Dampyr 143 – La bambola veneziana – Recensione
Pubblicato il 27 Febbraio 2012 alle 14:14
Un’inquietante storia di amore, immortalità e omicidi, sullo sfondo di una Venezia magica e onirica, nella quale il Carnevale appena finito non ha portato via tutte le maschere.
Dampyr n. 143
La bambola veneziana
Autori: Mauro Boselli (testi) e Alessio Fortunato (disegni).
Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore.
Provenienza: Italia.
Prezzo: 2,70 Euro.
Anno di uscita: 2012 (Febbraio)
Il fascino di Venezia reso ancora più enigmatico e sognante dall’onirico e sfumato tratto di Alessio Fortunato, l’intrigante soggetto firmato da una delle promesse dell’horror made in Italy, Samuel Merolla, i testi di Mauro Boselli, che aderiscono appieno alla folle e disperata vicenda nonché all’ambientazione gotica della storia: ecco i punti di forza che fanno dell’albo di Dampyr di febbraio, “La bambola veneziana” un’ottima lettura.
Harlan, Kurjak e Tesla giungono nel capoluogo veneto dopo che l’ombra di Giacomo Casanova ha confermato le preoccupazioni del primo a proposito di una bambola animata, pericoloso congegno ad orologeria progettato dall’orafo magico Jerome Sombre, un immortale al servizio dell’inferno. Qui si confrontano con padre Alvise, anch’egli convinto che le morti che stanno insanguinando Venezia siano opera proprio della misteriosa bambola, o meglio, di chi la manovra.
I temi del doppio, dell’immortalità come dannazione, dell’amore impossibile si intrecciano sullo sfondo dei quartieri veneziani che assistono muti a omicidi di giovani e donne, il cui sangue potrebbe servire per ridar vita al corpo della baronessa Navager, la proprietaria della bambola, ospite di un corpo perito, ma ancora capace di pensare e desiderare, in una estenuante e terribile situazione di vita-non vita. Ammaliato dalla bellezza di Barbarina, il pericoloso giocattolo dal fascino irresistibile, un giovane restauratore ha contribuito a liberare l’anima della baronessa, ma stanco di servirla decide di dar fuoco al cadavere di lei per restare solo con la bambola. A bruciare, le spoglie della baronessa bruciano, ma nel rogo sembra trovare la morte anche il giovane, che pure riesce a bagnare col proprio sangue il cuore di Barbarina, legandosi a lei nella tragica immortalità.
Kurjak, il più scettico di tutti sulla reale esistenza della bambola, grazie a Tesla riesce a salvarsi dalla prigionia a cui era stato condotto da Barbarina e dal restauratore su ordine della baronessa – che pure aveva cercato di farlo divenire amante di lei e dell’automa – e così insieme ai suoi compagni può tornare a Praga, dove il malvagio oggetto entrerà a far parte della collezione di Caleb Lost.