The Predator di Shane Black | Recensione

Pubblicato il 12 Ottobre 2018 alle 15:00

Arriva in Italia The Predator, nuovo film scritto e diretto da Shane Black.

Con la mattanza senza senso dell’orribile Alien v Predator di Paul W. S. Anderson e del suo ancor più ignobile seguito diretto da Greg e Colin Strause, la 20th Century Fox aveva portato i franchise di Alien e di Predator nel nuovo millennio, ma lo aveva fatto nel peggiore dei modi.

Entrambi i brand (soprattutto il primo) si sono dimostrati talmente forti e soprattutto talmente amati dal pubblico da essere riusciti a sopravvivere a quei film sciagurati, e hanno saputo reinventarsi con alterne fortune: Ridley Scott è tornato alla sua creazione realizzando due prequel, Prometheus nel 2012 e Alien: Coventant nel 2017, mentre ancora prima, nel 2010, Robert Rodriguez aveva prodotto il terzo capitolo ufficiale della saga action-horror nata nel 1987, prendendo l’idea di titolo già usata ai tempi del secondo capitolo del franchise con Sigourney Weaver, passando cioè dal singolare al plurale: esattamente come Aliens arrivò Predators, purtroppo però Nimród Antal non era James Cameron.

Inutile girarci intorno, la saga cinematografia degli alieni predatori yautja è sempre stata seconda rispetto a quella incentrata sugli xenomorfi: nonostante il film originale di John McTiernan con Arnold Schwarzenegger (un vero e proprio capolavoro di action), il franchise ha passato la sua intera esistenza all’ombra dei vari Scott, Cameron e Fincher. Quello di Shane Black è il secondo nome altisonante che viene accostato al brand, proprio lui che prima di iniziare la sua carriera da sceneggiatore e poi ancora da regista aveva avuto un’indimenticabile parte da attore nel film di McTiernan, e che quindi è indubbiamente legato a questa saga non solo da un punto di vista artistico ma addirittura sentimentale.

Ora che è finalmente lui a scrivere e dirigere un film della saga il cerchio si potrebbe definire chiuso, se non che Black coglie tutti in contropiede e con il suo The Predator quel cerchio lo allarga a più non posso, arrivando al punto non solo di inglobare tutti e tre i film precedenti, ma tirandoci dentro lo stile irriverente e dissacrante di questo irriverente e dissacrante regista. L’opera di Black si auto-innesta i generi cinematografici più disparati esattamente come gli alieni protagonisti fanno con i DNA delle razze che incontrano, e se Scott ha portato Alien in una direzione filosofica-nichilista in cui ci si interroga sulle origini della specie umana, il suo posto nell’universo e la nascita della coscienza artificiale, Predator adesso è diventato un action fantascientifico horror con elementi da buddy movie e tantissime sfumature diverse di commedia.

Il risultato è un film fortemente problematico, assolutamente discordante con se stesso per ritmi e atmosfera, pieno di illogicità e insensatezze narrative, che ha pochissimo a che fare con i precedenti film della serie (al punto da sembrare tutt’altro, se non fosse per la presenza del Predator … che poi, a ben vedere, non è neppure il villain principale) ma che è indubbiamente divertente dal primo all’ultimo minuto.

E’ come se lo Shane Black sceneggiatore avesse fatto a pugni con lo Shane Black regista, come se il primo non fosse stato d’accordo con le idee del secondo ma che alla fine abbiano deciso di venirsi incontro, con una storia ridicola portata avanti da dialoghi spassosissimi (alcuni che addirittura decostruiscono in chiave meta il mito di Predator, deridendone il nome) e scene d’azione girate in maniera impeccabile, mai ripetitive e sempre originali nel modo in cui mostrano la morte e la violenza gore.

Forse non era quello che si aspettavano i fan della saga, ma di certo è un film che puzza di Shane Black fino ai titoli di coda.

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