Capire, fare e reinventare il fumetto di Scott McCloud | Recensione

Pubblicato il 8 Ottobre 2018 alle 11:00

Con questa edizione, BAO Publishing raccoglie Capire il Fumetto, Reinventare il Fumetto e Fare Fumetto in un solo volume

Spesso nelle librerie si vedono vari volumi che vogliono insegnare agli aspiranti disegnatori come iniziare a prendere la matita in mano, con risultati tuttavia da dimostrare; ora Bao ci porta invece un volume storico e basilare che raccoglie le tre opere  scritte da Scott McCloud in epoche diverse della sua vita professionale e della sua crescita, tra il 1993 ed il 2006 (Reinventare il fumetto è del 2000).

Capire il fumetto parte dal tentativo di dare una definizione di “fumetto“, che McCloud, che accompagna il lettore come un avatar, costruisce piano piano, aggiungendo una parola alla volta per distinguere questo medium dagli altri. Segue poi una panoramica di quando è nato il fumetto e scopriamo come in realtà  l’uso di immagini sequenziali sia più risalente di quanto possiamo pensare. Dopo questa introduzione, comunque interessante, si entra più nello specifico dell’analisi, partendo dal concetto di icona. Da qui si dipana la spiegazione sul come rappresentare la realtà nel mondo del fumetto, riuscendo McCloud a descrivere le differenze tra le diverse scuole, come la BD o il fumetto giapponese. Questo apre nuove riflessioni sul mondo delle immagini sequenzali, che vanno dallo spazio al tempo, al modo di descrivere un fatto, al punto di osservazione ed al colore…

Questa parte, oltre ad essere di suo molto interessnte per le tematiche che tratta, è anche spiegata molto bene, sono vari gli esempi che McCloud porta e la narrazione globale è molto scrorevole, anche se in alcuni punti è richiesta ovviamente maggiore attenzione. Molto interesante la riflessione finale sull’importanza che può avere il fumetto per abbattere le barriere tra le persone, grazie proprio al fatto di essere un’arte visiva.

Reinventare il fumetto è il seguito del primo volume, ma può in realtà essere visto come una sua sovrapposizione. La necessità della sua stesura – è lo stesso autore a dirlo nell’introduzione – si deve all’importanza assunta dal web in quegli anni, successivi alla pubblicazione del primo volume (cui viene dedicata infatti l’intera parte 2 del volume).

Tuttavia la base è sempre quella, la dimostrazione della dignità del fumetto come medium; anche qui la digressione storica inziale non fa altro che partire da quando gli illustrratori non avevano coscienza di ciò che erano e si consideravano intattenitori. McCloud nega questa definizione, ritenendosi alla pari delle altre arti dell’uomo. Ciò che dunque vuole esprimere l’autore è che il fumetto ha il potenziale per essere una letteratura seria. E lo fa unendo la sua esperienza personale e professionale con la storia del medium, mostrando una evoluzione ed una involuzione, le conquiste fatte (e quelle che tendono poi a perdersi), in un tentativo di risalita dal basso verso l’alto. Questo viene affrontato su vari piani, da quello dell’industria del fumetto, considerata come una grande corporation, al piano del rapporto che unisce l’autore con il suo lettore. Ma per espandere il medium è anche necessario espandere il pubblico, anche variando il medium verso nuove direzioni (12 sono le rivoluzioni del fumetto per McCLoud), che parlino alle minoranze, al pubblico femminile ed alle diversità di genere. Da qui l’analisi si sposta sia sulle autrici che sugli autori rappresentanti di minoranze, come Spiegelmann, che hanno dato la loro visione nel fumetto, condizionata e arrichiata dalla loro vita.

Fare Fumetto vede sempre l’avatar di McCloud (con un po’ di capelli bianchi questa volta) che accompagna il lettore in questo tomo, in cui l’autore descrive i processi creativi che stanno alla fonte del fumetto: così impartisce lezioni su tematiche basilari e più complesse che partono dallo storytelling, ma abbracciano il character design, la scelta dell’inquadratura, le espressioni facciali e tanti altri aspetti propri del medium, con esempi tratti dalla storia del fumetto e da ogni scuola. Anche qui Scott non delude e riesce a spiegare con grande semplicità anche gli argomenti più complessi, anche se spesso riducendoli o semplificandoli (ma ci vole abilità anche per questo).

Ciò che è importante far notare e che più si apprezza è che il pensiero di McCLoud è un pensiero sempre in movimento, che non si ferma e non si è fossilizzato in quei volumi (cosa soprattutto valida per Reinventare il fumetto, che spesso ha fallito nell’immaginare il futuro); i tre volumi stessi sono in realtà l’evoluzione del pensiero dell’autore, che ha continuato e continua a riflettere sul fumetto, come testiminiato dal successivo suo webcomic I Can’t Stop Thinking, praticamete una continuazione di Reinventare il fumetto.

Ciò detto, dato il tema trattato, consiglio questo volume? Sicuramente un must per chi è nel settore e per i veri appassionati, che vogliono capire come funziona il proprio medium preferito; i soli curiosi o lettori occasionali probabilmente si faranno già spaventare dal numero di pagine… E ciò vale anche per Reinventare, che anche se non si è dimostrato buon profeta nell’occasione, riesce comunque a regalarci dei momenti di saggia riflessione di un autore.

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