Skinner ma pure con le decisioni di suo marito, arruolatosi in un esercito che lo condurrà in una pericolosa missione nel Pacifico, poiché in un’isola giapponese sembra che vivano altri vampiri, rappresentanti di una nuova razza, e che siano addirittura più letali di Skinner.
Se in precedenza Snyder si era divertito a creare avventure horror mixate al western prima e al noir poi, in questa occasione gioca con gli stilemi della narrativa a tematica bellica e, al di là degli elementi terrificanti, la trama presenta le caratteristiche di una qualsiasi ‘war story’ degna di questo nome. Tuttavia, malgrado l’indubbio professionismo dello scrittore, American Vampire continua a sembrarmi un’opera non del tutto riuscita. Avevo avuto questa sensazione dopo aver letto il primo volume. Il secondo mi era parso migliore. Il terzo, però, non fa che confermare le perplessità iniziali. Si direbbe che Snyder si sia limitato a immaginare una buona idea di base ma senza approfondire le psicologie dei character e il fumetto si riduce a una sfilza di sangue, mutilazioni, violenze assortite, per giunta messe al servizio di sequenze noiose e piene di lungaggini.
Certo, l’autore sta imbastendo varie sottotrame e magari i prossimi episodi costituiranno una lieta sorpresa ma ritengo che American Vampire sia sopravvalutato. Per fortuna, la parte grafica è notevole e non potrebbe essere altrimenti considerati i nomi coinvolti. In questo tp c’è un episodio illustrato dal penciler ospite Danijel Zezelj, celebrato per DMZ, Hellblazer, Loveless e altri gioielli. L’artista croato realizza una storia di grande impatto visivo con il suo inimitabile tratto dark, perfetto per una vicenda horror; e Rafael Albuquerque produce la sua sequenza più efficace, ben visualizzando le oscure e desolate lande giapponesi sconvolte dalla guerra e dalla violenza vampirica. Ed è la parte grafica che mi spinge a dare comunque la sufficienza al volume.